Missioni Consolata - Dicembre 2009

MISSIONI CONSOLATA MC DICEMBRE 2009 39 ita da profughi / 1 V P er i tanti richiedenti asilo e ri fugiati che non rientrano nel servizio Sprar («Sistema di pro- tezione per richiedenti asilo e rifugia- ti») , la soluzione per non passare la notte al freddo si chiama dormi torio. E, così, decidiamo di passare una serata in un dormitorio comunale, quello di via Foligno 10 a Torino. E scopriamo una città nella città. Fat ta di emarginazione, disagio so ciale, alcolismo e tossicodipen denza, immigrazione e, oggi, an che dei nuovi poveri: persone in cassa integrazione, separati con fi gli da mantenere, disoccupati, gente «insospettabile». Ma è anche un microcosmo di umanità, è l’espressione della vulnerabilità che per tutti può nascondersi die tro l’angolo. «Questo dormitorio si trova in una struttura di architettura indu striale sotto la protezione dei Be ni culturali e garantisce assistenza notturna da venti anni. Ci sono in tutto 24 posti letto, 20 per gli uo mini e 4 per le donne. Bagni e doc ce rendono la dimora più appeti bile. Per un posto letto per 30 not ti fa fede la residenza e la lista d’attesa è sempre all’incirca di una trentina di persone. Per chi non ha la residenza c’è l’opzione delle 7 notti e se non c’è il posto si valuta la situazione negli altri dormitori. Ogni sera devo a malincuore man dar via almeno 10 persone. Sulle richieste di una sola notte la lista di attesa si aggira dalle 10 alle 18 persone circa». A parlare è Barbara Barison, edu catrice professionale da sei anni nell’ospitalità notturna. Un altro spaccato interessante dove l’utenza straniera è in netta cresci ta: «Nel 2009 gli stranieri sono cre sciuti in maniera esponenziale. Molti arrivano qui dal Sud, di sinformati e quindi ancora con la speranza di trovare un posto alla Fiat. Ad aprile ne avevamo 2 o 3 nuovi ogni sera. Oggi, sono un ter zo della nostra utenza, ma l’assistenza notturna non è nata per il fenomeno degli stranieri e quindi non riesce a gestirlo ade guatamente. Se non c’è posto per tutti, come sempre accade, gli afri cani finiscono per dormire insie me sulla strada». S i potrebbe denominare pura so pravvivenza quella di un rifu giato in Italia. L’emerso che qui abbiamo raccolto ci racconta una vo lontà dei profughi che non è solo quella di tematizzare i diritti univer sali, bensì di impegnarsi, assieme a noi cittadini, per lacostruzionedi una comunitàpolitica e socialediversada quella attuale. La storia taurinense di questo impegno lo ripercorriamo grazie a Pier Paolo Pittavano, classe 1979, sistemista presso la Facoltà di fisi ca di Torino e uno dei rappresen tanti del « Comitato di solidarietà con rifugiate, rifugiati e migranti » fin dall’inizio dell’avventura profu ghi. Pier Paolo, come gli altri mem bri del Comitato, sostiene con vi gore una lotta in virtù dei diritti umani, che trascende l’assisten zialismo e promuove con fervore la libertà e l’autonomia personale. «Il Comitato racconta si è co stituito nell’autunno del 2006, quando, tramite stampa locale, si era diffusa la notizia di rifugiati senza dimora che dormivano am massati gli uni sugli altri nelle pan chine dei parchi cittadini. Da loro stessi ci giunse la richiesta di pro vare a smuovere l’opinione pub blica. Si creò così un gruppo di persone sensibili al problema: ra gazzi appartenenti a due gruppi sociali torinesi, Gabrio e Askata suna , ma anche persone prove nienti da associazioni e esperien ze diverse. A quel tempo i numeri dei rifu giati non erano molti circa una ventina e decidemmo di soste nere questa vicenda con un presi dio fisso sotto il Comune (notte e giorno), affinché le istituzioni si re sponsabilizzassero inmerito. Que sto primo avvenimento si risolse con la solita soluzione tampone: utilizzando i soldi provenienti dal l’emergenza freddo per offrire sei mesi di accoglienza nei locali del l’Arci». Quali furono i motivi della prima occupazione? «Finiti i finanziamenti per il pro Alloggiare persone che sono in un limbo esistenziale come i richiedenti asilo è una questione rilevante. Soprattutto quando la crisi contrae le risorse e fa accuire il rancore e le incomprensioni. A Torino la fotografia della realtà farà saltare sulla sedia chi ha idee preconfezionate: tra i più attivi nell’aiutare i rifugiati ci sono giovani dei Centri sociali... I LABILI CONFINI TRA ASSISTENZA ED ELEMOSINA Nei dormitori

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=