Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

MC ARTICOLI nessuno può affermare che l’E- sercito Popolare di Liberazione dia fuoco ai villaggi o uccida i Jin- ghpo in Cina». Ma Hkun Htoi Layang deve anche ammettere: «L’idea di annetterci alla Cina non avrebbe però il con- senso della nostra gente, perché Pechino sostiene il governo bir- mano e fa investimenti non etici nello Stato Kachin». Piccole storie per il domani Il lussuoso campo da golf è stato costruito per i dirigenti e i buro- crati del Kio sulla stessa strada che porta al campo profughi, ap- pena fuori Laiza. Erba verdissima, tagliata perfettamente, non sfigu- rerebbe alle Hawaii o nella Scozia che al golf ha dato i natali. È una presenza aliena che non ha nulla a che fare con il contesto. Ma i «germogli» di un ceto medio ka- chin stanno forse lentamente emergendo dall’economia infor- male. Saranno loro il futuro di questa gente, le leve di un di- verso sviluppo materiale, senza che si stia ad aspettare qualcosa che non arriva? Al campo profughi di Maijayang, una donna di 28 anni lavora su un telaio nella sua baracca: fa gonne colorate nel tipico stile kachin. È completamente autodidatta, dato che non ha soldi per pagare i corsi organizzati dal Kio. Il suo so- gno è quello di aprire un piccolo negozio con il marito vicino all’in- gresso del campo profughi. Forse questi campi diventeranno vil- laggi e la gente non aspetterà più il camion degli aiuti. «Eddy» è un ventenne Kachin cresciuto a Yangon. Ha fatto il lungo viaggio per arrivare qui pas- sando attraverso la Cina. Ha scelto di lavorare come volonta- rio nei campi profughi. Il suo in- glese è eccellente. L’ha imparato guardando film stranieri, dopo avere appreso i primi rudimenti a scuola. Ha un cuore diviso a metà: restare per dare una mano alla sua gente o cercare fortuna e una vita migliore all’estero? Forse, un giorno, le due cose non si escluderanno. Awng Ban è un ufficiale dell’intel- ligence Kia di circa 30 anni. Attra- verso una rete di contatti dietro le linee nemiche raccoglie infor- mazioni e poi posiziona le poche armi pesanti disponibili nel modo più strategico per proteggere la linea del fronte. Al termine della guerra, vorrebbe aprire un’atti- vità di compravendita di giada a gestione familiare. Dopo tutto, anche il commercio è una que- stione di network. La parola kachin per «alcol» è «za». In un avamposto militare Kia sulle colline, Gan Htoi, autista 30enne, offre un distillato di riso fatto in casa. Supera i 70 gradi. Non c’è il bicchiere, così va be- vuto dalla bottiglia di plastica, mentre si attende la jeep dell’e- sercito che ci deve portare verso Sud. Sua moglie vende questa roba alla gente di Laiza; lui no, lui è un autista. Due fonti di reddito sono meglio di una. Sono, questi, alcuni «germogli» nati dal lavoro vivo e dall’intra- prendenza. In attesa che i fiori fioriscano dal suolo fangoso della terra kachin. Per questo, però, c’è ancora bisogno di tempo. E so- prattutto della pace. Gabriele Battaglia G ABRIELE B ATTAGLIA , giornalista, vive a Pe- chino. Membro di China Files , ha già col- laborato con MC. N ICOLA L ONGOBARDI , fotogiornalista, vive a Pechino coprendo storie in Cina e altri paesi asiatici. Collabora con China Files . Pubblica su riviste italiane e internazio- nali. A RCHIVIO MC: la rivista segue da sempre il Myanmar; da ultimo, il dossier di Pier- giorgio Pescali pubblicato ad aprile 2014.

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