Missioni Consolata - Ottobre 2010

OTTOBRE 2010 MC 13 NOTE 1 - Si veda: www.fococ.org/eng 2 - «Beijing Declaration of the Forum on China-Africa co- operation». 3 - Dato del 2006. 4 - Molto scalpore suscitò a Taiwan il caso del Senegal nel- l’ottobre del 2005. I paesi che riconoscono Taiwan sono ancora: Burkina Faso, Sao Tomé, Swaziland. 5 - China’s resources and energy policy in Sub-Saharan Africa. Report for the Development Committee of the Eu- ropean Parlament. 6 - Si veda: www.iea.org. 7 - China Radio International: www.cri.cn . Anche in italiano! 8 - Dati del World Trade Atlas. 9 - http://news.bbc.co.uk/2/shared/spl/hi/picture gall- ery/07/africa china in angola/html/10.stm 10 - Fonte: Asia News, 3 gennaio 2006. 11 - La storia è leggibile a questo indirizzo internet: http://www.dailymail.co.uk/news/worldnews/article- 1063198/Peter-Hitchens-How-China-created-new-slave- empire-Africa.html. 12 - Una su tutte, quella nel Darfur. 13 - Dati forniti dal prof. Adams Bodomo, docente presso la University of Hong Kong ed esperto di relazioni sino- africane. 14 - Dati del 2009. 15 - www.yapschina.com/yappies.html disposizione dal governo cinese per studenti provenienti da ogni parte dell’Africa. Sotto questo punta di vista, Pechino fa la parte del leone, ospitando de- cine e decine di università e i mi- gliori centri di formazione sul territorio cinese. Studenti africani arrivano a Pe- chino per seguire corsi di lingua cinese, ma anche corsi di laurea, master e dottorati. La capitale del vecchio impero ha anche vi- sto nascere negli ultimi anni bar, ristoranti e discoteche per la fol- tissima comunità africana, che a Pechino conta migliaia di per- sone. Non è difficile ritrovarsi in un sabato sera in qualche locale a maggioranza africana. Stu- denti, ma non solo. Nella capi- tale cinese lavora tutto il perso- nale delle ambasciate africane e degli altri istituti di rappresen- tanza, nonché un vasto numero di mercanti e uomini d’affari, ar- rivati in Cina alla ricerca di pro- dotti industriali ed artigianali a prezzi stracciati da rivendere nei rispettivi luoghi di provenienza. Le comunità più numerose di africani si trovano a Canton (con il 77% circa costituito da nige- riani) (14) , Hong Kong (dove molti sono i sudafricani e gli africani bianchi), Pechino (in gran parte diplomatici o legati agli uffici di rappresentanza), Shanghai, Ma- cao (dai paesi che furono colonie portoghesi) e Yiwu. Al di là dei motivi che li spingono a raggiungere la Cina e del paese d’origine, gli emigranti africani sono tutti accomunati, volenti o nolenti, da un paio di caratteristiche peculiari: il co- lore della pelle e il continente di provenienza, quello africano. Sono sempre di più i giovani e gli imprenditori che lavorano per la promozione della «cultura afri- cana» (e non semplicemente se- negalese o angolana piuttosto che somala o sudanese) tra i ci- nesi: organizzazioni culturali e unioni studentesche vanno mol- tiplicandosi a Pechino come nel resto della Cina. Come ad esem- pio quella di Lefifi Tebogo, gio- vane imprenditrice di origine su- dafricana, presidentessa della Young Africans Professionals and Students (YAPS) (15) , organiz- zazione africana con sede a Pe- chino. Specializzata in relazioni sino-africane e ricerca nel campo economico e degli inve- stimenti, Lefifi ha viaggiato in trentacinque paesi e parla ben nove lingue. Obiettivo principale dell’organizzazione da lei fon- data è far conoscere costumi e usanze dei popoli africani, cer- cando di sfatare falsi miti e luo- ghi comuni errati che sono alla base di incomprensioni, barriere e forme di intolleranza che co- munque (e purtroppo) persistono e sono duri a morire. Non mancano infatti difficoltà, unite a fenomeni di razzismo, dovuti principalmente alla man- canza di confidenza da parte del popolo cinese con le comunità africane. «Tu sei bianco e non puoi capire. Non sai quanto sia difficile per un’africana riuscire a prendere un taxi la sera per le vie di Pe- chino» ha raccontato una stu- dentessa kenyota. Piccoli pro- blemi, nell'ambito di una città, Pechino, che sembra comunque destinata a diventare sempre più un crocevia internazionale e ad affermarsi come una metropoli sempre più multiculturale. Daniele Massaccesi # Ristorante tipico della suburra pechinese di Nanluoguxiang, zona degli hutong (vicoletti), che ancora resiste alle demolizioni.

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