Missioni Consolata - Novembre 2014

NOVEMBRE 2014 MC 81 È incredibile come una semplice fedele laica abbia saputo incidere così in profondità nell’azione missio- naria della Chiesa. Paolina, come sei riuscita a ini- ziare quel grande lavoro di sostegno alle missioni che, avviato da te, non si è mai interrotto? Nell’autunno del 1819, mentre ero raccolta in preghiera, chiedendo al Signore di aiutare mio fratello Fileas, in pro- cinto di partire per le missioni, ebbi l’ispirazione di inven- tare un metodo per aiutare in maniera stabile e consape- vole le attività legate allo sforzo missionario non di una singola persona, sacerdote, religioso o laico che fosse, ma di tutta la Chiesa. Se non sono indiscreto, puoi descrivere questa tua intuizione? Molto semplice. Mentre ero in casa seduta vicino al fuoco, all’improvviso mi fu chiaro come doveva essere il piano di «propagazione della fede». Si trattava di met- tere insieme gruppi di dieci persone disposte a versare ogni settimana un soldo a testa per le missioni. Ogni gruppo avrebbe avuto un suo responsabile per racco- gliere le offerte. I miei famigliari e amici stretti furono le prime persone disponibili a collaborare con me in questa iniziativa. Prendendo spunto dal libro dell’Esodo, pensai a un’organizzazione piramidale: un responsabile ogni dieci persone, un coordinatore ogni dieci responsabili e un referente ogni dieci coordinatori. Il referente, racco- gliendo il contributo finale, avrebbe poi versato in una cassa comune l’importo derivante da mille persone parti- colarmente innamorate delle missioni, coinvolte nell’o- pera straordinaria dell’evangelizzazione fino agli estremi confini della terra. Quasi una catena di Sant’Antonio ante litteram… Direi proprio di sì, però con un fine meraviglioso: coinvol- gere e interessare sempre più gente in una delle attività più importanti della Chiesa, anzi, per certi versi, nella più importante, nella sua ragion d’essere nel mondo. In seguito però hai strutturato meglio questa tua idea iniziale. Nel maggio del 1822 insieme a un gruppo di laici di Lione, costituii il «Consiglio della propagazione della fede» il cui scopo era appunto di aiutare tutte le missioni. Cresceva in me la consapevolezza che noi cristiani, pur restando nei nostri paesi e nelle nostre case senza partire per i paesi da evangelizzare, non saremmo dovuti rimanere ai margini della realtà ecclesiale limitandoci a guardare o, al massimo, ad applaudire chi partiva e si impegnava in «prima linea» sulle frontiere della missione. Così facendo eravamo solidali non solo con questo o quel missionario, ma con l’intera azione missionaria della Chiesa. a cura di Mario Bandera 4 chiacchiere con... 26. PAOLINA MARIA JARICOT Paolina Maria Jaricot nasce il 22 luglio 1799, settima figlia di una famiglia borghese di Lione (Francia). Appena diciassettenne, dopo una grave malattia e la morte della madre, inizia una vita di preghiera intensa e un profondo cammino di ricerca spirituale. Durante gli anni giovanili entra a far parte dell’Associazione dell’Istituto Missioni Estere di Parigi, che richiede ai propri membri preghiere e aiuti economici per le missioni cattoliche in Estremo Oriente. Paolina comprende che tali iniziative, per quanto belle e generose, se non sono accompagnate da un sistema di raccolta efficiente, non raggiungono i fini che si propongono. A suo modo di vedere bisogna trovare un metodo più semplice e popo- lare per sostenere l’attività missionaria della Chiesa, la quale, con la scoperta e le esplorazioni di nuove terre abitate da genti che ancora non conoscono il Vangelo, è in piena espansione. I nascenti Istituti missionari, che in quel periodo storico si stanno affiancando ai tradizionali Ordini religiosi impegnati da secoli nell’opera di evangelizzazione e di promozione umana, necessitano di ogni tipo di sostegno morale e materiale.

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