Missioni Consolata - Maggio 2014

MAGGIO 2014 MC 33 profondità di significato rispetto alla seconda. Il termine mansueto è detto in primis degli animali, e solo in senso derivato è applicato agli uomini, mentre mitigare si rifà prevalentemente ad atti, atteggiamenti, azioni o passioni umane. Inoltre, «la mansuetudine scriveva il filosofo torinese è una disposizione dell’animo dell’individuo che può essere apprezzata come virtù indipendentemente dal rapporto con gli altri. Il mansueto è l’uomo calmo, tranquillo, che non si adonta per un non- nulla, che vive e lascia vivere, e non reagisce alla cattiveria gratuita, per consapevole accettazione del male quotidiano, non per debolezza. La mi- tezza, invece, è una disposizione dell’animo umano che rifulge solo alla presenza dell’altro: il mite è l’uomo di cui l’altro ha bisogno per vincere il male dentro di sé» (cfr. Norberto Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali , Il Saggiatore, Mi- lano 2014, pag. 34). Sembrerebbe di leggere in Bobbio un maggior apprezzamento della mitezza intesa come perfezione dell’atteggiamento man- sueto maturata nella relazione con l’altro, nella di- mensione sociale e politica dell’essere umano. Per Giuseppe Allamano questa sottile distinzione non esiste, al punto che usa i due determini indif- ferentemente. Per lui, il discepolo/missionario deve essere mansueto, come lo è la pecora con il pastore, ma deve vivere la sua mansuetudine al servizio attivo del prossimo, in particolare di colui che più necessita di essere consolato. L’esempio da seguire non può essere che quello di Cristo, uomo mite per eccellenza. È Gesù stesso a parlare di sé come di una persona mite: «Venite a me voi tutti, affaticati e oppressi (…) perché sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). La mitezza deve quindi diventare caratteristica anche per il discepolo di Cristo che in virtù di ciò è chiamato beato e fatto erede della terra. Nella mitezza di Cristo sono condensati i due pila- stri teologici della Buona Novella: il Padre e il Re- gno. I due elementi vanno insieme e costituiscono le basi anche per l’annuncio cristiano di oggi: l’es- sere «ammansito» da Dio non rende la persona buona per sé, ma la rende buona «per gli altri», G iuseppe Allamano fu certamente una per- sona di questo tipo, e la pillola che ci sug- gerisce di prendere questo mese ha origine nella sua disposizione d’animo, nello stile con cui scelse di vivere la propria vita: «Scegliete la mansuetudine come strada di trasformazione». Nonostante ci sia una leggera differenza di signifi- cato, mitezza e mansuetudine possono essere uti- lizzati come sinonimi. Di certo nel pensiero del Fondatore questo si verifica. Chi suggerisce una distinzione interessante fra i due concetti è Norberto Bobbio, che alla mitezza ha dedicato un breve saggio in forma di elogio. Ri- conoscendo che la distinzione è problematica e forse addirittura eccessiva, Bobbio sceglie di par- lare nel suo saggio di mitezza e non di mansuetu- dine in quanto vede nella prima una maggior MC RUBRICHE Il beato Giuseppe Allamano, già anziano, nella sua casa a Rivoli. La sua villa era meta privilegiata degli studenti della Casa Ma- dre di Corso Ferrucci (allora Via Circonvallazione) durante le passeggiate del mercoledì. Anche le giovani suore in formazione vi si recavano spesso e volentieri. La speranza era sempre quella di incontrarlo, ed egli si premurava di far trovare ai suoi giovani, e anche famelici, ospiti frutta di stagione e magari an- che un buon bicchiere di vino. Ma il regalo più bello era incon- trarsi con lui, padre mite e buono, che aveva sempre una parola giusta per ciascuno e soprattutto quello sguardo pieno di dolce fermezza che sapeva arrivare al cuore.

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