Missioni Consolata - Maggio 2012

perfino come ipotesi». Allo stesso tempo, però, molti individui intervistati hanno sperimentato diverse at- titudini e/o comportamenti di rifiuto e disapprova- zione più sottili («di gentilezza, ma con distacco») da parte dei genitori e di altri parenti, in particolare ri- volti al partner straniero. Laddove però i partner stranieri vengono più facil- mente accettati, questo è dovuto a due caratteristi- che comuni delle famiglie: un atteggiamento di curio- sità e di apertura alla diversità (spesso percepita come qualcosa di esotico), oppure una percezione del partner straniero come un possibile aiuto nei lavori di casa, nella cura dei parenti anziani, o come compa- gnia per il figlio, in molti casi divorziato o vedovo. LE SECONDE GENERAZIONI Un'attenzione particolare va rivolta alle famiglie dei partner stranieri, soprattutto per quelli appartenenti alle seconde generazioni ossia i «figli di immigrati e non gli immigrati», come si definiscono essi stessi nel blog della Rete G2-seconde generazioni 1 . Questi gio- vani spesso non hanno compiuto alcuna migrazione, o, anche se nati all'estero, non sono emigrati volonta- riamente, ma sono stati portati in Italia da genitori o da altri parenti. Hanno compiuto in Italia tutto o parte del loro processo di socializzazione, ma riman- gono talvolta esclusi dalla concessione della cittadi- nanza e - rischiando di essere considerati stranieri sia nel paese di origine dei genitori sia in quello di de- stinazione - possono riprodurre forme di downward assimilation 2 , anche in ambito matrimoniale. Questi individui però, proprio per la discontinuità del pro- prio percorso di crescita rispetto a quello dei geni- tori e per la diversa posizione sociale nonché per l’e- sperienza nella società italiana, possono anche rap- presentare un fattore di profondo cambiamento degli assetti sociali. La società stessa è ormai in buona parte transnazio- nale e globalizzata e appare sempre più insostenibile per i giovani figli di immigrati doversi integrare o as- similare in un modello culturale precostituito, chiuso nei confini di una nazione o di una comunità. Le se- conde generazioni ricercano, al contrario, forme di riconoscimento identitario plurali, stratificate e fluide, che consentano di rendere conto in modo più adeguato di un'esperienza quotidiana caratterizzata da complessità e capacità di adattarsi a contesti mu- tevoli e in costante trasformazione. Esse sperimen- tano pratiche di multiculturalismo quotidiano, ossia un insieme di strategie che vengono usate in modo contingente e che articolano ironia, mimetismo, ostentazione, enfasi ed erranza, che permettono a ognuno di costruire la propria individualità e diffe- renza, rivendicata ormai su scala sopranazionale, lin- guistica, religiosa, etc., e in riferimento a gusti, este- tiche, simboli e tradizioni che travalicano i confini di uno Stato. TRA LA CULTURA EREDITATA E QUELLA ACQUISITA I giovani, soprattutto quelli nati in Italia, infatti, pur riconoscendosi per certi aspetti sostanziali (soprat- tutto nello stile di vita, nelle abitudini, nella libertà e nelle opportunità a disposizione) come italiani non sono facilmente disposti a negare o occultare altre forme di riconoscimento (soprattutto per ciò che concerne i valori, le tradizioni e i legami familiari). Le seconde generazioni incarnano, dunque, spesso non senza fatica e conflitti, le due culture, quella eredi- tata dai genitori e quella acquisita in Italia. E spesso il confronto/scontro con la propria famiglia e la loro comunità di appartenenza avviene rispetto ad alcune scelte fondamentali come quella del partner. Il formarsi di coppie miste, infatti, può essere perce- MAGGIO 2012 MC 41 © Ennio Massignan MC MATRIMONI

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