Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

privo di forze e scheletrico, in attesa della fine. Non potevamo andar- cene». La speranza di vita degli swazi crollò nel 2004 a trentasette anni; il tasso di prevalenza del virus era in- torno al quaranta per cento. «Cominciammo ad andare in giro per le case di tutta la zona», continua Pius Mamba, che collabora con le Ca- brini Sisters da allora, «io facevo da interprete e le suore chiedevano alla gente di farsi prelevare un campione di sangue per fare il test Hiv». Le pro- vette con il sangue venivano poi man- tenute al freddo con il ghiaccio e por- tate ottanta chilometri più in là, al Good Shepherd di Siteki, uno dei sette ospedali gestiti nel paese dalla diocesi di Manzini e che serve un ba- Saint Philip, la battaglia contro l’Aids delle suore di Madre Cabrini Lungo la strada che da Manzini va a Est e poi a Sud in direzione del Suda- frica, la cupola azzurra con i costoloni rossi della chiesa di st. Philip appare all’improvviso oltre il tappeto verde dei campi di canna da zucchero ada- giati nel lowveld (bassopiano) della regione Lubombo. La deviazione del fiume, che permette di coltivare, è un intervento recente in un’area dove le colline lasciano il posto a una distesa di savana piatta colpita da ricorrenti ondate di siccità e dalla conseguente carenza di cibo. In questa parte del paese lavorano le suore del Sacro Cuore di Gesù, fondate da Santa Francesca Saverio Cabrini e più note come Cabrini Sisters . La storia della loro presenza qui comincia negli anni Settanta, ma è solo a partire dalla fine degli anni Novanta, proprio quando la congregazione è vicina alla decisione di lasciare lo Swaziland per spostarsi in paesi più bisognosi, che si intreccia con quella della pandemia dell’Hiv/Aids. «A un certo punto cominciarono a morire, tutti», spiega suor Diane Dal- lemolle, americana di Chicago. «Io e Barbara [ suor Barbara Staley, conso- rella di Diane diventata lo scorso maggio superiora generale delle suore di Madre Cabrini ] ci rendemmo conto che non c’era un solo nucleo familiare che non avesse un membro sdraiato su una stuoia dentro casa, Cooperando… 74 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 # Pagina precedente : in attesa della distribuzione di cibo da parte della Caritas . # Da sopra in senso orario : alla pre- senza del vescovo mons. José Luis, Chiara Giovetti pianta un seme di speranza nel terreno della Hope House . | L’ospedale Good Shepherd di Siteki, uno dei sette gestiti dalla diocesi di Manzini. | Momento di formazione prima della distribu- zione di medicinali a pazienti ma- lati di Hiv/Aids nel Good Shepherd Hospital . # Pagina seguente : Malindza refugee camp , uno dei centri gestiti dalla diocesi di Manzini per venire in- contro ai numerosi rifugiati prove- nienti da Mozambico, Zimbabwe e zone dei Grandi Laghi.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=