Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2013

SOMALIA 18 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2013 Intervista. Parla monsignor Giorgio Bertin, amministratore apostolico SEGNI CONCRETI DI SPERANZA M onsignor Giorgio Bertin , vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della Somalia, ha recentemente compiuto due visite in Somalia, dopo sei anni di assenza. Ci racconta le sue impres- sioni. Dopo le sue recenti visite in Somalia ha detto di aver trovato «segni concreti di speranza». Può spiegarci meglio? «In diverse parti della capitale ho potuto constatare la ricostruzione di edifici abbandonati oppure nuove co- struzioni; per esempio lungo il “Lido” di Mogadiscio ci sono almeno tre ristoranti in funzione e altri edifici stavano “spuntando”: segno che la vita sociale sta ri- prendendo. Durante il giorno i somali circolano tran- quillamente; per esempio in ‘”via Roma” nel centro storico, ho visto i negozi aperti e c’era un brulicare di persone. Una accresciuta sicurezza favorisce gli inve- stimenti soprattutto della diaspora somala. Qualche ministero, come quello degli Esteri, o dello Sviluppo e Affari sociali è riabilitato e il personale del ministero è presente. L’aeroporto di Mogadiscio conosce un an- dare e venire di gente che indica fiducia». Cosa può dirci rispetto alle istituzioni governative, le prime a essere riconosciute a livello internazio- nale dopo 20 anni di guerra civile? Hanno oggi un margine di manovra per migliorare la situazione della popolazione? «Le istituzioni governative rimangono fragili. Sono sì riconosciute dalla comunità internazionale; ma il pro- blema è a livello locale, a livello somalo. Dopo 22 anni di anarchia è difficile per la gente, abituatasi a vivere senza istituzioni statali, esprimere la sua fiducia al primo venuto. Ne sentono l’esigenza, soprattutto i po- veri e il somalo comune. C’è poi il discorso del federa- lismo che suona bene, ma è tutto da costruire in dia- logo con l’esigenza di avere una vera autorità centrale. Per migliorare la situazione della popolazione si deve sapere provvedere una certa sicurezza e alcuni ser- vizi sociali, come scuola e sanità, che in questo mo- mento sono nelle mani di varie entità private. Lo stato dovrà coordinare le attività private con l’esigenza di un maggior impegno pubblico». Ci può parlare della situazione dei cristiani in So- malia: quanti sono nelle sue stime? Come vivono? Sono sempre costretti in clandestinità? Più in ge- nerale ci parli dell’aspetto della libertà religiosa in Somalia. È teoricamente garantita dal governo e minacciata dai gruppi integralisti? «I cristiani erano molto rari anche prima di questi 22 anni di guerra (forse qualche centinaio). Ora sono an- cora meno. Ho incontrato alcuni cattolici durante il mio ultimo viaggio a Mogadiscio. Chiaramente vivono in situazione di clandestinità. I diritti umani sono af- fermati dalla nuova Costituzione. Ma essi sono limi- tati sia dall’ignoranza della gente che non è stata edu- cata all’idea di rispetto della diversità anche dal punto di vista religioso, sia da gruppi integralisti musul- mani, come gli Al Shabaab . Perché ci sia più rispetto dei diritti religiosi, è necessario che lo stato cresca: senza uno stato con autorità nessun diritto umano sarà rispettato». Gli Al Shabaab si sono ritirati da Mogadiscio nel 2011, ma recentemente sono tornati a colpire in ca- pitale e hanno promesso di continuare. Legge que- sto evento come un colpo di coda o piuttosto un ri- torno a un’offensiva reale del gruppo islamico? «Sì, gli Shabaab sono ancora presenti e possono col- pire con relativa facilità. Essi controllano ancora in gran parte le zone rurali del Centro-Sud Somalia. È chiaro che le loro azioni, che colpiscono in gran parte # A sinistra : monsignor Giorgio Bertin durante il sinodo dei vescovi per l’Africa, Roma, ottobre 2009. # Sotto a destra : le rovine della cattedrale di Mogadiscio ( vedi il Portfolio a pag. 22 ). Monsignor Bertin ritorna in Somalia dopo anni. Vede intorno a sé segnali positivi di cambiamento. Ma le istitu- zioni restano deboli. E gli Al Shabaab continuano gli attacchi terroristici. I cristiani vivono in clandestinità. Oggi la Chiesa vuole riaprire una sua presenza stabile e visibile. © Archivio MC / Marco Bello

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