Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

di conciliare famiglia e lavoro quando hanno un figlio, fanno anche più fatica a passare da un con- tratto temporaneo a uno definitivo, con meno ga- ranzie in caso di interruzione per maternità» ( La Repubblica , 24/04/2014). Alla luce di tutto ciò, e considerando che anche l’attuale premier Matteo Renzi sta promuovendo una maggiore flessibilizzazione dei contratti di la- voro, come se la passeranno le donne e, in parti- colare, le mamme, nel prossimo futuro? «Poter spezzettare un rapporto di lavoro in contratti di 4-5 mesi, salvo ricominciare da capo, con un nuovo lavoratore/lavoratrice allo scadere dei tre anni, sarà deleterio per le donne. La possibilità di fare contratti brevi, rinnovabili più volte, consen- tirà ai datori di lavoro di ignorare del tutto legal- mente la norma sul divieto di licenziamento du- MATERNITÀ A RISCHIO ECONOMIA E POLITICA CONTROLEMAMME DI G ABRIELLA M ANCINI Quello che ci figuriamo come il classico paese dei «mammoni», accoglie ben poco, e male, le mamme: l’Italia non ha infatti una politica in favore della famiglia e della maternità e rende difficile la vita alle coppie ancora convinte che avere figli abbia senso e sia segno di civiltà e sorgente di progresso. 36 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 E ssere «madre», nel 2014, è una sfida che si scontra con un’economia allo sbando. Per tutelare il più nobile diritto della civiltà, la maternità per l’appunto, la strada è ancora tutta in salita. In un paese dove il tasso di disoc- cupazione è pari al 12,6% (dati Istat), le più pena- lizzate rimangono le donne e, in particolare, le madri. La carenza di servizi per la prima infanzia (va ricordato che solo l’11% dei bambini italiani va al nido, ventuno punti in meno rispetto ai numeri raccomandati dalla strategia di Lisbona del 2002) e una mentalità ancora prevalentemente maschi- lista, delega tuttora alle donne la cura dei figli e l’organizzazione della casa. Chiara Saraceno ( ri- tratta nella foto di destra ), una delle sociologhe italiane di maggior fama, specializzata in temati- che familiari, questione femminile e politiche so- ciali, ci delinea nitidamente questa pagina di sto- ria italiana: «Il nostro è un paese in cui conciliare responsabilità famigliari e lavoro remunerato è molto difficile: perché i servizi per la prima infan- zia e le scuole a tempo pieno sono mediamente insufficienti; perché la divisione del lavoro in fa- miglia continua a essere disomogenea tra uomini e donne; perché nell’organizzazione del lavoro si è diffusa più la flessibilità dettata dalle priorità aziendali che non quella che tiene conto delle esi- genze dei lavoratori. Ci sono differenze tra donne, a seconda del livello di istruzione, dell’area geo- grafica di residenza, del tipo di professione. È più facile per le laureate che vivono nel Centro-Nord combinare lavoro remunerato e maternità. An- che per le laureate, tuttavia, lavoro e maternità possono apparire inconciliabili. Secondo gli ul- timi dati Almalaurea, a cinque anni dalla laurea è occupato il 63,3% di coloro che hanno già un figlio a fronte del 75,8% di coloro che non ne hanno. La maternità allarga la differenza con i coetanei ma- schi, le cui percentuali sono rispettivamente 88,9% e 83,5%. Mentre la paternità è associata a una più alta partecipazione al lavoro, per la ma- ternità è vero il contrario. Il fatto è che le giovani laureate, oltre a sperimentare maggiori difficoltà © Niccolò Caranti 2012

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