Missioni Consolata - Novembre 2014

GUINEA C OLPEVOLI DI SOLIDARIETÀ S imona Guida è un’operatrice della Ong Cisv, è rientrata a fine agosto dalla Guinea dove è stata per una missione breve. Responsabile di alcuni progetti del consorzio di Cisv con l’Ong Lvia, ci racconta la situazione che ha trovato: «Fin da marzo è stata presa la decisione di non sospendere le atti- vità e di non evacuare il personale espatriato, an- che se ci era stato consigliato di farlo. Gli stessi co- operanti del consorzio, in servizio nel paese, hanno detto per primi che volevano rimanere, che pote- vano prendere tutte le precauzioni e gestire la psi- cosi da epidemia». I progetti di Cisv-Lvia in Guinea sono in campo agricolo e ambientale. «In effetti non sono attività che mettono direttamente a rischio gli operatori. Però abbiamo rallentato le riunioni, gli incontri, gli scambi tra diversi gruppi». L’epidemia sembrava arginata a maggio, ma non è stato così, e un mese dopo ha ripreso a diffondersi. A luglio il governo ha decretato lo stato di emergenza, con un certo ri- tardo. Simona racconta: «Respiravo una doppia sensazione. Da una parte quella che il governo non avesse fatto abbastanza. Non è stato proibito ci- barsi di cacciagione, portatrice del virus, come in- vece le autorità hanno fatto in Burkina Faso con un decreto ad hoc. Non c’è stata comunicazione tem- pestiva, come sulle norme di igiene, per esempio la- vare la frutta dagli escrementi dei pipistrelli, ecc.». «La seconda considerazione è che la paura dipende dal luogo in cui sei e se hai incontrato direttamente la malattia oppure no. La differenza la fa la sfiducia in questo stato da sempre debole e lontano dai cit- tadini. Chi si fida prende le precauzioni, chi si sente isolato gestisce la cosa a modo suo. Ci sono storie di villaggi in cui c’è stato un malato che è stato isolato bene, in altri casi la famiglia ha voluto fare in modo diverso e la malattia si è propagata». NOVEMBRE 2014 MC 45 TESTIMONI DA GUINEA E LIBERIA Sembra il virus fatto per l’Africa: dove la famiglia si prende cura del malato. Dove i legami fami- gliari sono più importanti di tutto. Dove ci si dà la mano ogni momento. E così il contagio è assi- curato. L’Ebola cambierà i costumi sociali degli africani? La famiglia allargata sopravviverà? VIRUS DI FAMIGLIA DI M ARCO B ELLO Simona: «Quello che ho percepito è l’inu- manità, “l’inafricanità” della malattia. La famiglia in molti paesi africani è l’u- nico vero luogo di cura, e l’Ebola co- stringe la famiglia a non prendersi cura del malato per il rischio conta- gio. Le strutture sanitarie non sono all’altezza: in Guinea ci vai a morire in ospedale. Prima si cerca di guarire in casa, poi dal guaritore tradizionale». La gente è convinta che l’Ebola non lasci scampo. Anche per questo i malati non ven- gono portati nelle strutture. «Si sta facendo comu- nicazione per spiegare che si può guarire, che biso- gna curarsi». «M a con l’Ebola non puoi curare il familiare e non puoi neppure fare il funerale come la ri- tualità vorrebbe. Due grandi fattori emotivi per cui non si riesce a dare uno stop alla propagazione del virus in certe zone più tradizionali, più isolate». In effetti il grande problema è proprio quello del contagio famigliare, dovuto a queste abitudini. A Conakry, la capitale, sono spuntati ovunque, al- l’ingresso di uffici e servizi, bidoni con acqua e can- deggina per lavarsi le mani. «Ho anche notato che le persone tendono a non darsi più la mano». Simona pensa che l’epidemia sarà fermata, ma an- che che potrebbe lasciare dei segni di cambia- mento sociale. In capitale ci sono stati molti casi di malati, perché la gente arriva da tutto il paese. Simona ha consta- tato che la paura dell’epidemia è palpabile, soprat- tutto per chi abita in un quartiere in cui l’Ebola è presente, o per chi lavori a contatto con persone più esposte. «Il nostro partner Sabou guinéen , è un’associa- zione guineana che ha aperto diversi centri per bambini che si spostano in Africa dell’Ovest per motivi vari, in particolare per studi coranici. Adesso ha bloccato l’accoglienza. In Africa dell’Ovest la mobilità di persone è molto elevata, ed è impossibile chiudere veramente le DOSSIER MC EBOLA

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