Missioni Consolata - Ottobre 2014

# A destra : il volto intenso di un uomo afghano. Sotto : un altro giovane afghano con l’immancabile mitragliatore. Ecco, dunque, il fucile che cambia direzione mirando agli stessi mu- sulmani. E con i nuovi Taliban il jihad diventa internazionale: nelle province settentrionali l’ I- slamic Movement of Uzbekistan , i cui mujahidin sino al 2013 erano stati sempre respinti oltre i con- fini afghani, stanno avanzando verso l’interno, prendendo posi- zione nei villaggi uzbeki. Non solo oppio Cambiano gli obiettivi, ma cam- biano anche le fonti degli approv- vigionamenti. Gli stessi finanzia- menti, se prima derivavano princi- palmente dalla coltivazione e dal traffico di droga, oggi provengono dal contrabbando di beni prove- nienti da Dubai e Pakistan, oltre- ché da estorsioni e dazi imposti al passaggio di merci e persone nei posti di blocco. Secondo gli annuali rapporti del- l’Unodc ( The Global Afghan Opium Trade ), i Taliban guada- gnerebbero «solo» 140-170 mi- lioni di Usd dalle tasse imposte ai coltivatori e ai trafficanti. Al contrario, l’aumento dei campi d’oppio, passati dai 74mila ettari del 2002 ai 209mila del 2013 (nonostante i go- verni della coalizione abbiano speso più di 7 miliardi di dollari in operazioni antidroga), sarebbe dovuto alla compiacenza dei gover- natori e dei signori della guerra lo- cali, in accordo con le forze mili- tari afghane. L’onnipresenza del Pakistan In tutto questo quadro il Pakistan giocherà un ruolo fondamentale per il ristabilimento degli equilibri politici e etnici. Il governo di Ka- bul, dopo anni di accuse verso Islamabad per il suo appoggio dato ai Taliban, sta oggi cam- biando atteggiamento, cercando un dialogo che possa portare a una collaborazione reciproca. Il governo di Muhammad Nawaz Sharif, però, dovrà fare i conti con i potentissimi servizi segreti, una sorta di mina vagante nella storia politica pakistana. Sono loro, con l’appoggio decisivo di Benazir Bhutto, che negli anni Novanta hanno creato, finanziato e adde- strato i primi studenti delle ma- drase trasformandoli in quelli che oggi sono noti come Taliban (il cui nome, come risaputo, significa «studenti»). Sono loro che of- frono protezione e aiuto ai vecchi e nuovi Taliban nella speranza di influenzare e guidare la politica del governo afghano. Piergiorgio Pescali leader senza avere la sicurezza che gli eventuali accordi stipulati ven- gano poi rispettati. Le rivalità tra i vari movimenti si sono evidenziate con l’apertura da parte della Shura Suprema, della sede dell’Emirato Islamico di Af- ghanistan (il nome del paese sotto i Taliban) a Doha nel giugno 2013, contestata da numerosi gruppi, tra cui il Mahaz-e-Fedayeen del Mul- lah Najibullah, che ha tacciato di tradimento il gruppo del Mullah Omar. Anche le alleanze con al-Qaida oggi sono quasi del tutto scomparse tra i vecchi Taliban, mentre vengono rinsaldate tra i nuovi gruppi, più di- sposti a stringere accordi interet- nici su basi ideologiche e religiose. Tutto questo ha prodotto un au- mento degli attacchi taliban, in particolare dal 2012 a oggi. In pre- visione del ritiro delle truppe stra- niere e dell’indebolimento dell’ap- parato militare all’interno della na- zione, anche le tattiche ideologiche sono cambiate: gli obiettivi non sono più gli infedeli, ma i munafi- qeen , gli ipocriti religiosi. AFGHANISTAN P IERGIORGIO P ESCALI , da molti anni nostro assiduo collaboratore, ha frequentato l’Afghanistan dalla fine degli anni Ot- tanta (periodo dell’occupazione sovie- tica). Le sue preziose testimonianze fo- tografiche sono parte dell’archivio MC.

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