Missioni Consolata - Aprile 2012

lenza interconfessionale, divam- pata in Egitto dopo la caduta di Mubarak. Quando l’11 febbraio 2011 viene dato l’annuncio che Mubarak lascia il potere, lo Stato rischia di sbandare e l’esercito, che da sempre è considerato da- gli egiziani come il garante della stabilità, prende il controllo del paese. La legge d’emergenza, che dà al Presidente (carica rico- perta ad interim dal generale Tantawi) poteri speciali, resta in vigore. Il presidente, sino alle elezioni che si terranno entro giugno 2012, rimane formal- mente Hosni Mubarak, ma tutte la sue funzioni sono espletate da Tantawi, che siede a capo del «Consiglio superiore delle Forze armate» (Scaf). Con il passare dei mesi, i rivoluzionari di piazza Tahrir prendono le distanze dal- l’operato dei militari e ricomin- ciano le proteste. Prima al riparo delle differenti confessioni reli- giose e poi sempre più dichiara- tamente contro lo Scaf. Il punto più violento è la settimana prima delle elezioni, a novembre 2011, quando negli scontri muoiono più di 80 persone. In queste ma- nifestazioni partecipano persone di ogni estrazione: giovani laici come uomini con le barbe lun- ghe, emblema dei salafiti. Tra questi anche un anziano sacer- dote ortodosso che racconta: «La giunta militare ha deciso di ucciderci. Ha cominciato sin dall’11 febbraio. Ha ucciso i copti a Maspero. Ha ucciso egiziani, cristiani e musulmani in piazza Tahrir». Abeer Saady è la vice-direttrice del sindacato dei giornalisti egi- ziani, unica donna eletta tra la dirigenza dell’istituzione. Saady ha vissuto la rivoluzione e gli scontri dell’ultimo anno sempre in prima linea: «Quello che è successo a Maspero è tutt’altro che uno scontro religioso. In quella marcia c’erano copti e musulmani, assieme pacifica- mente. Marciavano per raggiun- gere la torre delle telecomunica- zioni, quando sono stati attaccati dai militari. Queste violenze sono state documentate da un famoso blogger Alaa Abdel Fattah, che era presente alla manifesta- zione, e che ha usato tutti i social media per documentare quanto accadeva». Alaa, dopo i fatti di quella notte, è stato arrestato dai militari ed è rimasto nelle carceri egiziane per diversi mesi. «La controrivoluzione e l’eser- cito - continua la Saady - cer- cano di distruggere la credibilità di blogger e giornalisti. Si usa e si abusa della religione in questi casi». Sono in molti gli egiziani a pensarla come la sindacalista: Ibrahim ciondola per piazza Tah- rir, si avvicina e ascolta interes- sato i discorsi che vedono in con- trapposizione cristiani e musul- mani: «Io sono musulmano, prego tutti i giorni, ma ho sem- pre frequentato le scuole cattoli- che. Nel mio palazzo non vive nessun cristiano, ma in quello EGITTO

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