Missioni Consolata - Aprile 2012

Macheronte, a est del Mar Morto, come testimonia Giu- seppe Flavio. Altri luoghi santi sono sparsi in tutta la Transgiordania, nelle re- gioni della Decapoli e di Perea, dove Gesù passò insegnando, sfamò le folle che lo seguivano (Mc 8,1-9), guarì malati e scacciò demoni, come fece a Gadara (Mt 8.28-34) o nella «regione dei Ge- raseni» (Mc 5,1-20), dove gli spi- riti maligni, cacciati da due inde- moniati, affogarono una mandria di porci nel lago di Galilea. PIETRE VIVE Lo storico della chiesa Eusebio di Cesarea (264-340) informa che nel 67-68 d.C., durante la guerra giudaica, i cristiani fuggi- rono da Gerusalemme prima che fosse distrutta dai romani, attra- versarono il Giordano e si rifu- giarono a Pella, poi si estesero in altre città della Decapoli. Alla fine del IV secolo il cristia- nesimo si era sparso in tutti i centri urbani ellenizzati della Giordania: al concilio di Nicea, nel 325, erano presenti i vescovi di città come Filadelfia (oggi Am- man), Esbus e Aila (Aqaba). Ben presto accolsero il cristianesimo anche varie tribù arabe nomadi e seminomadi del deserto, come i Ghassanidi nel centro nord e quelle dei Nabatei nel sud, la cui capitale, Petra, ebbe la sua cat- tedrale nel 447. A testimoniare la grande fiori- tura del cristianesimo riman- gono le rovine, tuttora visibili, di innumerevoli chiese del IV-V se- colo, abbellite da pavimenti con elaborati mosaici, da decorazioni sontuose e da altri ricchi arredi. Edificata con pietre vive, anche dopo la conquista islamica della Terra Santa (VII sec.), la chiesa in Giordania continuò a fiorire con nuove chiese, monasteri ed eremitaggi nei deserti, popolati da migliaia di uomini e donne in cerca di silenzio e preghiera. Per due secoli la minoranza mu- sulmana e la maggioranza cri- stiana vissero fianco a fianco, grazie anche ai clan arabo-cri- stiani che strinsero alleanze con gli invasori consanguinei. Ma nei secoli seguenti le città bizantine si spopolarono e decaddero e la presenza cristiana si ridusse a esigua minoranza; i territori d’Oltregiordano diventarono marginali, quando, passati dal califfato degli Omayyadi a quello dell’Egitto, le rotte carovaniere furono soppiantate da quelle marittime. Sotto l’Impero ottomano (1517- 1918) i cristiani continuarono a diminuire, conservando un te- nue legame di appartenenza al cristianesimo più che altro per distinguersi dalle tribù beduine passate all’islam. Giuridica- mente essi dipendevano dai pa- triarcati di Gerusalemme, ma non ricevevano alcuna cura pa- storale, finché a metà dell’Otto- cento preti latini e di altre chiese cristiane si spinsero ol- tre il Giordano alla ricerca dei propri fedeli autoctoni. Il Pa- triarcato latino si mostrò subito il più dinamico, aprendo scuole, chiese e altre opere caritative a favore di tutta la popolazione giordana, che alla fine dell’Im- pero ottomano contava circa 40 mila abitanti, di cui il 18% cri- stiani. GIORDANIA 10 MC APRILE 2012 SCUOLE APERTE A TUTTI Oggi la Giordania ha una popola- zione di circa 6,5 milioni di abi- tanti, molti di origine palesti- nese, 94% musulmani e 6% cri- stiani, secondo le statistiche go- vernative. Fonti indipendenti, tuttavia, stimano che i cristiani di tutte le denominazioni presenti in Giordania siano circa 340 mila; la maggioranza aderisce alle chiese ortodosse orientali; circa 110 mila sono i cattolici di vari riti (latini, melchiti, maroniti, ar- meni, caldei, siriaci...). Piccola ma in molti aspetti vivace, la chiesa cattolica conta in Giorda- nia 64 parrocchie, 4 vescovi, 103 sacerdoti, 266 religiosi e reli- giose; giordani sono oggi la maggioranza dei seminaristi nel # Da sinistra , mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, il suo ausiliare e vicario per la Giordania, Salim Sayegh, e la signora Huda Muhasher, presidente della Caritas giordana. # Il Complesso civico di Pella: resti della basilica bizantina del 6° se- colo, con la scalinata di accesso.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=