Missioni Consolata - Luglio 2013

Non si parlò di quei medici che lottano per assicurare un minimo di dignità e salute alle popolazioni dimenticate. Non se ne parlò: quel giorno c’era lo sciopero della stampa. COALIZZATI... PER CONVINCERE MAMMA Un giorno il mio babbo mi chiamò nel suo studio. Aveva un libro in mano. C’era la foto di un lago con degli alberi intorno e al centro un’isoletta con un tempio. «Tommy, questo è il lago di Hoan Kiem. Si trova ad Hanoi, la capi- tale del Vietnam. La leggenda narra che al suo interno viva una tartaruga gigante, che durante l’invasione cinese consegnò la spada all’imperatore vietnamita che liberò il suo popolo dagli op- pressori cinesi. Se ti dicessi che c’è la possibilità di andarci a vi- vere?». Esplosi in un misto di gioia ed emozione, non riuscivo a parlare, era tutto troppo bello per essere vero, mi sembrava di vi- vere un sogno. La frase succes- siva fu: «Però devi aiutarmi a convincere mamma». Nemmeno a farlo apposta, mia mamma era incinta di Madda- lena. Tempismo perfetto! Non fu semplice, ma mio padre con il suo carisma (e il mio appoggio) riuscì nell’intento. Mancava solo l’ufficialità. Per me era una vera sofferenza non poter raccontarlo a nessuno (anche per un po’ di naturale scaramanzia). Un pomeriggio di autunno, tor- nando da scuola, trovai mio padre seduto nel suo studio, serissimo. «Che è successo?», chiesi. «Non sono stato scelto per il Vietnam». Sentivo tutta la sua delusione, che si aggiunse alla mia. Rara- mente lo avevo visto così, un conto era vederlo arrabbiato per qualche mio brutto voto a scuola, un altro era vederlo così. Poi la sorpresa. Un suo collega della Cambogia, suo grande amico, gli aveva voluto fare uno scherzo. In realtà ancora non s’era deciso nulla. Lo odiammo entrambi. Arrivò il 6 gennaio 2000. Il giorno dell’epifania, a Castelplanio, era usanza lanciare i palloncini dalla piazza del comune, dopo la messa. Ero lì con mia mamma e mio fratello. Mio babbo era rima- sto a casa per lavorare. Ad un certo punto lo vedo arrivare in lontananza. Un sorriso a tren- tasei denti stampato in faccia. Capii al volo. Gli corsi incontro e gli saltai addosso. «Andiamo in Vietnam, Tommy!». Non dimenti- cherò mai quel giorno. Sei mesi dopo partimmo tutti in- sieme, con un passeggero in più, Maddalena, nata da due mesi. La partenza fu diversa rispetto alla Cambogia. Ad Hanoi mio pa- dre aveva trovato una casa, e la situazione era completamente di- 30 MC LUGLIO 2013 versa. Noi eravamo diversi. Era- vamo pronti per questo nuovo cambiamento, che sarebbe stato definitivo. Mio padre infatti, ac- cettando l’incarico dell’Oms, si era licenziato dall’ospedale rifiu- tando l’incarico di primario. HANOI E L’ASILO DI MADDALENA L’arrivo in Vietnam fu magico. Odori, rumori, immagini che ho stampate in mente e nel cuore. Ogni volta che rimetto piede in quel paese mi sento a casa. E questo grazie a mio padre. Credo che in Vietnam raggiunse l’apice della sua carriera. Era molto impegnato, come sempre, anzi forse più del solito. Ma di nuovo faceva di tutto pur di farci essere felici. Non sto parlando di benessere materiale, ma inte- riore. Per noi era una gioia girare con lui. Non erano dei banali giri turi- stici. Tutt’altro. Scoprivamo la cultura, le usanze, i difetti di quel popolo (li adoro, ma i vietnamiti sono molto testardi!), ci mescola- vamo tra loro, condividevamo tutto con loro. Io e mio fratello frequentavamo la scuola fran- ITALIA # Pagina a fianco, in basso : Tommaso Urbani, con la sorellina Maddalena, in un villaggio vietnamita dell’interno nell’anno 2000. Colonna a destra : le coper- tine dei tre libri pubblicati in occasione del decennale della scomparsa di Carlo. # A destra : un manifesto di Hong Kong indica le precauzioni per evitare il contagio; il virus re- sponsabile della Sars, individuato da Carlo Urbani. Sotto : Carlo con un collega vietnamita.

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