Missioni Consolata - Ottobre 2010

IL «FARAONE» E LA (FALSA) FAMA DI PAESE «MODERATO» Anche l'opposizione è debole: troppo spaventata da arresti po- litici, torture, carcerazioni pre- ventive. La gente comune non ha spe- ranza, e i giovani studenti e gli intellettuali sono guardati a vista dalla polizia governativa, come un potenziale fattore di «ri- schio». Infatti, nel suo rapporto annuale sullo stato dei diritti umani in Egitto, l’Onu parla di «cultura della paura» che impe- disce alla gioventù, che costitui- sce un quarto della popolazione totale, di prendere parte attiva negli affari del Paese. «I giovani egiziani – sottolinea il report – potrebbero costituire una forza formidabile per lo sviluppo, se venissero poste le condizioni per una società inclusiva dove tutti i ragazzi si sentissero valorizzati e venissero concesse loro op- portunità degne». Secondo il rapporto Onu, il go- verno dovrebbe garantire una miglior istruzione, opportunità lavorative e partecipazione poli- tica. Tra i numerosi fattori che impe- discono un miglioramento delle condizioni di vita dei giovani, vengono evidenziate la corru- zione, i brogli elottorali, il nepo- tismo e la repressione. Dunque, la tutela dei diritti umani è un optional e la libertà di pensiero ancora un sogno, ma l’Occidente loda il regime, defi- nendolo «moderato». Moderato solo in quanto amico di Israele e base militare degli Stati Uniti, non certo in quanto campione di democrazia e tolleranza. Chiunque si sia recato in Egitto, infatti, rimane colpito dallo spie- gamento di forze di polizia e di militari, di posti di blocco: per spostarsi da una cittadina all’al- tra, per attraversare il Sinai, o soltanto per prendere un aereo, si è sottoposti a continui controlli e interrogatori. Il governo spiega che si tratta di «prevenzione contro gli attentati terroristici», piuttosto devastanti negli anni passati, ma l’onnipre- sente apparato militare ha più il sapore della repressione del dis- senso che della sicurezza. Sebbene il potere politico sia or- ganizzato attraverso un sistema semi-presidenziale e multiparti- tico, ed elezioni siano indette re- golarmente, il presidente della Repubblica domina su tutto e tutti, agendo come in una vera e propria dittatura. Nel settembre del 2005 si sono tenute le ultime elezioni presi- denziali, attraverso le quali Ho- sni Mubarak si è garantito il quinto mandato consecutivo in venticinque anni (nel 2011 sa- ranno giusto 30 anni di potere). Per la prima volta, tuttavia, erano presenti altri candidati, dando così una parvenza di li- bertà di scelta. Libertà solo apparente, in quanto la nuova legge elettorale era stata architettata in modo tale da impedire a politici inno- vativi e alternativi al potere de- cennale della famiglia Mubarak di candidarsi alla presidenza ed essere eletti. L’esito delle votazioni, che da- vano la vittoria schiacciante al «Faraone», come viene chiamato il non molto amato e recidivo Presidente, è stato contestato in quanto accusato d’essere frutto di brogli e repressione politica. Tanto per fare un esempio: Ay- man Nour, uno dei candidati più EGITTO 58 MC OTTOBRE 2010 S U D A N A R A B I A S A U D I T A L I B A N O CIPRO G I O R D A N I A I S R A E L E T U R C H I A S I R I A Alessan d ria El Faiyum Asyut Aswan Cairo E G I T T O S uez

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