Missioni Consolata - Novembre 2014

82 MC NOVEMBRE 2014 Immagino che dovette essere un momento duro e amaro per te. Come lo superasti? Abbandonata da tutti trovai forza e rifugio in Dio. Però quello che mi salvò veramente, fu l’essere presa sotto l’ala protettrice di Giovanni Maria Vianney, il santo cu- rato d’Ars che seppe sostenermi come guida spirituale e come sostegno personale. Mi regalò anche un Crocifisso sul quale erano incise queste parole: «Dio a testimone, Gesù Cristo per modello, Maria per sostegno e poi nul- l’altro che amore e sacrificio», parole che da allora diven- nero luce e guida per la mia esistenza. Se dobbiamo al santo curato d’Ars il tuo pieno recu- pero mentale e spirituale, come uscisti dalla situa- zione di precarietà finanziaria in cui eri caduta? Data la mia situazione d’indigenza venni iscritta nell’albo dei poveri della mia città e per una decina d’anni mendi- cai per le strade di Lione, non solo per mantenermi, ma semplicemente per raggranellare qualche soldo così da riuscire a pagare i debiti che con interessi da strozzini au- mentavano di anno in anno e non riuscivo a estinguere. Nonostante ciò compisti un pellegrinaggio a Roma Il santo curato d’Ars mi parlò di santa Filomena, una santa dei primi secoli del cristianesimo il cui culto era molto diffuso nella città di Roma. Quindi mi recai in visita alla città eterna per rendere omaggio ai primi martiri cri- stiani, alle tombe dei papi che guidarono la Chiesa in anni difficili e venerare con particolare devozione santa Filo- mena. A Roma incontrasti il Papa? Ebbi l’onore di avere un colloquio con Papa Gregorio XVI che m’incoraggiò a continuare l’opera intrapresa a fa- vore delle missioni. Che, se non sbaglio, col nome di «Opera della pro- pagazione della fede», venne fatta propria dalla Santa Sede diventando così uno dei settori chiave dell’impegno missionario della Chiesa Universale. Il chicco di frumento piantato a Lione crebbe e si svi- luppò in maniera formidabile sotto la protezione dei Pon- tefici che si susseguirono e ancora oggi è una risorsa enorme per l’attività di promozione umana e di evange- lizzazione della Chiesa Cattolica. Gli ultimi anni di Paolina furono penosi per la fatica e gli stenti che dovette sopportare, abbandonata da tutti ma non dal santo curato d’Ars che le fu sempre di sostegno e guida. Pur nell’indigenza, mai venne meno la sua fede in Dio. Morì a Lione in miseria il 9 gennaio 1862. Strana- mente questa gigantesca figura di cristiana laica impe- gnata e consacrata, fondatrice di opere religiose a fa- vore della fede che avviò una straordinaria attività in sostegno alle missioni cattoliche, non ha ancora rag- giunto la meta del riconoscimento ufficiale della Chiesa con la sua beatificazione. Il processo per la sua canoniz- zazione è stato avviato nel 1930, Giovanni XXIII l’ha di- chiarata Venerabile riconoscendole straordinarie doti di virtù cristiane il 25 febbraio del 1963. don Mario Bandera, Missio Novara ____________________________________ «La signorina Pauline Marie Jaricot inizia nel 1818 l’ Associazione per la Propagazione della Fede , ufficialmente riconosciuta il 3 maggio 1822. Pauline è “la fondatrice della più grande agenzia di aiuto alle missioni in tutta la storia della Chiesa Cattolica”, dive- nuta poi Opera della Propagazione della Fede ed insignita da Pio XI del titolo “ Pontificia ” nel 1922». www.vatican.va/roman.../rc pospa doc 09092003 pjaricot it.html Ovviamente questa tua intuizione strutturata in modo semplice e originale, non poteva avere altri che il Papa come riferimento ultimo. Certo, ci rendemmo conto molto presto che solo il Pon- tefice poteva prendere le nostre offerte e, come si fa con tanti piccoli chicchi di grano, macinarle e impastarle per trasformare il nostro raccolto in «pane sostanzioso» per le missioni. La tua idea si diffuse presto in tutte le diocesi d’Eu- ropa. Dalla nostra iniziativa presero esempio altre città di di- versi stati. Molti ci scrissero per sapere come avviare da loro qualcosa di simile. Nel 1826 organizzammo il «Rosa- rio vivente» e incominciammo a intrecciare relazioni re- golari tra «l’Opera della propagazione della fede» di Lione e la Congregazione di «Propaganda Fide» a Roma. Non ti limitasti a queste iniziative, avevi altri pro- getti in mente. Certo. Nel 1831 organizzai le «Figlie di Maria», religiose senza uniforme dedite alle opere di carità e nel 1845, col- pita dalla miseria e dall’emarginazione degli abitanti della periferia di Lione, tutti appartenenti alla classe del proletariato, fondai «L’opera delle operaie», avviando nel contempo un atelier di lavoro per giovani donne. Ma quest’iniziativa si rivelò sproporzionata per le mie sole forze e, raggirata da personaggi senza scrupoli, fui co- stretta al fallimento, rimanendo così sul lastrico senza neanche un soldo per sopravvivere. 4 chiacchiere con... Tutte le «4 chiacchiere» raccolte in un volume. Richiedilo all’EMI.

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