Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

Una nuova vita fuori... e dentro di me! «Iniziai a condurre un atelier di arte terapia dove, attraverso l’attività manuale e artistica, si elaboravano percorsi psico-dinamici. All’interno di questo cammino, iniziammo un progetto di tea- tro di marionette e fu in quell’occasione che in- contrai Didier, esperto di teatro sociale. Non è mai solo una la ragione che porta a innamorarsi di un’altra persona. Di Didier mi colpì senza dub- bio il suo essere aperto al mondo esterno, la sua autenticità e la sua naturale predisposizione al- l’attenzione verso la persona umana. Avevo pro- grammato un viaggio di tre mesi nei dintorni afri- cani e un breve ritorno a casa in Italia (“nassara- tenga” la terra dei bianchi in lingua moorè) quando la scoperta, tanto improvvisa quanto dolce, di aspettare un bambino, rivoluzionò i miei piani. I primi controlli medici evidenziarono una gravidanza “a rischio” e la necessità di un cer- chiaggio. Non mi rimaneva che scegliere l’Italia per tutelare nel miglior modo il prosieguo della gravidanza e la salute del piccolo. La vita aveva cambiato le carte in tavola. Non ero più io a dover tornare in Burkina ma Didier a venire in Italia». Un’onda di limiti burocratici tra l’Africa e l’Italia «Le peripezie iniziarono quando Didier richiese il passaporto per espatriare. Nonostante tutte le garanzie richieste dall’ambasciata (lettere d’in- vito in originale, estratti conto, buste del salario e la fotocopia dell’atto di proprietà della casa) le autorità rilevavano sempre qualche piccola man- canza nella documentazione. Passarono alcuni mesi, la mia pancia cresceva ma il passaporto di Didier continuava a esser negato, nonostante un DOSSIER MC ITALIA, MISSIONE MADRE AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 47 SILVIA Italiana. Un’esperienza di lavoro in Burkina Faso diventa l’inizio di una nuova esistenza. Una scelta controcor- rente, una gravidanza in solitaria e una nuova famiglia italo-africana, con un futuro tutto da inventare. «L avoravo da qualche anno presso al- cune cooperative sociali come edu- catrice della comunicazione. Nel marasma della crisi italica mi po- tevo ritenere fortunata poiché, seppur con magri stipendi, ero riuscita ad avere un contratto a tempo indeterminato. Sentivo, però, che mi man- cava qualcosa. Il mondo del sociale mi aveva of- ferto una grande occasione ma, dopo la prima on- data di emozioni data dalla relazione con l’altro, mi aveva lasciato un sapore amaro in bocca e una certa demotivazione. La ragione va ricercata nel- l’organizzazione del settore stesso che tende a so- vraccaricare di lavoro e a soffocare le persone senza far esprimere al massimo l’umanità e la creatività degli educatori. A 33 anni, con la voglia di reinventarmi e la giusta motivazione, decisi al- lora di partire per il Burkina Faso e di progettare un percorso di arteterapia locale. L’Africa, d’altro canto, era sempre stata una terra dal forte ma- gnetismo per me. Una volta atterrata e visitatone un piccolo angolo, l’esperienza ha confermato il sentimento, e il desiderio di conoscerla più a fondo, percorrerla ed entrarvi a farne parte». © Murat Cinar

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