Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

78 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 Libertà Religiosa di disinnescare il rischio di con- flitto interreligioso, di sovverti- mento del potere civile e di fuga dei cooperanti e investitori stra- nieri di cui il paese ha bisogno. Essa però fatica a evitare la pres- sione crescente che opprime le minoranze religiose. Un paese musulmano L’Indonesia è il più popoloso paese islamico al mondo, con 250 milioni di abitanti, di cui l’88% musulmani. Arrivato all’ini- zio del XIV secolo e abitualmente pacifico e dialogico, l’Islam indo- nesiano è fortemente influen- zato dall’esperienza della mistica islamica (sufismo) che ha trovato varie modalità di accordo con la preesistente mistica animista o di ispirazione induista. L’arcipelago indonesiano, esteso su quasi due milioni di chilometri quadrati e frammentato in 17mila isole, decine di etnie e centinaia di lingue e dialetti, ha fatto in tempi recenti della «grande rete» di Internet uno strumento importante di comu- nicazione e di integrazione nazio- nale. Anche per il cristianesimo locale, che raccoglie circa il 10 per cento della popolazione, In- ternet rappresenta uno stru- mento d’informazione e di edu- cazione fondamentale. Esso si af- fianca alla presenza cristiana nei mass media stampati, televisivi e radiofonici, e alla partecipazione attiva al dibattito politico, sociale e culturale. Su Internet si muove però anche l’islamismo radicale duramente represso dalle autorità nelle sue espressioni estremiste e terrori- ste, indebolito da centinaia di ar- resti, condanne al carcere e alla pena capitale dopo i tragici at- tentati di Bali del 12 ottobre 2002. L’azione di contrasto del radi- calismo islamico cerca insieme «Pericolo cristianizzazione» Gli islamisti paventano una «cri- stianizzazione» dell’arcipelago. Essa è lo spauracchio che giusti- fica le mobilitazioni di massa e gli attacchi da parte di facinorosi. Il sobborgo di Bekasi, presso la capitale Jakarta, è diventato dal © Romeo Gacad/AFP NAHDLATUL ULAMA E MUHAMMADIYA N ata nel 1926, la Nahdlatul Ulama (Nu, Risveglio dei leader religiosi) è la maggiore organizzazione di ispirazione islamica (sunnita) dell’Indone- sia. Forte oggi di almeno 30 milioni di membri, con una decisa impronta so- ciale, ha il suo nucleo operativo nelle quasi 8.000 scuole coraniche ( pesan- tren ) che costituiscono un sistema educativo parallelo a quello pubblico so- prattutto tra i gruppi meno favoriti o isolati di popolazione. Nonostante il suo ruolo determinante nella lotta contro il colonialismo e l’occupazione giapponese, dopo l’indipendenza il suo impegno politico è stato solo occa- sionale. Raramente è scesa a compromessi con la sua essenza di movimento religioso e sociale con l’obiettivo di far nascere uno stato islamico in Indo- nesia, paese musulmano ma dai forti tratti laicisti. Ufficialmente non ha svolto attività politica nell’ultimo quarto di secolo. La parentesi della presi- denza di Abdurrahman Wahid «Gus Dur», suo leader, tra l’ottobre 1999 e il luglio 2001, si è conclusa prematuramente, nonostante il prestigio perso- nale. Essa però è servita a unificare il paese dopo la fine del regime di Suharto, che aveva usato la carta islamista per rafforzare il suo potere fino alle massicce proteste che lo hanno indotto alle dimissioni nel 1998. L a Muhammadiya (Fraternità di Maometto), gruppo nato all’inizio del XX secolo e visto con sospetto dagli islamisti tradizionalisti ( Nahdlatul Ulama è nata proprio in reazione alla Muhammadiya ), è nei numeri di poco inferiore alla Nu, ma ha un impatto maggiore sulla vita pubblica. Si ispira a una diversa visione dell’Islam (incentiva l’interpretazione individuale del dettato coranico piuttosto che quella della giurisprudenza islamica), e ha un maggiore slancio sociale e politico. Anch’essa si avvale di numerose scuole di ispirazione islamica (6.000). Esse però sono più aperte nei curri- cula, e inmolti casi accettano studenti nonmusulmani. Alla Muhammadiya fanno riferimento anche centinaia di ospedali e cliniche diffusi nel paese, centri culturali e di studi sociali. Politicamente attiva, l’organizzazione – che ha finora resistito alle spinte per dare vita a un proprio partito – lascia sostanzialmente liberi i suoi membri di aderire a movimenti che non contrastino con le sue idee di base. Suoi limiti, secondo i detrat- tori, sarebbero l’apertura a istanze re- ligiose locali precedenti l’arrivo della fede di Maometto nell’arcipelago, l’apertura dialogica nei confronti di altre fedi immigrate, come quella cristiana, e infine la me- diazione tra Islam e modernità che è al centro delle sue origini e del suo sviluppo. S.V.

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