Missioni Consolata - Dicembre 2009

DOSSIER 42 MC DICEMBRE 2009 ve tempo (inizialmente sia era par lato di un mese ma i tempi si sono già allungati creando qualche al larme tra gli ospiti). I rifugiati di morano in unità mobili distribuiti su file parallele comprendenti una piccola camera da letto e un bagno per famiglia. I pasti vengono nor malmente serviti dalla Croce ros sa; a disposizione degli ospiti una cucina per qualche piatto da pre pararsi in autonomia. Quello che impressiona non poco è la landa desolata dove si trova il Centro: lontano dal cuore abitativo di Set timo, 20 minuti a piedi da una qualsiasi fermata degli autobus, sperso tra anonimi fabbricati in dustriali con un cavalcavia come sfondo principale. Se non si vuole usare il termine «ghetto», che po co male ci starebbe, sicuramente l’isolamento è il suo maggior con notato. C’è qualcosa che ricorda un no to film con Jim Carrey «The Tru man Show» dove oltre i confini del sobborgo in realtà finto non c’è nulla. Una metafora che calza a pennello per Settimo. Un luogo so speso nello spazio e nel tempo do ve la vita è vera solo a metà e la gente è in costante attesa, sospe sa tra passato e futuro. I n questa sottospecie di villaggio ci sediamo davanti a una delle case, specchio di tutte le altre, e in contriano Amina ( nome di fanta sia ). Una donna interessante, con un volto belloma che dimostra più dei suoi 27 anni, per la stanchez za che le si legge nei segni sotto gli occhi e nel sorriso dolce ma in A Torino, la storia inizia nel 2007 con l’occupazione, di uno stabile dell’ex caserma dei vigili urbani in via Bologna. Il numero dei richiedenti asilo au menta e nell’ottobre del 2008 la crescita è tale da richiedere un’al tra occupazione. Scoppia il caso dell’ex Clinica San Paolo, dove ini zialmente sono in 200 e dopo quasi un anno arrivano a sfiorare le 400 persone. Vengono dalla Somalia, dall’Eritrea, dal Sudan e dall’Etiopia. Vivono in situazioni di emergenza. Ci sono uomini, donne, bambini. Fino alla chiusu ra della Clinica (su richiesta del le gale del proprietario dell’edificio, Pietro Camerlengo) e al trasferi mento dei rifugiati, nel settembre 2009, che ne vede oggi la parte preponderante in via Asti (circa 220) e altri 170, i cosiddetti «vul nerabili» (donne, bambini, fami glie), presso il «Centro polifun zionale della Croce rossa italiana» di Settimo Torinese. Altri ancora, i «resistenti», una quarantina di persone, permangono nella co siddetta Casa Bianca, la palazzina un tempo adibita all’ospitalità del la Clinica. A ndiamo a Settimo Torinese un pomeriggio, previa auto rizzazione dalla Prefettura. Il Centro polifunzionale di Settimo accoglie oggi 170 rifugiati circa, i cosiddetti «vulnerabili»: donne con bambini, famiglie e persone con problemi sanitari, che dovrebbero essere inseriti nei progetti in bre Qualche storia PURCHÉ STIANO LONTANI (VOCI DAL SILENZIO) ita da profughi / 2 V Delusione, frustrazione, senso di estraneità: sono questi i sentimenti più diffusi tra i rifugiati. Alcuni vedevano nell’Italia il sogno, oggi vogliono scappare altrove. Altri sono un po’ più speranzosi. Per tutti pesa l’incertezza sul proprio futuro.

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