Missioni Consolata - Aprile 2012

lora le problematiche sociali ri- guardano lo spezzare il pane. “Ho sentito il grido del mio po- polo”, dice il Signore a Mosé. “Date voi da mangiare”, dice Gesù. Non si può convivere con il peccato, anche con quello strut- turale, ossia l’ingiustizia siste- matica, lo sfruttamento dell’al- tro». ITALIA (E GIOVANI) IN CRISI ESISTENZIALE Padre Nicholas ha assistito all’e- splosione della crisi economica che sta colpendo l’Italia. Nono- stante si dichiari a più riprese inadeguato a fare commenti ri- spetto alla situazione economica e politica italiana, gli chiediamo di dirci qualche sua impressione a pelle: «Penso che la crisi sia reale, però i timori sono esage- rati. Gli italiani non sanno cosa significa non avere patrimonio, non avere niente. Io vengo da un paese povero. La mia famiglia non è povera perché i miei geni- tori lavoravano entrambi, e noi figli abbiamo studiato tutti. Però ho vissuto in una situazione in cui non c’era patrimonio. In Italia con la realtà del consumo critico e parlando con le famiglie che fanno parte del Consolata GAS, Gruppo di Acquisto Solidale nato nel Centro di Animazione di Casa Madre. «Io non ho mai vissuto in uno slum . Ci sono andato una volta. Però mi sembrava nor- male. Vicino al mio villaggio c’è una multinazionale che produce cemento. Questo si sparge tutto attorno entrando nei polmoni delle persone che vivono nella zona. Di questo la gente non si accorge, pensa che sia tutto nor- male, che siano i wasungu che lavorano come sempre. Ho sem- pre saputo che il Kenya è un paese povero. Ciò che non sa- pevo era il perché. I meccanismi dell’economia internazionale, l’impoverimento, le multinazio- nali straniere che sfruttano le nostre terre». Il suo modo so- lenne di parlare, tra uno scoppio di risate e l’altro, diventa ancora più grave: «Ci sono persone abi- tuate a fare distinzioni tra il so- ciale e lo spirituale. Le proble- matiche sociali ci interrogano, e la fede senza le opere è morta: non si può distinguere tra una Chiesa che si impegna social- mente e un’altra che si impegna spiritualmente. È l’unica fede che si esprime nell’aiuto al po- vero e nella preghiera: è il pane spezzato, l’unico Gesù Cristo. Al- c’è da ringraziare Dio per il pa- trimonio che i genitori hanno po- tuto accumulare negli anni per aiutare i figli. Per dirla in poche parole, non vedo che gli italiani muoiano di fame. C’è però una seconda considerazione: i ra- gazzi non sono pronti a vivere nella precarietà economica, e la mancanza di lavoro li manda in crisi. La loro preoccupazione è giusta, non perché manchi qual- cosa: si mangia, si comprano i biglietti per il concerto, si va al cinema, in piscina, la vita va avanti. Ma la preoccupazione è seria perché i ragazzi non sono pronti, e questo li manda profon- damente in crisi. Se mio fratello sta un anno o due senza lavo- rare, si preoccupa, però non va in depressione. Qui entra in gioco una questione esisten- ziale». EVANGELIZZARE LA CULTURA Il riferimento reiterato al mondo giovanile italiano che il nostro in- terlocutore sta iniziando a cono- scere nella sua frequentazione delle scuole, ci induce a chieder- gli di descriverci un po’ meglio in cosa consista il suo lavoro di evangelizzazione: «L’Occidente ha un ruolo importante nel mondo, e i ragazzi che incontro nelle scuole saranno i futuri lea- der dell’Europa. Bisogna essere presenti dove si crea la cultura per mettervi la luce del Vangelo. Stimolare i ragazzi a prendere sul serio la loro vita. Il lavoro che faccio nelle scuole consiste in un confronto culturale ed evange- lico con i popoli del mondo, par- tendo dal grosso patrimonio ac- cumulato dai nostri due istituti di missionari e missionarie della APRILE 2012 MC 57 # A sinistra: la «via principale» dello slum di Deep Sea a Nairobi. # A sinistra in basso: il mercato di Machakos. # In questa pagina : i giovani italiani che hanno accompagnato padre Nicholas nel suo paese, in rela- zione con i locali.

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