Missioni Consolata - Maggio 2012

22 MC MAGGIO 2012 FILIPPINE rata, caotica e anche disincantata Manila. Ecco allora che proprio da queste aree periferiche parte l'emigrazione, la più massiccia al mondo in percentuale sulla popolazione totale. Manila, no- nostante i tentativi di decentra- lizzazione amministrativa, è an- cora una strozzatura nel sistema che organizza le partenze per l’estero attraverso una com- plessa rete di agenzie pubbliche e private, a volte nell'ulteriore incertezza della clandestinità. Nei paesi d’emigrazione, è in- vece probabile l’incontro con connazionali raggruppati in co- munità sovente vaste e bene or- ganizzate, in cui è possibile ac- climatarsi prima ancora di cer- care un'integrazione nei paesi d'accoglienza. LA DIFFICILE EREDITÀ DEL CARDINALE SIN Una emigrazione in cui anche la Chiesa ha un ruolo: sia chie- dendo norme a tutela degli emi- granti e offrendo attività di coun- seling in patria, sia provvedendo alle molte cappellanie filippine in oltre un centinaio di nazioni. La storia filippina del dopo- guerra è stata caratterizzata prima dalla costruzione di una fragile democrazia elitaria, ere- dità della colonizzazione statuni- tense (anni 1945-1965); da una dittatura lunga e dura guidata da Ferdinand Marcos (1965-1986), all'inizio mitigata da una politica populista e anti-elitaria; infine dal ritrovato orgoglio democra- tico dopo la «Rivoluzione dei fiori e dei rosari» del febbraio 1986 guidata da Corazón Aquino. An- che nel contesto storico contem- poraneo, un cenno va fatto al ruolo della Chiesa nell'accompa- gnare questo difficile periodo della storia dell'arcipelago asia- tico, passato da una democrazia «ritrovata», a una democrazia «tradita». Oggi anche a una rin- novata speranza, ma con poche illusioni. Sarebbe sbagliato ridurre l'im- pegno della Chiesa a un ruolo «politico». In realtà, due sono sempre stati i suoi obiettivi fon- damentali: formare la coscienza degli elettori e favorire consulta- zioni libere ed oneste. Senza mai appoggiare espressamente al- cun candidato né programma di governo, i vescovi hanno sugge- rito i criteri morali per una valu- tazione delle candidature: ope- rare con impegno e coerenza per il bene comune; promozione e difesa della giustizia; spirito di servizio; opzione preferenziale per i poveri e per la difesa dei di- ritti umani. Un impegno, quello della Chiesa filippina, o almeno dei suoi set- tori più progressisti, che ha ac- compagnato negli ultimi 25 anni una società civile attiva e varie- gata, sovente ideologizzata e in- sieme repressa. Va ricordato an- che il ruolo del cardinale Jaime Sin, negli anni bui della ditta- tura, coscienza critica del potere e poi «censore» della nuova e fragile democrazia filippina. # A sinistra: il presidente filippino Benigno Noynoy Aquino, figlio di Corazón (Cory) Aquino, presidente dal 1986 al 1992. Sotto, a sinistra : Corazón (Cory) Aquino. Sotto, a de- stra : l’ex dittatore Ferdinand Marcos, al potere dal 1965 al 1985. # Pagina accanto: Cecilia Flores-Oebanda, presidente della Ong Visayan, durante una premiazione.

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