Missioni Consolata - Ottobre 2010

all’Olanda ed il tessuto prove- niente dal regno britannico è ri- tenuto di ottima qualità ed è uno dei più amati. I prezzi di questi tessuti prodotti in Europa sono però proibitivi per le tasche della maggioranza della clientela del Dantokpa. Fortunatamente, per i consuma- tori, e sfortunatamente per le imprese europee, la Cina ha im- messo nel mercato il proprio wax a partire dalla fine degli anni No- vanta ed ha, in poco tempo, sba- ragliato la concorrenza puntando sull’economicità dei propri pro- dotti e del legame diretto con i venditori africani. Il tessuto «made in China» ha infatti un co- sto fino al 70% inferiore di quello olandese e inglese, anche se di qualità più scadente. L’infiltrazione del tessuto cinese, come detto, è stata possibile gra- zie ad un’importazione massiccia di prodotti a basso costo ed at- traverso una politica di prossi- mità con i commercianti locali. IL LUNGO VIAGGIO DEL COTONE I venditori di tessuto sono infatti in stretto legame con le imprese produttrici, alle quali lanciano i propri ordini direttamente, senza passare da intermediari. La maggior parte dei venditori del mercato infatti ha effettuato un viaggio in Cina al fine di conclu- dere contratti di produzione con fabbriche tessili cinesi. I viaggi sono organizzati diretta- mente dai venditori del mercato che stabiliscono il contatto con le aziende produttrici attraverso istituzioni specializzate come la Camera di Commercio Cinese a Cotonou, il Centro Cinese di Svi- luppo Economico e Commerciale e l’Ambasciata di Cina oppure at- traverso un più informale passa- parola dei colleghi mercatari. Il visto d’entrata in Cina è sem- plice da ottenere ed i commer- cianti pagano di tasca propria il prezzo del biglietto d’aereo. Es- sendo spesso sprovvisti della ca- pacità economica a sostenere le spese di soggiorno e di investi- mento, fanno ricorso a collette ( tontines ) da parte dei loro colle- ghi o richiedono prestiti a fami- liari. Ma l’investimento, a detta dei commercianti, è sempre re- munerativo. La meta più richiesta è Guang- zou, dove, una volta atterrati, i commercianti beninesi vengono accolti da interpreti specializzati che guidano i nuovi venuti alla ri- cerca di fabbriche di produzione. Il soggiorno in Cina dura in me- dia tra le due e le tre settimane e si conclude con la firma di com- messe per i prodotti. Una volta ritornati in patria i ri- venditori non devono fare altro che aspettare l’arrivo dei cargo al porto di Cotonou per cominciare la distribuzione all’ingrosso dei tessuti. Al porto, le navi provenienti dalla Cina non ritornano in patria vuote. A Cotonou infatti vengono riempite di cotone grezzo pro- dotto in maggioranza nel nord del paese o nei paesi limitrofi (Mali e Burkina Faso soprattutto, che sono i principali produttori africani insieme al Ciad). Il cotone, rappresenta il più im- portante prodotto da esporta- zione del Benin e, dopo la grande crisi che l’economia cotoniera ha subito negli anni ‘90, la destina- zione principale di questo pro- dotto è diventata la Cina. Non è dunque difficile pensare che il cosiddetto «oro bianco» parta grezzo dal Benin verso l’O- riente in attesa di essere lavo- rato, poi stampato con colori ap- prezzati dai clienti africani e riac- quistato dai commercianti a Guangzou per finire finalmente esposto nelle bancarelle del mercato Dantokpa. Pietro De Nicolai 84 MC OTTOBRE 2010 MERCATO # Sopra: Ouagadougou, negozio di prodotti asiatici gestito da cinesi. # A fianco: Luanda (Angola), un cybercafé gestito da cinesi.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=