Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

schiavi, agricoltori marginalizzati dai pastori, quindi usati come braccia dagli italiani nelle pianta- gioni di banane, etichettati come bantu dalle agenzie umanitarie dopo il collasso dello stato so- malo, nei primi anni ’90. «Continuiamo a essere discrimi- nati nella nostra terra, usati da Ong create e gestite da hawyie e darod per attrarre i finanziamenti internazionali e reclutati da al Shabaab» dice. «L’ apartheid del Corno d’Africa», come l’ha definita lo storico Mohamed Eno, è una crepa che incrina il mito della monolitica identità somala. I jareer , popola- zioni indigene secondo una ver- sione, discendenti degli schiavi rapiti lungo la costa swahili dagli arabi e rivenduti sui moli di Merca e Brawa, a sud di Mogadi- scio, secondo un’altra, sono le vittime croniche di una storia che si è sviluppata secondo le dinami- che dei rapporti tra mercanti, no- madi e agricoltori, prima ancora di quelli tra clan. La guerra ha travolto le loro terre, spingendoli in massa nei campi profughi. La pace rischia ora di legittimarne l’esclusione sociale. Sono loro a guardare con sospetto la dia- spora ingrassata all’estero negli ultimi vent’anni e ora tornata a Mogadiscio per uno shopping mi- liardario, tra dollari e mitra. Sono loro che ingrossano le fila di Al Shabaab , dove una forma radi- cale di Islam offre una possibilità di riscatto sociale. Gli entusiasmi internazionali per i progressi sul piano della stabilità sono pun- tualmente stemperati dagli attac- chi che prendono di mira il go- verno somalo, le agenzie umani- tarie od obbiettivi civili. Simboli della nuova Somalia che sta len- tamente sorgendo dalle macerie, ma non nella forma e nei modi che molti somali vorrebbero. Gianluca Iazzolino AGOSTO-SETTEMBRE 2013 MC 21 MC ARTICOLI belle, gli unici corsi d’acqua pe- renni del paese. Là dove si pian- tano i semi dei conflitti futuri. CAPELLI CRESPI Ne è sicuro Omar, insegnante d’inglese a Eastleigh e attivista per i diritti umani. Per lui e quelli della sua comunità non c’è posto al tavolo attorno al quale la So- malia viene comprata un pezzo alla volta. E, pur arrivando da Qoryoley, nel basso Shabelle, non ha risorse (denaro e protezione armata) né per visitare la madre malata né tantomeno per com- prare terra. È un somalo jareer , termine che indica i capelli crespi che lui ha in comune con altri africani, ma non con i Somali cu- shiti , dai lineamenti e dai capelli lisci. Per loro, lui e quelli come lui sono stati per secoli adon , # In alto : un operatore misura il braccio di una bimba per verificarne la nutrizione. # In centro: una vista del mercato Bakara a Mogadiscio. # A destra : pescatori a Mogadiscio, sullo sfondo le rovine dell’Hotel Alorooba. # Qui a destra : un soldato dell’eser- cito regolare somalo pattuglia le strade della capitale. © Ahmad Mahmoud / R N © Zoe Flood / R N

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