Missioni Consolata - Luglio 2013

80 MC LUGLIO 2013 Eri una femminista «ante litteram»! Fatte le debite proporzioni sì, anche se l’insegna- mento di Edmund Husserl aveva il sopravvento un po’ su tutto il mio modo di pensare. Ma cos’è che aveva Husserl di tanto affasci- nante? Egli attirava il pubblico illustrando un nuovo concetto di verità: l’esistenza del mondo - secondo Husserl - veniva percepita non solo in maniera kantiana, ovvero quello che noi chiamiamo percezione soggettiva, ma la sua filosofia portava a una visione molto concreta della vita e della storia, definita come un «ritorno al- l’oggettivismo». La conseguenza indiretta del suo modo di intendere l’esistenza umana fu che molti stu- denti ritornarono alla (o scoprirono la) fede cristiana. Se non erro, gli anni in cui frequentavi i corsi di Husserl coincisero con l’inizio della Prima Guerra Mondiale. È vero, in quel periodo dedicai molto tempo allo studio universitario, ma lo scoppio della guerra mi spinse a frequentare un corso di infermieristica e a prestare servizio in un ospedale militare. Nel 1916 seguii Hus- serl a Friburgo, dove conseguii la laurea con una tesi Sul problema dell’empatia , premiata summa cum laude . Ma di fronte al dramma della guerra, a una tra- gedia che toccava tanti uomini e donne, tante famiglie e tanti popoli, cominciai a leggere per trovare il senso di tutto quello che avveniva nel mio paese e sullo sce- nario europeo. Ritornasti ancora a Breslavia nella tua città? Sì, e mi misi a scrivere saggi di discipline umanistiche e a leggere disordinatamente tutto quanto mi capitava sotto mano, che avesse in qualche modo attinenza con la filosofia. Lessi Kierkegaard, Newmann, Ignazio di Loyola... finché una sera in casa di amici trovai l’au- tobiografia di santa Teresa d’Avila, la lessi in una notte, quando richiusi il libro dissi a me stessa: «Que- sta è la verità». Qualche anno più tardi, il 1° gennaio 1922, ricevetti il battesimo e qualche settimana dopo lo comunicai a mia madre. Mi recai a Breslavia e non appena entrai in casa le dissi: «Mamma, mi sono con- Di fronte a una testimone così autentica sono un po’ in difficoltà. Innanzitutto ti devo chia- mare Edith o con il nome da carmelitana, Te- resa Benedetta? Rimanendo in ambito familiare preferisco Edith, an- che perché Teresa Benedetta della Croce è un nome molto impegnativo che suggella un cammino di ri- cerca della verità che caratterizza tutta la mia vita. Edith, dove sei nata? Da che famiglia provieni? Com’è stata la tua infanzia? Sono nata il 12 ottobre 1891 a Breslavia, città della Germania nella regione della Slesia, ultima di 11 figli di una famiglia della borghesia ebraica cittadina. Sono nata proprio il giorno di Yom Kippur , la festa ebraica più importante. Mio papà, che aveva un’impresa per il commercio del legname, purtroppo morì quando avevo solo due anni; mia madre, rimasta sola, donna molto religiosa, ca- parbia e tenace, si rimboccò le maniche e riuscì ad accudire la famiglia e a portare avanti l’azienda. In questo suo spendersi in favore degli obblighi familiari e delle necessità dell’impresa, non trovò il tempo ne- cessario per infondere a noi figli una fede vitale. E così, fosti travolta dagli eventi familiari e da una prospettiva di vita in cui Dio era assente? Non solo smarrii ogni riferimento a Dio, ma durante la mia adolescenza smisi, in piena coscienza e con li- bera scelta, di cercare ogni riferimento al trascen- dente, al divino, al mistero, quindi cessai di pregare. E con la scuola come andò? Bene, trascorsi i miei anni di gioventù studiando senza fatica; conseguii brillantemente la maturità, studiai assiduamente germanistica e storia, ma ciò che mi attirava di più era la filosofia. Per questo, nel 1913 mi recai a Göttingen, in Sassonia, per frequen- tare le lezioni universitarie di Husserl, il più illustre dei filosofi tedeschi del tempo, e ne rimasi letteral- mente conquistata, conseguendo la laurea in filosofia con lui, divenni sua discepola e sua assistente alla cattedra di filosofia, entrai a far parte inoltre dell’«As- sociazione prussiana per il diritto femminile al voto». 4 chiacchiere con... 13. EDITH STEIN Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, è una delle figure più straordinarie, affascinanti e complesse del ‘900, sia per la traccia indelebile che, nel solco di Edmund Husserl, ha lasciato nella storia della filosofia, sia per la sua straordinaria avventura umana e spirituale, che la portò dall’ateismo alla conversione radicale al cattolicesimo e alla scelta vocazionale del Carmelo, alla conclusione della sua esistenza nelle camere a gas di Auschwitz. Nel 1999 Gio- vanni Paolo II la dichiarò compatrona d’Europa, insieme alle sante Caterina da Siena e Brigida di Svezia. a cura di Mario Bandera

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=