Missioni Consolata - Ottobre 2010

que agli adulti, come pure il ta- bacco nelle sue molte forme. Cattolici, protestanti, hindu e buddhisti sono cittadini di pari di- gnità. Le loro preoccupazioni per il diffondersi di idee radicali e ji- hadiste tra una minoranza isla- mica, vanno a coincidere con quelle della maggior parte della comunità musulmana. Negli ultimi anni del suo regime prima della destituzione nel 1998, l’ex presidente Suharto aveva gio- cato la carta del fondamentali- smo islamico per salvaguardare un sistema dove ai membri del suo partito e all’esercito era ga- rantita la maggioranza in Parla- mento e ogni genere di privilegi. Questo appoggio alle frange radi- cali dell’islamismo rimasto in eredità alla nuova, fragile demo- crazia indonesiana, è costato tra il 2000 e il 2004 migliaia di vittime nei villaggi e tra le piantagioni un tempo condivise tra cristiani e musulmani nelle Molucche e a Sulawesi. Dopo dodici anni di perché non associati a un effet- tivo decentramento amministra- tivo. Anzi, il centralismo, la corru- zione, i vasti interessi dei militari hanno contribuito a innescare le istanze indipendentiste alle peri- ferie dell’arcipelago: Timor Est, Papua Occidentale, Molucche. Lontano dall'immagine stereoti- pata di un paese islamico domi- nato da proibizioni, veli e esclusi- vismo di fede, l'arcipelago indo- nesiano dispiega anzitutto varietà e tolleranza. Non si ritrova in Indonesia alcun rifiuto dell’Occidente e della mi- riade di prodotti e di stereotipi con cui si identifica; la cultura giovanile associa rock locale e pop coreano e taiwanese, gadget tecnologici di provenienza giap- ponese e film di Bollywood (3) ; sempre più internet domina pa- norama culturale e rapporti gio- vanili. Prodotti localmente in grande quantità, oltre che impor- tati, alcoolici di varia gradazione e origine sono venduti quasi ovun- convulsioni e slanci ugualmente drammatici, con una democrazia parlamentare che va lentamente affermandosi, l’Indonesia che si interroga sul presente e fatica a fare i conti con il proprio passato (come dimostra la resistenza a individuare e condannare i re- sponsabili dei massacri dell'ex colonia, ora indipendente, di Ti- mor Est (4) o il pogrom dei cinesi negli ultimi mesi di Suharto), non sembra avere l’islam radicale nel proprio futuro. L’ISLAM E LE ALTRE CONFESSIONI Nella conferenza interreligiosa che il 4 agosto ha radunato a Gia- carta un centinaio di parteci- panti, leader delle comunità mu- sulmana, cattolica, hindu e con- fuciana, è uscito un netto rifiuto dei giovani musulmani della vio- lenza motivata dalla religione. «In quanto giovani seguaci del- l'islam, preoccupati del plurali- smo nel nostro paese, ci sen- tiamo minacciati da questa vio- lenza. Gruppi radicali che pro- muovono tensioni in nome della fede dovrebbero essere sciolti», ha detto Zuhairi Misrawi, espo- nente dei Giovani Musulmani in- donesiani. Significativamente, la conferenza era stata convocata per festeggiare contemporanea- mente il 70° compleanno di Ab- durrahman Wahid, ex presidente e capo riconosciuto del Nahdla- tul Ulama, e il 49° genetliaco di Barack Obama, che in questo paese ha trascorso gli anni del- l’infanzia ed è considerato da molti simbolo di pace e di convi- venza. Come è stato altresì sotto- lineato, il sogno di convivenza dell'immenso arcipelago indone- siano è oggi minato dalla sua tol- leranza e dalle sue leggi. Non è possibile ignorare anche che la propaganda radicale si ri- volge anche a una grande massa di popolazione diseredata, in par- ticolare ai giovani. Come sugge- OTTOBRE 2010 MC 31 MC ARTICOLI # Essere bambini in Indonesia: a lato, in posa accanto ad una «bicicletta» particolare; pagina accanto, a rovistare in una discarica. THAILANDIA CAMBOGIA VIETNAM A U S T R A L I A F I L I P P I N E P A P U A N E W G U I N E A I N D O N E S I A M A L E S I A Jakarta Kuala Lum p ur Ujung Pan d ang S INGAPORE BALI Me d an

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