Missioni Consolata - Ottobre 2010

OTTOBRE 2010 MC 43 stava meglio quando si stava peggio parrebbe una bestemmia, ma non sono poche le voci che oggi si levano per denunciare un significativo passo indietro rispetto all’ apartheid . E se ce lo si può aspettare dai lettori di un giornale tendenzialmente conservatore come The Indipendent , (3) fa effetto sentire dagli abitanti di una township di Johannesburg che le case date in sussidio dal governo dell’ apartheid erano migliori delle cosiddette Mandela houses , case distribuite in comodato alle fasce di popolazione meno abbienti, ma più piccole di dimensioni e di qualità più scadente. Ormai nelle locations non vivono più soltanto i neri, originariamente confinati in questi spazi dal regime segregazionista; ma sono spuntate baraccopoli per bianchi ormai espulsi dalla ruota del «guadagna e consuma» che definisce, nel tempo della globalizzazione, chi sta bene e chi no. L’aspettativa media di vita è oggi crollata, mentre cresce invece il tasso di mortalità infantile. L’Aids miete vittime mentre il paese rimane al primo posto nella statistica dei paesi colpiti dal flagello Hiv. La criminalità ha raggiunto livelli incontrollabili e stride enormemente vedere aumentare casi di corruzione e mal gestione della cosa pubblica. L’integrazione fra bianchi, neri, coloured e asiatici non è avvenuta, mentre anzi, dal punto di vista sociale, si sono moltiplicati i casi di intolleranza razziale verso cittadini provenienti da altri paesi africani, venuti in Sudafrica per cercare lavoro e una spinta verso il benessere. Nel mese di maggio si è celebrato il secondo anniversario degli scontri che hanno portato alla morte di Ernesto Alfabeto Nhamuave, giovane mozambicano bruciato vivo da una folla inferocita nel corso di un pogrom contro i lavoratori stranieri, accusati di portare via il lavoro alla popolazione locale e di aumentare il livello di delinquenza. Che mafie straniere controllino i traffici illeciti all’interno di svariate townships, dopo avere soppiantato la criminalità organizzata locale, è un dato di fatto; il rischio di vedere scoppiare una guerra fra poveri è altrettanto assodato. Inoltre, questi fatti violenti di cronaca stanno alienando la simpatia di molti paesi vicini, che si sentono traditi e vedono ripagato con odio quella generosa offerta di asilo garantito al popolo nero sudafricano durante gli anni dell’ apartheid . Il mondiale di calcio ha soltanto posticipato alcuni dei grandi problemi che il Sudafrica dovrà affrontare, se vorrà vedersi garantito quel ruolo di leadership all’interno del continente africano che, per rispetto, tutti sono disposti ad assegnargli. Lunga vita a Mandela, dunque, e al suo sogno. Finché il mito vive sarà più facile fare riferimento a un’ispirazione politica, a un richiamo etico, a una visione di società che aiuti a tenere insieme la variegata nazione sudafricana, facendole fare quella parte del leone che molti si aspettano da lei. Ugo Pozzoli 1 - Citato in « Another Trade is Possibile. Complements of the emerging nations. An interview with Rob Davies, minister of trade and industry », in New Agenda. South African Journal of Social and Economic Policy , Nr 38, 2010. 2 - Nic Dawes, Petty power tightens media screws , in Mail and Guardian , 6-12 agosto 2010, pag. 6. 3 - Anc goverment worse than the apartheid regime , in The Independent 7 agosto 2010, pag. 6. NOTE

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