Missioni Consolata - Maggio 2012

Nel clima di caos e violenze a pagare il prezzo maggiore sono la popolazione civile e le mino- ranze non schierate nel conflitto tra sunniti e sciiti; tra queste mi- noranze ci sono i cristiani, presi tra due fuochi: tra la brutalità del regime e la lotta senza quar- tiere dei ribelli islamici. Dall’inizio del 2012, infatti, si stanno registrando parecchi epi- sodi palesemente anticristiani: il 25 gennaio è stato ucciso padre Basilios Nassar, sacerdote greco Dall’altra c’è l’opposizione che, sull’onda della cosiddetta prima- vera araba, lotta per una mag- giore libertà e democrazia, in modo da affrontare gli enormi problemi economici in cui si di- batte il paese. In pratica però, si tratta di un’opposizione molto frastagliata all’interno, che va dai movimenti laici liberali ai gruppi fondamentalisti, in cui il desiderio di libertà si confonde con quello della rivincita dei sunniti contro la minoranza alawita; un coacervo di movi- menti senza veri leader di riferi- mento; gruppi degenerati in bande armate che infieriscono contro la popolazione civile di ogni confessione. Alla divisione interna si aggiunge una lotta di influenze, quasi una guerra per procura fra potenze mondiali e paesi confinanti: Usa e paesi sunniti (Arabia Saudita ed emirati del Golfo) dalla parte dei ribelli islamici; Russia, Cina e paesi sciiti (Iran) schierati con Assad. ortodosso, mentre prestava soc- corso a un ferito in una strada di Hama; a Homs i ribelli hanno uc- ciso 230 cristiani; chiese, scuole e case di cristiani sono state saccheggiate e distrutte; in qual- che manifestazione di protesta del venerdì è risuonato lo slo- gan: «Alawiti alla tomba e cri- stiani in Libano». Non siamo ancora all’esodo, ma i cristiani hanno iniziato la fuga: essi temono che, tolto di mezzo il regime degli Assad, che fino ad ora li ha riparati dalle violenze e discriminazioni perpetrate in al- tri paesi islamici, si ripeta lo scenario dell’Iraq, dove le milizie sunnite praticano apertamente la caccia al cristiano. Fermare la repressione del re- gime è un imperativo, quanto fermare una deriva settaria che caratterizza la lotta in corso. «Credo che la Siria, dopo un anno di questa esperienza, non sarà più la stessa - afferma il patriarca melchita Gregorio II Laham -. Credo che ci sarà un cambiamento di base, e credo che anche il presidente Bashar al Assad lo voglia». Di fronte alle critiche di chi rim- provera la Chiesa in Siria di non schierarsi contro il sistema, il patriarca chiama al dialogo «tutti i partiti in Siria e fuori della Siria» e, rivolgendosi so- prattutto ai paesi Europei e del Mediterraneo dice: «Non pen- sate a cambiare il regime, ma aiutate il regime a cambiare. Credo che sia questa la giusta vi- sione delle cose. E per questo la chiesa è là, e ha fatto molto... Per noi non è il momento di chiedere i nostri diritti, ma di ri- scoprire la nostra missione in un mondo arabo, che vive una nuova nascita. Predicare la pace, la le- galità, la giustizia è la nostra maniera di accompagnare gli av- venimenti, sia all’interno che al- l’esterno». Benedetto Bellesi M GI 2 MC 13 MC ARTICOLI # Dimostrazione di ribelli siriani per le vie di Homs. # Ragazzi siriani nel campo profughi di Boynuyogun in Turchia. © AP Photo/Muzaffar Salman © Commentmideast-2011

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=