Missioni Consolata - Maggio 2012

46 MC MAGGIO 2012 OSSIER U na particolarità dei cosiddetti matrimoni misti (o unioni miste) è la loro natura inter- culturale che li rende un vero laboratorio di scambio, sperimentazione e soprattutto ne- goziazione, nelle più varie pratiche della vita quoti- diana. Pratiche che spaziano dagli orari di vita (per mangiare, dormire, etc.), ai gusti e alle abitudini cul- turali, alle credenze e pratiche religiose. Natural- mente queste attività d’interazione non riguardano in via esclusiva le coppie miste. In tutti i rapporti tra due o più persone (ma in modo particolare all’interno di una coppia) si scambiano e si negoziano opinioni, gusti, abitudini, principi e decisioni. Tuttavia, le dif- ferenze che si «giocano» all’interno delle coppie mi- ste sono di solito più evidenti (anche se non necessa- riamente più contrastanti). Questa condizione di particolarità si deve proprio al fatto di coinvolgere due persone nate, cresciute e quindi socializzate in due culture diverse, che hanno deciso di vivere as- sieme e di costruire un progetto di famiglia condi- viso. Questa scelta comporta un’attività di negozia- zione quotidiana. UN ELENCO DI DIFFERENZE Alcuni ricercatori hanno identificato almeno due ca- tegorie di differenze culturali che abitualmente ven- gono prese in considerazione all’interno delle unioni miste: le differenze (quasi) innocue e le differenze (più) rilevanti, essendo queste ultime quelle che con maggiore probabilità possono diventare un motivo di separazione per la coppia. Nelle prime è possibile far rientrare la lingua e le abitudini alimentari, mentre tra le seconde compaiono la religione, i ruoli di ge- nere e la divisione del lavoro, l’uso del denaro e l’edu- cazione dei figli. Ciò non significa che le prime siano irrilevanti ma che, per le coppie oggetto delle ricer- che, tali differenze non hanno rappresentato un mo- tivo di rottura. A questa prima categoria appartiene un elemento che, proprio per la sua quotidianità, è spesso passato inosservato, pur rivestendo una grande importanza in virtù della sua necessarietà per la vita di qualsiasi individuo, indipendentemente dalla cultura in cui sia nato e cresciuto: il cibo. Secondo lo scrittore, linguista e semiologo, Roland Barthes «il cibo è in ogni posto e in ogni epoca un atto sociale». Mangiare non è solamente un atto fi- siologico e materiale dell’uomo, ma anche un’espres- sione permeata di significati culturali, sociali e sim- bolici, che, in più, possono variare da una cultura al- l’altra. In questo modo, proprio perché il cibo è pre- sente lungo tutto il percorso di vita dell’essere umano, perché le specifiche abitudini alimentari sono le prime a conformarsi e perché, attraverso il cibo e lo sviluppo della cultura gastronomica, si può esprimere la propria identità culturale, nei processi migratori si sono studiati i cambiamenti alimentari e anche psicologici (proprio derivati dai cambiamenti nella dieta alimentare) che di solito sperimenta una persona/gruppo quando emigra in un contesto (ga- stronomico, ma non solo) diverso. DAL MESSICO AL SENEGAL Un interessante studio di Wallendorf & Reilly (1983) del dipartimento di marketing dell’Università dell’A- rizona, partendo dall’analisi dei rifiuti alimentari di un campione di famiglie di origine ispano-americana MANGIARE IN UNA COPPIA MISTA CONOSCERSI ATTRAVERSO IL CIBO DI C LAUDIA Z ILLI R AMÍREZ Le coppie miste sono un laboratorio interculturale, dove le differenze si incontrano, si scontrano e si trasformano. Ruoli di genere, divisione del lavoro, uso del denaro, educazione dei figli, religione, ma anche lingua ed abitudini alimentari. Queste ul- time, in apparenza poco rilevanti, possono divenire un proficuo elemento di incontro e condivisione.

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