Missioni Consolata - Dicembre 2009

Cari mission @ ri 8 MC DICEMBRE 2009 Condivido tutto ciò che è scritto in quell’articolo, così come non condivido la per- manenza dei nostri militari nelle cosiddette «missioni» di pace, che mascherano altri scopi ed altri interessi. Aspettiamo, purtroppo, di assistere lunedì all’ennesi- mo funerale di stato per i 6 giovani paracadutisti ucci- si, sperando che sia l’ulti- mo e che le morti che ricor- diamo non siano state va- ne. Sappiamo anche, però, che non sarà così. Compli- menti vivissimi per il taglio dato all’articolo e per il co- raggio, senza fronzoli, nel denunciare realtà di cui tutti sanno e tutti fan finta di non sapere. Massimo Finaldi Trecase (Na) Dal punto di vista delle conseguenze generate da un conflitto armato, la seconda lettera risponde in parte alla prima. La re- torica del bimbo con in testa il basco da paraca- dutista, che piange sul feretro del padre ucciso nel menzionato attenta- to in Afghanistan, non offre spiragli di conforto alla drammaticità (che si ripete da sempre, sotto la nostra e altre bandiere) delle lacrime di un figlio che perde il proprio geni- tore a causa di un'azione bellica. La guerra, da qua- lunque parte la si voglia guardare, è sempre una concatenazione di atti violenti che generano in- controllate e sovente tra- giche conseguenze. Chi, come il sottoscritto, è statomissionario in zona di combattimento sa be- nissimo che in caso di un evento bellico i confini fra giustizia e abominio si fanno estremamente vaghi e scivolosi; penso che l’autore della prima Aerei e bandiere Egregio Direttore, damolti anni sono un assi- duo lettore di Missioni Con- solata . Riferendomi al nu- mero di settembre, vorrei esprimere due mie consi- derazioni a proposito del- l’appello «F35? No grazie» e dell’articolo di Ugo Poz- zoli «Bandiere». Lo faccio da «addetto ai lavori», in quantomembro della no- stra AeronauticaMilitare. Prima considerazione: l’F35 è un aereo ideato e le conseguenze? Sia la Commissione diocesana di giustizia e pace, sia i mon- signori Charrier, Valenti- netti e Corti hanno pensa- to mai che tali attività svi- luppate a Cameri danno lavoro a più di 300 fami- glie italiane? Come fareb- be il sig. Pietro a pagare le rate del mutuo della casa in cui abita? E l’ing. Gior- gio, appena divenuto papà, che futuro avrà quando non gli rinnove- ranno il contratto? Oppure come farà la famiglia del dott. Giuseppe a vivere con 800/900 Euro al me- se? In questi momenti di fame di lavoro, forse, oc- correrebbe meditare con più ampie considerazioni e verificando le molteplici sfaccettature del proble- ma, prima di criticare così duramente! Concordo sul fatto che tutte le guerre sono immorali, ma di sicu- ro non siamo noi ad ali- mentarle. (…) Seconda considerazione: le missioni dei nostri soldati non sonomai state dettate da atti di guerra nei con- fronti di alcun paese stra- niero. Solo nel caso dell’in- tervento in Kossovo, siamo intervenuti a protezione delle persone conmodalità di difesa e mai di attacco alle popolazioni in guerra. (…) Io stesso ho partecipato ad alcune missioni italiane in Africa, Macedo- nia e Libano, ma non ho mai usato le armi del mio aereo per distruggere vil- laggi o altro: ho solamente accompagnato e tenuto in sicurezza i nostri mezzi ter- restri colmi di aiuti per le popolazioni. Ho dovuto sparare alcune mitragliate, ma come dissuasione e non per uccidere alcuna persona, anche se guerri- glieri senza scrupoli! Chi è proposto a queste missio- ni, sa benissimo a che cosa si va incontro, anche alla morte! Personalmente e così molti miei colleghi, inglesi o ca- nadesi, non ci tireremomai indietro quando c’è la ne- cessità di aiutare il prossi- mo, perché questo è lo spi- rito che ci invade quotidia- namente. Siamo cristiani e vogliamo evidenziare al mondomusulmano o di al- tre religioni, che il vangelo è vivo e noi, forse, collabo- riamo a diffondere la no- stra dottrina di pace e non di guerra. Concludo solo riportando il giudizio delle mie due fi- glie: «Vai papà, noi saremo sempre con te!». Cordiali saluti, Lettera firmata Spett.le Redazione, sfogliando la vostra rivista, di cui mi arrivamensilmen- te copia, ho letto a pag. 3 l’editoriale «Bandiere», a firma di Ugo Pozzoli. È un articolo scritto prima delle elezioni presidenziali del 20 agosto in Afghani- stan, eppure, incredibil- mente, è come fosse stato scritto ora, nel momento in cui leggo, per la suamo- struosa attualità. L’articolo fa riferimento al contin- gente militare italiano di stanza in Afghanistan e de- nuncia i veri motivi della presenza dei nostri militari in terra afghana. La previ- sione del vostro giornalista diventa imbarazzante e, purtroppo profetica, quan- do ad un certo punto scri- ve: «Ogni feretro che tra mille onori e squilli di tromba rientra in patria av- volto in una bandiera ci im- pone una sosta ed un in- terrogativo: perché, da sempre e quasi ineludibil- mente, l’essere umano co- stringe il suo simile alla ce- lebrazione di tali riti?». costruito nell’ambito della Nato, quindi è ovvio che al- cune nazioni partecipanti all’Alleanza atlantica, ne acquistino un certo nume- ro. Per nostra fortuna, l’as- semblaggio finale di tutti i velivoli sarà eseguito a Ca- meri. Tutti noi sappiamo benissimo che gli aerei so- nomezzi da guerra, ma sappiamo, altrettanto be- ne, che non tutte le nazioni del Patto sono in guerra con altre nazioni. Quindi, ritengo quantomai fuori luogo, il bollare noi italiani come «commercianti di ar- mi», come sono invece Russia e Cina, su cui tutti tacciono. Ammettiamo pure di in- terrompere la costruzione dell’F35, quali sarebbero

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