Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

32 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (34) SAPERE DOVE SI STA «[L’architriclino] non sapeva di dove è [il vino] … Gesù, sapendo che era venuta la sua ora» (Gv 2,8; 13,1) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (68) MC RUBRICHE Q ualunque sia la simbologia dell’architriclino, che abbiamo trattato nella puntata pre- cedente, la figura non è superflua, ma ha un significato nell’economia del racconto giunto a conclusione. È strano, infatti, che il quadretto nuziale non si chiuda in un clima festoso «in cui vissero tutti felici e contenti», ma resti nella perplessità del re- sponsabile delle nozze che constata, anche se solo superficialmente, la diversità del vino perché non sapeva che veniva dall’acqua trasformata: «e non sapeva da dove è , ma sape- vano i diaconi/servitori, loro che avevano attinto l’acqua» (Gv 2,9). TRA BANALITÀ E KAIRÒS Questo personaggio che l’evangelista cita ben tre volte in appena due versetti, è chiuso nello sbalordimento del suo stesso stupore e, pur provenendo dalla tradizione giudaica, non si ac- corge di nulla, «non sa» il «dove» del «vino bello». L’unica cosa che sa fare è confabulare umo- risticamente con lo sposo, chiamato in causa solo a questo scopo. Al contrario «lo sanno» i dia- coni/servitori», cioè coloro che erano alle dipendenze dell’architriclino. Egli rappresenta i re- sponsabili della religione, l’autorità, e senza esagerare, possiamo anche dire, il sinedrio, cioè coloro che formalmente rappresentavano la volontà di Dio. «Tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo» sanno tutto sull’arrivo del Messia, sanno perfino che deve nascere a Betlemme, lo annunciano a Erode e ai magi (cf Mt 2,4-6), ma sono estranei ai movimenti di Dio, come se vi- vessero in un altro mondo. Sono talmente abituati a praticare la religione del dovere che si di- menticano della vita dove Dio esplode e si rende presente. Si ribaltano veramente i ruoli: quelli che dovevano sapere non sanno e quelli che non erano obbligati, invece, sanno: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,52). Un nuovo mondo sta cominciando, il mondo di Dio, capovolto in rapporto a quello della religione ufficiale che si ferma alle apparenze, alle convenienze, agli usi e tradizioni e perde di vista il cuore degli eventi, la loro origine, ma anche il loro senso. Chiusi nel principio uterino del «si è sempre fatto così» (per cui non c’è altra novità che il proprio passato), chiudono anche Dio nella prigione della propria mentalità meschina e retriva e lo incatenano alle micro prospettive della loro gretta vista che non sa mai oltrepassare il confine dell’ovvio e del consueto. Se l’architri- clino fosse stato permeabile al dubbio o quanto meno all’interrogativo, di fronte a un fatto nuovo, qui «il vino bello» dato alla fine del banchetto, si sarebbe domandato come ciò potesse accadere e perché. Non si sarebbe semplicemente rassegnato, limitandosi a dare un buffetto allo sposo, ma avrebbe indagato fino a incontrare il «kairòs» della sua vita, fino a incontrare l’e- vento nuovo per eccellenza, Gesù, lo Sposo atteso che ha mutato l’acqua in vino. Il povero sposo, vera figura occasionale e insignificante, colui che sarebbe dovuto essere in- sieme alla sposa, il protagonista della festa, invece, interpellato sembra di stare lì «a sua insa- puta», in funzione pleonastica alla dinamica del racconto: c’è solo per permettere all’architri- clino di stupirsi, banalizzando se stesso e la stessa figura dello sposo. La sua presenza fugace nel finale ha quasi lo scopo di mettere in risalto la sua assenza che ha dominato tutto il rac- conto. Lo sposo è altrove, anzi è un Altro. SAPERE, CONOSCERE E VEDERE L’evangelista sottolinea in un inciso che l’architriclino «non sapeva da dove» venisse il vino «bello». Il tema «sapere/non sapere» è caratteristico di Gv e ha sempre attinenza con la perso- nalità di Gesù, la sua missione, la sua natura e il suo rapporto con il Padre, che diventa la di- Gv 2,9: «Come poi l’architriclìno gustò l’acqua divenuta vino – e non sapeva da dove è, ma sapevano i dia- coni/servitori …».

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=