Missioni Consolata - Dicembre 2012

30 MC DICEMBRE 2012 dello di semplicità, lealtà e altrui- smo. Mi preoccupa anche la Chiesa locale che sta crescendo molto ma è diventata troppo ma- terialista, mettendo al primo po- sto le offerte e il denaro piuttosto che il messaggio di Cristo e la pa- storale. Quando è venuto il cardi- nale Pengo nel Centro di Bunju, ci ha spronato a fare formazione se- guendo il nostro spirito missiona- rio. È rimasto affascinato ed en- tusiasta perché, secondo lui, in un momento in cui la gente ha perso di vista lo scopo vero della vita e molti preti diocesani il vero senso della vocazione, è proprio il carisma missionario che po- trebbe portare un cambiamento radicale nella Chiesa locale e nei comportamenti della gente. avuto la fortuna di far parte di una famiglia di cattolici praticanti: pensa che mio nonno Victor fu battezzato nel 1891. Il mio sogno da bambino era di- ventare un maestro per educare e istruire le persone. Ho sempre vi- sto la figura del maestro come una persona che poteva fare del bene, ma mi piaceva anche l’idea di diventare prete. Quando ho fi- nito la scuola primaria ho deciso di andare in seminario. I miei ge- nitori mi hanno incoraggiato. Mio fratello era entrato nel seminario diocesano e io in quello dei cap- puccini: l’ambiente era molto aperto e accogliente. Nella mia cultura wachanga la figura del sacerdote era vista come quella di un capotribù, di un governa- tore, di una persona onorata e questa cosa mi creava dei fastidi, perché l’unica certezza che avevo già da allora era che mai nella vita avrei voluto essere onorato né tanto meno servito, ma volevo io servire e così mi sono fatto missionario, chiedendo al Si- gnore che non mi facesse mai cambiare testa. E ancora lo chiedo. Adesso sogno che la mia gente torni a essere più umana e più semplice. Vorrei che si vi- vesse tenendo conto della pre- senza dell’altro, che si recupe- rasse quel senso di altruismo che è intrinseco nel tanzaniano, indi- pendentemente dalla fede reli- giosa. Nyerere deve tornare a es- sere il nostro faro, per il suo mo- «I tanzaniani devono sentirsi “missionari” nel posto in cui si trovano così da impegnarsi a mi- gliorare la propria vita e la pro- pria fede di conseguenza. I preti devono uscire dalle loro Chiese e assimilare questo spirito missio- nario in maniera da avere uno sti- molo a fare le cose in modo di- verso, magari più moderno e adatto alla realtà attuale», mi ha spiegato il Cardinale. E io con- cordo con lui. In un momento de- cisamente schizofrenico per il nostro paese, noi missionari non dovremmo mai stancarci di spie- gare, ascoltare e ricordare alla gente gli insegnamenti del nostro « Baba ya Taifa » padre della pa- tria, Nyerere. Romina Remigio TANZANIA # Sopra: una delle sale per incontri con i partecipanti a un seminar di formazione. # A sinistra: lavoro di gruppo all’ombra e all’aria aperta. # Sotto: padre Giuseppe Inverardi, per 12 anni superiore generale (1981-1993), da 20 anni missionario in Tanzania, è l’ideatore e fondatore del Centro Missionario di Bunju.

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