Missioni Consolata - Ottobre 2010

settore privato in molti ambiti. Tale nuova politica, basata sulle teorie del «libero mercato», è stata molto apprezzata dalle classi più abbienti e dall’Occi- dente. Essa ha portato più volte, nel corso dei decenni, al drastico aumento del prezzo dei generi di prima necessità e a conseguenti rivolte popolari represse nel sangue. Liberismo economico e privatiz- zazione hanno dunque contri- buito a trasformare l’Egitto in un paese indebitato e dipendente dai milioni di dollari statunitensi, che vanno a foraggiare la sua classe dirigente corrotta e l’in- dustria bellica, e lo hanno legato strettamente alla politica estera della Casa Bianca, allontanan- dolo dalla posizione privilegiata di «mediatore storico» nell’area del Vicino e Medio Oriente. Esso infatti non è più in grado né di in- tervenire in modo risolutivo nei conflitti, né di rappresentare un qualche deterrente alle bellicose politiche regionali, in particolare di Israele. Addirittura, da quattro anni a questa parte, l’Egitto sta contri- buendo ad affamare la confi- nante Striscia di Gaza, chiu- dendo il valico di Rafah per setti- mane intere e non lasciando passare né alimenti, né medi- cine o altri prodotti di vitale im- portanza. E questo su ordine de- aree urbane e in quelle adiacenti alle sponde del Nilo. La distribuzione ineguale della ricchezza – il 20% della popola- zione vive con meno di un dollaro al giorno, mentre altri sprofon- dano nel lusso - accentuata dal- l’applicazione della infitah , l’a- pertura alle politiche economi- che di «libero mercato» e il con- seguente passaggio dal sociali- smo nasseriano al capitalismo neoliberista, voluto dal presi- dente Anwar El-Sadat alla fine degli anni ’70, la sovrappopola- zione delle zone urbane, un re- gime autoritario e militare che dura da quasi trent’anni, la re- pressione delle spinte democra- tizzanti e intellettuali, hanno portato un paese potenzialmente ricco, con molte risorse e con settori economici sviluppati (tu- rismo, agricoltura, industria), al disastro attuale. Il Cairo stesso, la capitale, da decadente e affascinante metro- poli ottomana, è diventata una megalopoli invivibile, piena di smog, di inquinamento e po- vertà. Essa, un tempo, era il cen- tro culturale, politico, economico della regione. Oggi, invece, è soltanto l’ombra di ciò che fu. L’analfabetismo è diffuso dovun- que, come una piaga sociale in- guaribile: oltre 20 milioni di egi- ziani, infatti, sono illetterati. E, ultimo, ma non meno impor- tante, l’Egitto è considerato tra gli stati più corrotti del mondo (secondo la lista stilata dalla ong Transparency International ). Un gigante, dunque, dai piedi di argilla. Un leone africano chiuso in gabbia: questo è l’erede degli Antichi Faraoni, di una grande civiltà le cui vestigia sono ancora ben visibili su tutto il territorio, ampio, che si snoda lungo il corso del fertile Nilo. CHI HA AVVANTAGGIATO IL NEOLIBERISMO? L’ infitah (apertura) è una dot- trina introdotta dal presidente Sadat dopo la guerra del Kippur (avvenuta ad ottobre del 1973), che ha portato a diverse riforme politiche ed economiche che hanno sancito la fine della ge- stione pubblica e l’ingresso del gli Stati Uniti e di Israele, nei confronti dei quali il governo del Cairo è vincolato da un rapporto di sudditanza economica, politica e militare che lo ha reso impopo- lare sia in patria sia all’estero, facendo sì che il ruolo di guida del mondo arabo e islamico pas- sasse all’emergente e determi- nata Turchia. Ma se l’Egitto non è in grado di tutelare gli interessi del popolo palestinese, dei cui diritti è stato paladino per decenni, non lo è neanche per i propri cittadini, la- sciati impoverire, piombare nel- l’arretratezza e nella dispera- zione. Sintomatica è la notizia, circolata nei mesi passati, della diffu- sione, a livelli endemici, dell'e- patite C, causata dalla mancanza di igiene nelle strutture sanitarie e ospedaliere. OTTOBRE 2010 MC 57 # Sopra: pesca e commerci sul fiume Nilo. # A destra: calzolaio al lavoro nel centro de Il Cairo, capitale egiziana.

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