Missioni Consolata - Dicembre 2009

MC DICEMBRE 2009 71 ITALIA - ECUADOR UN NATALE A MILLE COLORI U n altro anno sta terminando. È dunque tempo per esaminare attività e risultati, quantità e qualità di lavoro. Lo faccio volentieri. In missione ho imparato a valutare sempre i punti negativi e quelli posi- tivi. Questi ultimi, per fortuna, non sono mai mancati e la bontà genero- sa di amici e benefattori fedeli ha sempre accompagnato e sostenuto l’impegno a favore dei bambini indi- geni. Nonostante la crisi economica che ha colpito un po’ tutti, le spese dei progetti non hanno lasciato de- biti. La gestione è stata ottima e la fi- ducia riposta non è stata smentita in nessun modo. I collaboratori hanno lavorato, motivati dal desiderio di fa- re il bene della comunità, scandito da due voci indispensabili: dignità e speranza. Non sono mancati problemi e in- certezze perché il percorso è diffici- le. Si tratta di difficoltà che si pre- sentano regolarmente quando si promuove un lavoro solidale e ba- sato su collaborazioni volontarie. Ciò che sulla carta sembra essere logico e ordinario, nell’attuazione pratica, grazie a esperienze e sensi- bilità differenti, incontra i suoi pro- blemi e ha sovente bisogno di su- perare interferenze e intrusioni. Non dimentico mai le tentazioni della carità pelosa, ovvero, di aiuto in cambio di qualcosa. Ho sempre insistito che assieme al- la carità ci deve essere l'uguaglian- za, garanzia affinché nessuno sia re- so mai schiavo. Ho in mente una massima imparata in Africa: « heshi- ma si utumwa », il rispetto non è schiavitù. Mi fido dei miei collaboratori, di quello che loro vedono e giudica- no, perché sono del posto e inten- dono il sentire della gente, che è comprensione profonda spesso i- gnorata dagli estranei. Posso dire che ho voluto sostenere e incoraggiare l'utopia dei sogni da compiere. Gli amici mi affidano il sogno di aiutare i poveri, i bambini, i tribolati dalla sfortuna e dalla pre- carietà e io mi impegno a presenta- re sogni compiuti: bambini che stu- diano e imparano, bambini diversa- mente abili che compiono progetti di vita, cominciando da quelli che sembravano impossibili. Ogni bam- bino è un sogno e quando è aiuta- to si trasforma in sogno d’amore. Alla fine posso concludere ben soddisfatto che anche nel 2009 l'opera prevista è stata portata a “Sostenere e incoraggiare l’utopia dei sogni da compiere” è il motto di P. Giuseppe Ramponi, qui ritratto con alcune delle piccole sognatrici. dove tutti abbiano acqua e cibo a sufficienza, dove un neonato non muoia di polmonite o malaria, dove il cimitero non sia pieno di giovani morti di Aids. Un mondo dove i papà possano avere un lavoro digni- toso e le madri gioire dei propri figli senza vivere nell'angoscia, nella schiavitù, nella prostituzione; dove i giovani non abbiano bisogno di scappare o emigrare per costruirsi un futuro, dove ciascuno si senta a casa propria indipendentemente dalla tribù, clan, nazionalità, lingua, religione, cultura, colore e sesso. Colei-che-ride e i suoi fratelli e sorelle hanno bisogno di una piog- gia di gocce. Grazie a chi mi ha letto fin qui. Grazie a chi mi darà una mano a restituire il sorriso a Colei- che-ride. Buon Natale. Padre Gigi Anataloni

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