Missioni Consolata - Dicembre 2009

70 MC DICEMBRE 2009 WAMAGANA (KENYA) UN VIAGGIO D’AMORE PER UN FOLLE «PROGETTO» P er tutti questi anni ho continuato il mio viaggio Milano-Wamagana e ritorno, senza mai prendere un aereo, un viaggio nella memoria dei tanti momenti belli passati con padre Antonio Giannelli. Quando lo incontrai per la prima volta, nel lontano 1968, non avrei mai immaginato che i suoi ragazzi sareb- bero diventati una parte tanto importante della mia vita e di quella dei tanti amici che hanno avuto la fortuna di conoscerlo o anche solo di sentirne parlare. Tutte perso- ne coinvolte in ciò che io continuo a chiamare un «folle progetto»: la costruzione e il mantenimento del suo tan- to amato istituto: «Allamano Special School», un proget- to nato da un sentimento d’amore per i più deboli, poveri ed emarginati. Padre Antonio l’aveva iniziato e portato avanti grazie a quel suo carattere schietto, alla sua fede incrollabile e a uno spirito determinato, caratte- ristiche che ne hanno fatto un missionario con la «M» maiuscola, degno figlio della Vergine Consolata che tan- to amava e a cui aveva legato la sua vita. Padre Giannelli ci ha lasciato nel gennaio del 2001, ma da allora, piano piano, tanta strada è stata fatta da chi ha voluto prendere sul serio quelle poche parole pro- nunciate prima di chiudere gli occhi per sempre: «Ricor- dati dei miei ragazzi, fai in modo che tutti gli amici si ricordino di loro». Che posso dire? Ce l’abbiamo fatta! In questi anni siamo riusciti ad estinguere tutti i debiti che si erano venuti accumulando dopo il rientro in Italia di padre Giannelli per motivi di salute. E poi? Sono venuti via via la costruzione di una piccola «infermeria» e di una sala di fisioterapia. Si è provveduto alla sostituzio- ne di un vecchio serbatoio d’acqua (riciclato per irrigare i campi) con uno di più nuova generazione, capace di portare acqua all’interno del complesso scolastico. L’istituto è stato dotato di nuove cucine e dormitori, perfettamente equipaggiati e, infine, di una foresteria destinata ad ospitare ospiti e volontari, desiderosi di andare laggiù a vedere e dare una mano. Questo è quello che siamo riusciti a fare grazie all’aiuto di tutti e che continueremo a portare avanti con passio- ne. «Il sorriso di un bimbo, uno strattone ai pantaloni, è il grazie più bello che puoi ricevere per tutto quello che sei riuscito a fare per lui e che ti ripagherà di ogni sacrifi- cio». Questo è quanto diceva sempre padre Giannelli. Ricordiamocene e continuiamo ad aiutare i suoi ragazzi. Fulvia Cattò Miliani del proprio padre nella carne? Nei pochi anni di grazia vissuti in Kenya, ho cercato di essere padre e madre, nonno e nonna, fratello e sorella per tanti nel bisogno, scudo contro la violenza della povertà, degli odi tribali, dell'Aids, dell'ab- bandono, della corruzione del siste- ma. Per una semplice ragione: non si può predicare «Dio ti ha tanto ama- to da mandare il suo Figlio Gesù» senza amare. Amore non consiste nel dire «Dio ti ama, pregherò per te, va in pace». L'amore «senza confi- ni» del vangelo, richiede prima di tutto l'abbattimento dei confini dentro il nostro cuore. I confini del «non tocca a me», del «ma il proble- ma è troppo grande per le mie for- ze», del «non rientra nelle mie com- petenze», del «faccio già troppo», del «ma questo è assistenzialismo, biso- gna risolvere i problemi alla radice». Intanto il sorriso di Colei-che-ride se ne è andato per sempre. Uno dei padri sinodali al secondo Sinodo “Africano” ha usato un'im- magine molto cruda per spiegare la situazione della Chiesa di fronte agli immensi bisogni dell’Africa, violen- tata dalla povertà, dal saccheggio delle risorse, da corruzione dilagan- te, da guerre endemiche, siccità periodiche e malattie virulente. «La Chiesa africana - ha detto - è come una madre di molti figli che, abban- donata, si fa prostituta per sfamarli». Come capisco quest'immagine. Quante vole mi son fatto mendican- te per dar voce ai «piccoli» che gri- davano a me. Quante volte ho bus- sato alle porte di amici e di scono- sciuti affinché mi dessero una mano a provvedere il necessario per l'edu- cazione, la salute e a volte anche solo per garantire la possibilità a qualcuno di morire con dignità. Ora ci si mette anche la crisi interna- zionale a peggiorare le cose: aumenta del costo della vita, dimi- nuiscono gli aiuti. Anche gli amici più fedeli sono alle prese con i loro problemi di far quadrare i bilanci. Per questo mi son deciso a chiedere ospitalità in queste pagine. Il mio amico e confratello Giuseppe Arge- se, detto Peppino, là sulle collinone del Nyambene, nel Meru, mi ha insegnato una grande cosa: è racco- gliendo le gocce, tante gocce, che si possono dissetare tante, tantissime persone. Colei-che-ride e i suoi fratelli e sorelle non han cessato di esistere perché io son stato trasferito in Ita- lia. Continuano ad aver bisogno di qualcuno che continui a sognare con loro un mondo dove tutti i bambini possano andare a scuola, I bambini disabili della Allamano Special School, a Wamagana, non lontano dalla città di Nyeri sulle fresche e verdi colline attorno al Monte Kenya.

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