Missioni Consolata - Ottobre 2010

OTTOBRE 2010 MC 71 Nei meeting si definiscono i piani di cooperazione triennali, così a Sharm-el-Sheik è approvato il programma 2010-2012. Ma, so- prattutto, si firmano accordi bi- laterali e contratti multimiliar- dari. LA CINA NON CORRE SOLA Ma la Cina non è sola. La se- conda potenza interessata all’A- frica è l’India e i metodi utilizzati sono molto simili. L’8 e 9 aprile 2008 il governo in- diano ha invitato a New Delhi 14 capi di stato e primi ministri afri- cani per lanciare il Forum India- Africa (3) con l’obiettivo di «dare una nuova dimensione» a una cooperazione già storica. Rinfor- zandola nei diversi settori (eco- nomico, politico, scientifico, tec- nologico, infrastrutture, energia, media e comunicazione). Ci sono poi Giappone, Vietnam, Corea, Singapore... Alcune caratteristiche accomu- nano questi paesi (eccetto il Giappone) nel loro rapporto con l’Africa: non sono ex colonizza- tori, ma piuttosto ex colonizzati da potenze europee. E questo viene giocato mettendosi (al- meno teoricamente) sullo stesso piano, in un approccio «Sud- Sud», che i cinesi promuovono come «vincente-vincente». Senza considerare però che in base al Pil, la Cina è la terza po- tenza economica mondiale (en- tro l’anno la seconda) mentre, normalmente gli stati africani sono nella parte bassa della classifica. INVESTIMENTI Parliamo di Cina per comodità e vediamo quali sono i metodi uti- lizzati, che sono di fatto gli stessi per gli altri paesi. Le relazioni di tipo economico tra la Cina e un paese africano si possono schematizzare in: inve- stimenti (detti investimenti di- retti esteri), commercio e infine tutto ciò che passa sotto la forma di aiuti, cooperazione allo sviluppo, e relazioni culturali. Investimenti sono i fondi utiliz- zati per infrastrutture come strade, aeroporti, scuole, ma an- che raffinerie, oleodotti, impianti di sfruttamento del petrolio, mi- niere, installazioni per le teleco- municazioni. Preminenti (in vo- lume) sono gli investimenti orientati alla ricerca di «ri- sorse». Tra queste oltre alle ma- terie prime e, da qualche anno, la terra, troviamo sempre più il lavoro a basso costo. La penetrazione tramite investi- menti è anche finanziaria, come il caso della Banca Industriale e MC ARTICOLI nuovo contesto – continua il do- cumento alludendo alla crisi fi- nanziaria mondiale – per conti- nuare ad approfondire il nuovo partenariato strategico sino- africano, caratterizzato da ugua- glianza mutua sul piano politico, cooperazione “vincente-vin- cente” sul piano economico e mutuo scambio di ispirazioni sul piano culturale, noi intendiamo: …» e via a una serie di buoni pro- positi. Ovvero: migliorare l’intesa a livello politico e strategico, lot- tare insieme contro la crisi fi- nanziaria internazionale, realiz- zare gli Obiettivi del Millennio in Africa. Aumentare i mutui van- taggi della «cooperazione prag- matica» Cina - Africa, incorag- giando il commercio e gli investi- menti. Fin qui nulla di nuovo, un distillato di ufficialità. E poi identifica come prioritari i settori: riduzione della povertà, protezione dell’ambiente, forma- zione, creazione di competenza nelle nuove tecnologie. Ma senza trascurare le infrastrutture, l’a- gricoltura e la sicurezza alimen- tare. Questo interesse predomi- nante in campo sociale sarebbe la grossa innovazione, che pur- troppo è in larga misura smen- tita da quanto avviene nella realtà. Il Focac nasce nel 2000 (2) , come strumento della Cina per inten- sificare i propri rapporti con i paesi africani. Rapporti prima di tutto commerciali. Il primo in- contro di alto livello avviene a Pechino (2000), poi nel 2003 si replica ad Addis Abeba (sede de- gli organismi dell’Unione Afri- cana). Ogni volta i paesi africani partecipanti aumentano, e così nel 2006, a Pechino, il Summit raduna 41 delegazioni ai mas- simi livelli. È il trionfo dell’amici- zia Cina-Africa. # Wuhan (Cina). Una visitatrice cinese discute con un espositore nigeriano al China-Africa Business Information Exchange Fair, una fiera per pro- muovere prodotti africani.

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