Missioni Consolata - Aprile 2012

di lavorare con bambini, ragazzi, giovani e adulti. Questo sta ge- nerando un grande interesse so- prattutto nelle «mamme comu- nitarie» che attendono ogni giorno a gruppi di bambini dai tre ai sei anni, nelle maestre delle scuole elementari e nei professori di religione delle me- die e superiori. È interessante notare che il punto di partenza è sempre la Parola di Dio avvicinata secondo l’età delle persone e la sensibi- lità afro che è profondamente re- ligiosa. Penso che questa sia la chiave del possibile successo della proposta educativa del no- stro gruppo di giovani contraria- mente alle diverse iniziative che vengono «da fuori» e che per mille ragioni non tengono conto della mentalità religiosa della nostra gente. È un avvicina- mento alla Bibbia alternativo ri- spetto ai diversi gruppi religiosi che pullulano nel territorio e che spesso strumentalizzano la Pa- rola di Dio per allontanare dai problemi reali o per incutere paura minacciando castighi e a volte generando fanatismo. Riusciranno i nostri giovani eroi a realizzare un Marialabaja di- verso? Intanto ci provano! E noi formuliamo i migliori auguri con piena fiducia nella Parola di Dio che con la forza dello Spirito permetterà loro di superare qualsiasi ostacolo. NATALE 2011: CRISTIANIZZAZIONE E SCHIAVITÙ Il 2011 è stato un anno di grazia per noi e per il nostro popolo con l’ordinazione di due sacerdoti missionari della Consolata. Pos- siamo dire: «Missione com- piuta!»? In un recente incontro comunita- rio ci siamo guardati in faccia tutti piuttosto perplessi. Il par- roco colombiano P. Gabriel, il brasiliano P. Sergio, il giovane seminarista Alex del Kenya e l’i- taliano (che sono io), ci siamo vi- sti un po’ persi e abbiamo dovuto riconoscere che siamo ancora ben lontani dal capire cultura, mentalità e linguaggio del nostro popolo, soprattutto per quanto riguarda le sue espressioni reli- giose. Dio è dappertutto, ma Gesù Cristo è il grande scono- sciuto! Eppure la presenza di missionari nel territorio data quasi dall’inizio della conquista dell’America quando fu fondata nel 1535 «Villa Maria» l’attuale Marialabaja. Che è successo in tutti questi anni e particolar- mente nei quasi 25 anni della no- stra presenza come missionari della Consolata? Vale la pena ripercorrere le cir- COLOMBIA 76 MC APRILE 2012 costanze e le caratteristiche del- l’evangelizzazione dei primi tempi della conquista nel territo- rio di Cartagena de Indias, «porto e porta» degli schiavi che popo- larono gran parte della Colom- bia. L’evangelizzazione, o meglio il proceso di cristianizzazione della popolazione afro fu lungo, contradditorio e doloroso per la semplice ragione che cristiane- simo e schiavitù sono andati a braccetto per secoli lasciando conseguenze profonde che du- rano ancora. La Chiesa del secolo sedicesimo accettava la schiavitù che già esisteva anteriormente, conside- randola normale e addirittura necessaria per offrire a questi «poveretti» la possibilità di en- trare nel Regno di Dio. Il cristia- nesimo incise quindi enorme- mente sulla creazione di un sin- cretismo religioso nato dall’in- contro delle diverse culture ori- ginarie dell’Africa con le tradi- zioni spagnole imposte con auto- rità ma non sempre con profon- dità e libertà. L’influsso religioso cristiano fu inesistente nei pa- lenques (dove si rifugiavano gli schiavi che fuggivano), minimo nelle miniere, limitato nelle aziende agricole spagnole, e più consistente nella città di Carta- gena dove i Gesuiti, soprattutto con p. Sandoval e p Claver (S. Pedro Claver), accoglievano nel porto e seguivano nella città con diverse iniziative pastorali gli schiavi che arrivavano dall’A- frica. Nonostante i limiti dell’evange- lizzazione, le comunità afro con grande sapienza riscoprirono nel cristianesimo espressioni reli- giose che furono un’arma di so- pravvivenza culturale e permi- sero di conservare e ricreare ele- menti mitici delle religioni afri- cane. Questo perdura anche oggi e si manifesta soprattutto nelle feste patronali delle diverse co- munità. E non saremo noi, poveri «untorelli», a cambiare questa realtà. Piuttosto siamo chiamati a capire e valorizzare questa cul- tura e tradizione e aiutare nella formazione di persone che siano sempre più coscienti dei propri valori alla luce del Vangelo di Gesù tanto distorto storicamente come rivoluzionario e dinamico oggi e sempre. # Da qui sotto, in senso antiorario: Festival nazionale del Bullerengue 2011; ponticello su uno dei canali che segnano la campagna di Maria- labaja; splendido sorriso di bimba; l’arrivo del nuovo trattore alla ca- scina Consolata.

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