Missioni Consolata - Dicembre 2012

propone l’istituzione di una zona di sicurezza in territorio siriano, dove si possano raccogliere gli sfollati siriani. Per molti osser- vatori internazionali la vera in- tenzione turca è quella di creare una zona cuscinetto dove l’eser- cito ribelle (Fsa) possa ricevere armi e munizioni senza dover entrare in Turchia. Con il passare dei mesi lo scon- tro tra lealisti al regime di Assad e ribelli, si allarga a tutta la Si- ria. Il Fsa crea dei propri gruppi in tutte le maggiori città. Si com- batte strada per strada. I princi- pali centri vengono presi d’asse- dio e conquistati a turno dall’e- sercito regolare e dai ribelli. As- sad appare in pubblico più volte per sostenere la tesi che non si tratti di una rivoluzione, ma un tentativo di golpe lanciato dai paesi nemici della Siria. Dopo queste dure prese di posi- zione inizia il periodo più difficile per i civili: l’aviazione comincia a bombardare le città. Migliaia i morti, decine i paesi distrutti. I giornalisti non possono muo- versi liberamente, o sono embedded (incorporati) con i ri- belli o con le truppe di Assad, le notizie sono poche e contraddit- torie. MILIONI ALLO SBANDO Si parla di milioni di siriani che vagano per il paese alla ricerca di un posto sicuro. Gli uomini sono arruolati nell’esercito o passano con i ribelli. «Poco im- porta da che parte si è schierati» spiega Doreen, trentenne madre di tre figli, «finché sparavano per strada, noi ci siamo chiusi in casa, ma con l’inizio dei raid ae- rei non abbiamo potuto far altro che abbandonare tutto e scap- pare». A inizio agosto 2012 i numeri dei profughi sono quelli di una cata- strofe: almeno 140mila in Gior- dania, 45mila sono stati accolti in Turchia, 34mila in Libano e quasi 10mila in Iraq, senza con- siderare le decine di migliaia di morti e i profughi interni. Ma tutto questo non è che l’inizio, infatti con il ramadan , mese sa- cro del digiuno musulmano (lu- glio-agosto 2012), i combatti- menti raggiungono il loro apice, le frontiere vengono prese d’as- salto. I paesi confinanti con la Si- ria chiedono l’intervento delle Nazioni Unite per la gestione dell’emergenza profughi. La situazione più difficile si regi- stra in Giordania, dove ogni notte sono centinaia gli ingressi clan- destini. Il regno hascemita si- stema i siriani in tre campi, prov- visori, tutti nel governatorato di Ar Ramtha. Uno dei campi è de- stinato ai soli uomini, in gran parte disertori dell’esercito leali- sta. Il campo profughi King Abdallah Park si trova a pochi chilometri da Irbid, la seconda città gior- dana, sede di grandi università e di importanti attività economi- DICEMBRE 2012 MC 17 MC ARTICOLI tay Durukan, della Helsinki Citi- zens Assembly , Ong turca che lavora con i rifugiati, spiega: «Cerchiamo di guardare la si- tuazione sia nei suoi lati positivi, sia in quelli negativi. Di positivo c'è che il governo ha lasciato aperti i confini e la Mezzaluna Rossa ha allestito i campi velo- cemente. Per quanto riguarda gli aspetti negativi bisogna dire che non c’è nessun tipo di con- trollo non governativo, su quanto avviene nei campi. I rifu- giati arrivano, vengono asse- gnati a un campo e da lì in poi le loro possibilità di movimento sono molto limitate: potremmo definirla una specie di deten- zione umanitaria». Nei mesi successivi i rapporti di- plomatici tra Damasco e Ankara si irrigidiscono, il governo turco ha paura di dover fronteggiare una situazione simile a quella del 1991, quando 500mila profu- ghi curdi iracheni si riversarono sul confine per sfuggire alla pu- lizia etnica voluta da Saddam Hussein. Durante l’estate 2012 Erdogan, capo del governo turco,

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