Missioni Consolata - Novembre 2012

32 MC NOVEMBRE 2012 IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (36) «A MEZZANOTTE SI ALZÒ UN GRIDO: ECCO LO SPOSO!» (MT 25,6) «La nuova Gerusalemme... pronta come una sposa» (Ap 19,7 e 21,25) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (70) MC RUBRICHE S iamo alle battute finali del racconto delle nozze di Cana, che ci ha svelato una prospettiva nuova, proiettata verso il contesto della storia già accaduta, ma che deve ancora avvenire in maniera compiuta. Giunti alla fine prendiamo atto che, come abbiamo detto più volte, non vi è cenno alla sposa che è la grande assente del racconto. Ma la sua assenza è in- gombrante, perché parla più ancora che se fosse presente: la finalità del racconto, nel- l’ottica dell’autore, non è la cronaca di un matrimonio o la santificazione anticipata dello sposalizio cristiano, come se Gesù stesse istituendo «il sacramento» nuziale; al contrario, l’obiettivo speci- fico, che ora dovrebbe essere certo per noi che abbiamo vissuto questo percorso insieme a tutti i personaggi del racconto, è il rinnovo dell’alleanza del Sinai nella persona di Gesù, il vero sposo, atteso dall’umanità. IN MEZZO A VOI C’È UNO CHE NON CONOSCETE Per la terza volta consecutiva in due versetti, l’autore nomina l’«architriclino», il responsabile or- ganizzativo dei rifornimenti per la festa perché tutto si svolga senza problemi. Egli però non è riu- scito a gestire «l’evento», perché è stato travolto dalla mancanza di vino, di cui non si è nemmeno accorto, perché ha provveduto «la madre». Nell’ottica dell’evangelista, costui non è un organizzatore qualsiasi; egli, al contrario, è il rappre- sentante ufficiale dell’« archierèus /capo dei sacerdoti», cioè dell’autorità ufficiale d’Israele, che avrebbe dovuto garantire la realizzazione dell’alleanza, mentre invece si è affaccendata in tutt’al- tro (cf Gv 18,13). Finalmente troviamo lo «sposo», che è una figura secondaria, quasi inutile, anzi inesistente, se non fosse per l’incidente del vino mancato, che «l’autorità» presente interpreta in maniera banale come un errore di organizzazione. Quando l’autorità manca di prospettiva, finisce sempre per essere un ostacolo. Ad andare più in profondità, però, scorgiamo che l’«architriclino», senza nemmeno rendersene conto, dice due cose importanti: a) il vino nuovo, quello che viene dopo, è superiore a quello che c’era prima: è eccellente; b) manifesta la sua sorpresa per la superiorità del vino nuovo, quasi a volere dire che in tutta la sua vita non ne aveva assaggiato uno come questo. Nonostante questa constatazione e il suo «stu- pore», egli non riesce ad andare oltre: l’espressione che rivolge allo sposo, «fino ad ora», lascia intendere che ci troviamo di fronte a due epoche, a due tempi, a due mondi: il mondo «fino ad ora» e il mondo che comincia da «adesso in poi». Egli non si rende conto della presenza di Gesù e del- l’azione da lui compiuta, per cui non si apre al fatto nuovo accaduto sotto i suoi occhi, che spacca in due la storia e il tempo, in «prima di Cristo» e «dopo di Cristo». Per l’autorità religiosa il «nuovo» è prigioniero del passato, una integrazione nella continuità della tradizione per cui nulla cambia, anche se tutto si trasforma. Oggi si direbbe «l’ermeneutica della continuità» che spiega certamente una linea teologica o, se si vuole, anche religiosa, nel senso di dare sicurezze e tranquillità a chi magari soffre di cuore e non vuole scomporsi più di tanto, re- stando fermo al calduccio dell’utero materno. Per questa logica, però, nulla può succedere di de- cisivo e dirompente, perché tutto deve avvenire in forma programmata e lineare. La storia, come la vita, mai è lineare, ma è sempre protesa verso il futuro, con andamento in parte lineare, in parte storto, in parte aggrovigliato e a volte anche senza senso. È l’esperienza che ognuno di noi fa ogni giorno e non si capisce perché questo criterio debba valere per ciascuno di noi e non può valere per la storia degli eventi, considerata in sé. Gv 2,9d-10: «L’architriclìno... chiama lo sposo 10 e gli dice: “Chiunque all’inizio/dapprima offre il vino ‘bello’/eccellente e quando [tutti] sono ubriachi, quello scadente; tu, [invece] hai voluto conservare il vino ‘bello’/eccellente fino ad ora”».

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=