Missioni Consolata - Ottobre 2013

Come le ho scritto, per o- ra non siamo organizzati per un simile servizio, ma la sua richiesta ha acceso una spia importante. Co- me avrà visto, stiamo fa- cendo un notevole sforzo per migliorare la nostra pagina web e offrire an- che uno sfogliabile di pri- ma qualità. La ringrazia- mo per il suo stimolo: ca- de in terra fertile. Quanto allo sfogliabile, ricordo che è possibile sponsorizzarlo, come hanno fatto i genitori di Marianna con il numero di luglio 2013. Rimarrà un ricordo che accompa- gnerà tutta la vita. DEPENNATEMI Spett.le Redazione, in relazione all’editoriale dell’ultimo numero (luglio 2013), vi informo che non desidero più ricevere la vostra rivista. Pertanto vi invito a cancellare il mio nominativo dal vostro e- lenco. R. M. Torino, fax, 24/07/2013 No comment. ____________________ Nel prossimo numero: la lettera di Claudio Bel- lavita sui «Tesori Sepol- ti» nella memoria dei missionari anziani e l’af- fettuosa testimonianza di Liviana che ricorda «Nino Maurel», lo zio Nino, a dieci anni dalla morte. SCRIVETECI! DECRESCITA Tutte le volte che ho a- scoltato i nostalgici della crescita e i fautori della decrescita, le argomenta- zioni portate dai primi mi sono sembrate meno convincenti di quelle por- tate dai secondi. Il dossier di M.C. di Luglio non ha fatto eccezione a questa regola: come ci si può la- mentare della crisi del Pil e dell’occupazione nelle grandi aziende (quelle sulla cui produttività è basato, in larga parte, il calcolo del Pil) quando ci sono tanti indicatori che ci raccontano una storia ben diversa? Perché per esempio, stracciarsi le vesti se si vendono meno auto, se si fa un uso più limitato e accorto dei mezzi moto- rizzati (l’Italia, non va di- menticato, è ai primissimi posti nel mondo per par- co veicolare e numero di autovetture pro capite), se si consuma meno carbu- rante, se ci sono meno si- nistri, se si muore di me- no sulle strade? Perché vivere come un incubo l’e- ventualità che Marchion- ne lasci il nostro paese? Casomai bisogna augu- rarsi che Fiat non ripeta all’estero gli errori com- messi in Italia, e che le nuove frontiere dell’indu- stria automobilistica non cadano nella trappola dell’Agnelli-dipendenza in cui sono caduti tanti ita- liani. Anche il ridimensiona- mento di un’altra grande industria, quella del cal- cio, è un fenomeno con ri- cadute tutt’altro che ne- gative. È un bene o un male che gli Italiani gio- chino meno schedine e che la Tv di stato spenda meno per i diritti sulle partite? È un bene o un male che gli stadi siano meno affollati e che i ba- garini non facciano più gli «affari» di un tempo, e che per gli abbonamenti non vengano più dilapida- ti i patrimoni di prima? È un bene o un male che i presidenti di alcune so- cietà gestiscano con più oculatezza ciò che incas- sano? Possiamo definire disfattista e antipatriotti- co chi prende atto con soddisfazione che gli alle- natori siedono un po’ più a lungo sulle panchine? Possiamo ragionevol- mente e cristianamente considerare recessivo il minore spreco alimenta- re, nefasta la minor pro- duzione di rifiuti, e depri- mente il minor ricorso al- le vie legali nelle situazioni difficili all’in- terno delle coppie? Possiamo affermare che è esiziale per l’econo- mia che cali la fiducia verso il mondo degli avvo- cati, dei giudici, dei periti di parte e dei tribunali mentre aumenta quella verso la mediazione fami- liare finalizzata non al di- vorzio, al pendolarismo affettivo e alla dilatazione patologica dei nuclei fa- miliari, (quelli che l’anti- lingua pretende di ribat- tezzare «famiglie allarga- te») ma al risanamento spirituale, alla riconcilia- zione e alla pace? Possiamo non rallegrarci per il fatto che la diminui- ta propensione ad abitare ognuno per conto proprio ha contribuito alla ridu- zione della domanda di alloggi? Possiamo continuare a raccontarci la balla che i giovani che vanno a cer- care lavoro e fortuna lon- tano da casa sono tutti bravi, talentuosi e corag- giosi mentre quelli che a- mano o comunque accet- tano serenamente le oc- cupazioni domestiche, quelli che fanno la spesa, cucinano, lavano, stirano, curano l’orto e il giardino, si occupano a tempo pie- no di figli, nipoti e anziani, sono tutti bamboccioni? Perché piangere le mi- gliaia di aziende fallite e le centinaia di migliaia di posti di lavoro persi nel- l’edilizia e nell’arreda- mento e non esultare per il drastico calo degli infortuni sul lavoro, per l’altrettanto indiscutibile calo delle morti bianche, per il +9% di occupazione giovanile in agricoltura, per il dietrofront di alcune amministrazioni locali che, per impedire ulterio- ri devastanti cementifica- zioni in un paese sempre più a rischio idrogeologi- co, hanno declassato - ma sarebbe più giusto parlare di riqualificazione - a «verde» significative porzioni di aree che sub- doli Prg avevano dichiara- to «edificabili»? Perché ostinarsi a sperare nella quantità invece di puntare sulla qualità? Perché non riconoscere (a dirlo è an- che Paolo Buzzetti, il Pre- sidente dell’Ance, l’asso- ciazione dei costruttori), che è la qualità il vero tal- lone d’Achille dell’edilizia italiana, sono le licenze facili rilasciate dalla Ca- mera di Commercio a chi poco sa di edilizia e molto di speculazione, a provo- care sfaceli? Francesco Rondina Fano, 17/07/2013 MC VIA EMAIL Ricevo la rivista in forma cartacea. Vi chiedo se è possibile riceverla via e- mail. Grazie e saluti Antonio Falcone email, 12/08/2013 6 MC OTTOBRE 2013 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com

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