Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 79 spontanea. Secondo questa cam- pagna denigratoria, l’Islam do- vrebbe affrontare i «concor- renti» ad armi pari, con propri strumenti televisivi e informatici. A confutare queste insinuazioni e pretese sono in molti, e tra essi l’ International Crisis Group , che ha denunciato il tentativo di creare tensioni e scontri tra le comunità, utilizzando a pretesto i dati relativi ad aree del paese che hanno visto una certa immi- grazione cristiana per ragioni professionali o per fuga da cala- mità naturali (come nella provin- cia di Aceh, sull’isola di Sumatra). Tagliare le radici dell’odio Al momento il grande paese asia- tico, impegnato a gestire l’uscita dal sottosviluppo e a mantenersi ancorato a un Islam tradizional- mente dialogico e tollerante, è al 47° posto nella classifica della persecuzione anticristiana nel mondo stilata da Open Doors (e reperibile su www.worldwatch- list.us ) . Non ha tuttavia tagliato le radici dell’odio. Forze di sicu- rezza e magistratura hanno col- pito duramente l’islamismo radi- cale per quanto riguarda la mi- naccia alla stabilità nazionale, ma il governo ha mancato di preve- nire e combattere le intimida- zioni contro le minoranze reli- giose. Movimenti di attivisti isla- mici, che attuano iniziative da veri e propri vigilantes, sono di- 2008 il centro di una contesa tra Chiese cristiane e gruppi radicali islamici che riguarda edifici reli- giosi per i quali vengono concessi permessi di costruzione ma non di apertura al culto. I luoghi di culto di altre fedi rappresentano una minaccia per chi vede nell’I- slam la sola fede possibile nel- l’arcipelago. Dalle strade di Bekasi, lo scontro si è portato da tempo anche sulle strade «virtuali» di Internet, sempre aspro e pretestuoso, e con gli stessi «protagonisti». Al- cuni, come il Consiglio indone- siano per la diffusione dell’Islam e il Movimento degli studenti islamici, con un forte accento an- ticristiano. Altri, come il Fronte dei difensori dell’Islam, partico- larmente impegnati contro l’apo- stasia. Infine, hanno un ruolo di supporto organizzazioni semile- gali o del tutto illegali di deriva- zione salafita e jihadista, come pure la Jemaah Ansharut Tauhid , l’organizzazione fondata nel 2008 da Abu Bakar Ba’asyir, ora in carcere per aver ispirato i fatti di Bali, ma ancora principale punto di riferimento della Ja- maah Islamiah , movimento emulo di Al Qaeda . La propaganda islamista defini- sce «allarmanti» le conversioni al cristianesimo, e insinua che l’ac- cesso a religioni diverse da quella musulmana sia frutto di manipolazione e non di adesione ventati una minaccia all’ordine pubblico. In più il fallimento di una vera decentralizzazione am- ministrativa, anche delle autorità preposte alle attività religiose, ha impedito lo sviluppo di inizia- tive efficaci di dialogo e con- fronto. Infine, gli interessi politici e personali che inquinano il di- battito sui limiti della libertà d’e- spressione, hanno permesso ini- ziative propagandistiche e perse- cutorie. La carta della paura della «cristianizzazione», di una pre- sunta minaccia al predominio islamico nell’arcipelago, giocata dai movimenti islamisti, rischia di portare non soltanto nuovi ade- renti al network estremista e alle sue affiliazioni jihadiste, ma an- che visibilità e giustificazione, fi- nora negate, alle loro azioni. Leggi per l’unità, destinate a dividere A Sumatra, nella provincia di Aceh, dove l’autonomia garan- tita dagli accordi di pace firmati tra guerriglieri islamisti e go- verno indonesiano ha portato tra l’altro anche all’affermazione - unica provincia indonesiana - della Sharia, la legge coranica, di- verse fonti denunciano crescenti difficoltà per la cristianità locale che conta 12-13mila individui. Oggetto del contendere non è soltanto il lungo e tortuoso iter necessario per aprire un luogo di culto non islamico, ma anche un MC RUBRICHE # Pagina precedente : madre e bam- bino a Noenoni, Indonesia. # A sinistra in basso : Indonesia, Jakarta, i due candidati alle ele- zioni presidenziali indonesiane. Prabowo Subianto ( sinistra ), del Partito Gerindra (Grande Movi- mento Indonesia), unisce la sua mano a quella di Joko Widodo ( de- stra ), del Partito democratico indo- nesiano di lotta (Pdi-P), nel corso di una cerimonia del 1 giugno 2014 presso la Commissione elettorale della capitale, in vista della cam- pagna elettorale. | Qui accanto : una giovane mamma e il suo bam- bino fuori dalla loro abitazione vi- cino a Jakarta. Nel paese asiatico, migliaia di bambini non sono regi- strati all’anagrafe. © Esther de Jong/ R N

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