Missioni Consolata - Aprile 2012

rabbia e una frustrazione profonde, non sono difficili da coinvolgere in azioni violente in cambio di denaro». Al disagio giovanile si aggiun- gono altri fattori, primo fra tutti quello dell’iniqua distribuzione della terra. «È un problema che affonda le sue radici nel colonia- lismo», precisa padre Michael Njagi da Mombasa, dove partico- larmente serie sono le conse- guenze del mancato riconosci- mento del diritto alla terra. «Fu durante l’epoca coloniale che i nativi di zone di particolare inte- resse agricolo furono sfollati verso aree meno fertili per poter assegnare le loro terre ai coloni europei, sulla base di quanto sancito dal leggi come il Crown Lands Ordinance del 1902 poi rimpiazzato dal Government Land Act del 1915. Il principio di gestione comunitaria delle terre andò perduto, accantonato in fa- vore del modello occidentale di possesso privato. chiesa cattolica compresa, che pure da anni nei suoi documenti segnalava la gravità della situa- zione e l’urgenza di risolvere una volta per tutte il problema della terra. La speranza di elezioni pa- cifiche aveva fatto sottovalutare la campagna di odio etnico messa in atto nei mesi immedia- tamente prima delle elezioni con ampio uso di radio locali e cellu- lari. Questo ottimismo «a tutti i costi» aveva lasciato campo li- bero a quella parte di classe diri- gente che aveva volutamente strumentalizzato l’elemento et- nico per fomentare tensioni da capitalizzare come merce di scambio nell’arena politica. Nella maggior parte dei casi, le violenze sono state perpetrate da giovani frustrati dalla mancanza di prospettive occupazionali che avevano accettato, in cambio di una manciata di scellini offerti dagli emissari di politici di diversi schieramenti - ben organizzati già da mesi -, di impugnare la panga (il tipico coltellaccio usato dai contadini per far di tutto, dal tagliare alberi al pulire la terra dalle erbacce, dal macellare un animale al farsi uno stuzzica- denti) e diventare giustizieri e di- fensori del proprio gruppo et- nico. Il conflitto e le sue cause Proprio questo disagio giovanile è una delle chiavi di volta per comprendere i fatti del 2007 – 2008. Il tasso di disoccupazione, in Kenya, è intorno al 40%: circa sedici milioni di keniani non hanno un lavoro. Di questi, dieci milioni sono giovani fra i 18 e i 30 anni. «L’assenza di prospettive e la difficoltà a garantirsi la sussi- stenza», commentava padre Gigi Anataloni, missionario della Con- solata e direttore della rivista The Seed di Nairobi all’epoca de- gli scontri, «si trasformano velo- cemente in mancanza di fiducia in se stessi e nel futuro. Giovani in questa condizione, che vivono di espedienti e che covano una A peggiorare la situazione furono le ridistribuzioni successive al- l’indipendenza, spesso attuate dai nuovi governi in maniera poco chiara a favore di individui potenti e ben introdotti, in grado di corrompere le autorità prepo- ste all’assegnazione delle terre. Si calcola che circa il 60% di tutte le terre arabili sia nelle mani di pochi latifondisti, tra cui molti membri di governi passati e pre- senti. Infine, ed è il fatto più di recente, le multinazionali straniere si stanno accaparrando i pezzi di terra migliori e, secondo le stime del Ministero della terra del Kenya, una serie di proprietari assenti, keniani e stranieri, pos- seggono oltre settantasette mila ettari di terra solo nella zona co- stiera fra Malindi e Mombasa dove le comunità locali sono co- strette a vivere pagando affitti mensili e rischiando costante- mente di essere sfrattate e allon- tanate». Cooperando… 70 MC APRILE 2012 # In queste due pagine: scene degli incontri organizzati dal progetto «Giovani Uniti per la Pace» in varie parrocchie del Kenya e logo «Trentino in rete con il mondo», uno dei finanziatori del progetto.

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