Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

DOSSIER MC ITALIA, MISSIONE MADRE forse, si potrebbero conciliare meglio le due sfere. Rimane, ed è indubbiamente figlio di una cultura femminile ancora arretrata e in parte maschili- sta, il senso di colpa per non essere solo “una” e per non rivestire in toto quella figura. Per quanto io faccia, anche sacrificando tutto il tempo di cui avrei bisogno per me stessa, rimane immutata la sensazione che, con un orario più agevole sul la- voro e meno responsabilità, potrei seguire meglio la crescita, sia didattica che umana, dei miei fi- gli». La libertà passa attraverso il mutare della mentalità «Il fatto di trovarmi, sovente, unica donna ai ta- voli di lavoro manageriali, presieduti dagli alti vertici, mi ha portato ad affinare delle arti di “di- fesa”. Più di una volta ho dovuto rispondere a battute prettamente maschiliste. Con l’espe- rienza, la costruzione di una forte identità e una buona quantità di letture “di genere”, ho impa- rato a rispondere a tono e a non cedere di fronte a chi vuole farmi sentire inadeguata o un’arrivi- sta che cerca il riconoscimento a tutti i costi, e minando così la mia autostima. Oggi, con un terzo figlio di soli tre anni (avuto over 40), ho maturato la consapevolezza che l’u- nica via in Italia per potersi godere i figli, sia quello di scegliere autonomamente di declas- sarsi, sia come posizione che come retribuzione. Seppur senza rimpianti per le mie “acrobazie” quotidiane e le mie scelte di vita, sto iniziando a progettare in questi termini. Per me potrà voler dire riappropriarmi di una fetta di maternità. Per il genere femminile in Italia è una sconfitta. An- cora una volta siamo noi donne a dover rinun- ciare alle nostre potenzialità!». AGOSTO-SETTEMBRE 2014 MC 41 MIRIAM Una laurea in scienze politiche con una tesi su tematiche interculturali. Un la- voro come addetta alla vendita di una nota catena di articoli sportivi, in cui il 70% dei collaboratori sono donne ma solo il 30% ricopre cariche dirigenziali. Un difficile incastro tra orari lavorativi e famiglia. «D opo due anni di lavoro come ricer- catrice sociale sui temi dell’immi- grazione, per riuscire ad avere una maggiore stabilità economica, ac- cettai un posto da commessa in una grande ca- tena di articoli sportivi. Con l’arrivo delle mie prime due bimbe divenne difficile riuscire a ritro- vare qualche collaborazione nel settore dei miei studi e, per necessità familiari, il lavoro che do- veva essere momentaneo divenne definitivo. Oggi come oggi, con l’arrivo del mio terzo piccolo di non ancora due anni, le difficoltà nel conciliare gli orari scolastici e di vita delle figlie con un lavoro che prevede turni fino alle 21, dal lunedì al sabato, ed un unico giorno libero settimanale, riunire la famiglia è sempre più impegnativo. L’abusato ter- mine “flessibilità” nasconde una realtà che non aiuta a far combaciare i diversi tasselli della vita famigliare, soprattutto quando si riduce al comu- nicare sempre all’ultimo minuto i turni di lavoro ai dipendenti». © Gabriella Mancini

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