Missioni Consolata - Settembre 2009

64 MC SETTEMBRE 2009 MESSICO cini idrici che davano da bere a tutto il Creato di Morelos.Tale progetto, conosciuto come la Cienega,preve- deva la costruzione di migliaia di ca- sette in un’area adibita alla coltiva- zione comunitaria del mais. I conta- dini indigeni erano scesi in corteo ed avevano occupato le arterie d’acces- so a Morelos. L’esercito aveva pic- chiato e sparato.Una loro compagna - la signora Carmen Lucila González Gómez - aveva perso l’uso delle gambe in seguito alle botte. Fu allora che i primi 13 popoli di Morelos cominciarono ad organiz- zarsi per difendere «l’acqua, l’aria e la terra».Non vinsero la battaglia – an- cora in corso -.per salvare la cuenca di Chihuahuita e gli altri tre bacini d’acqua.Ma da allora le tante ver- tenze che li vedevano sconfitti in partenza per la violenza militare,per le difficoltà burocratiche,per la po- vertà e l’analfabetismo e la disgrega- zione sociale che l’indigenza e il fra- zionamento del loro territorio stava portando, vennero affrontate insie- me. È stato così che la comunità di Cuentepec, nel municipio di Temix- co, è riuscita a sopravvivere con il suomodello di organizzazione no- nostante la vicinanza dell'aeroporto MarianoMatamoros. E che la mobili- tazione inTepoztlán ha vinto contro la costruzione, nel 1997,di un club da golf.Qualche anno dopo, gli abi- tanti della comunità di Ocotepec si sono opposti all’installazione di uno spaccio della catena Soriana,del gruppoMonterrey, evento che ha costituito la prima sonora sconfitta dell’amministrazione panista di Ser- gio Estrada Cajigal Ramírez. Ma i 13 pueblos riuscirono anche in un’altra importante vittoria: obbli- garono il governo a riconoscere la gestione comunitaria delle proprie risorse idriche. Venne creato il Siste- ma di Acqua potabile di Xoxocotla. Consta di 110 dirigenti e si considera in «lotta permanente per la difesa e protezione delle proprie sorgenti e di ciò che le circonda». E salvaguarda la dimensione fondamentale della vita indigena, la comunitarietà. Da allora, ogni domenica, i 13 po- poli si ritrovano nelle loro assem- blee. Ogni domenica, una comunità nuova si aggiunge. Il 28 e 29 luglio del 2007 venne or- ganizzato il primo Congresso dei Po- poli del Morelos a Xoxocotla: erano 49 popolazioni originarie.Oggi, a di- stanza di due anni, sono 64. Nella Dichiarazione dei Popoli In- digeni di Morelos, essi dichiarano: «Che vogliamo, che chiediamo? Che ci rispettino come popoli indigeni. Che non ci arrestino perché difen- Pagina accanto: Doñ Julia, Don Saul Roque ed altri due rappresentanti del «Consiglio dei popoli». Sotto: un momento di una riunione dome- nicale tra le 60 comunità indigene. INCONTRO CON FRANCESCO TABOADA TABONE Il regista degli zapatisti T rento. L’iniziativa è inserita all’interno di un pro- getto di cooperazione internazionale che si chiama «Genti di montagna in difesa dell’acqua», curato dell’associazione Yaku ( www.yaku.eu ) ed appoggiato dalla Provincia Autonoma di Trento . Francesco Taboada Tabone ( nella foto ), sangue siciliano nelle vene, è nato e cresciuto a Cuernavaca, nel Morelos. Ha sempre avuto la passione per gli eroi zapatisti della sua terra. Realizza nel 1998 un film documenta- rio che lo fa conoscere al mondo, «Los ulti- mos zapatistas» (gli ultimi zapatisti). Il suo lavoro più recente è « 13 Pueblos, en defensa del agua, el aire y la tierra », realizzato nel 2007 e vincitore di nu- merosi premi internazionali, fra cui il premio Rigoberta Menchù al Festival di Montreal, e l’ultimo, la «Goccia di Bronzo» al Forummon- diale dell’Acqua di Istanbul nel marzo 2009. Nel Morelos il film è stato censurato. «Il movimento del “Consiglio dei popoli” è una delle manifestazioni di lotta sociale più pura ed autentica che siano apparse in Messico - ci spiega -. La sua appartenenza storica e culturale si riflette nel suo Manifesto. I 13 Popoli e le loro lotte sono la degna eredità della Rivoluzione capeggiata dal generale Emiliano Zapata in questa stessa terra. Io faccio parte di quel gruppo di artisti che si sono sentiti in dovere di ap- poggiare e diffondere il loro messaggio. Perché non tutti i paesi hanno un panorama storico come il nostro. Lo stesso Hugo Chávez sta lottando perché il suo popolo abbia una coscienza storica permanente, mentre qui da noi già c’è». Come nasce la tua vocazione di documentarista impe- gnato? «Sono soprattutto i contadini che sento di dover appog- giare. La storia del Messico e le sue glorie sono stretta- mente legate alla campagna. L’amore per la terra e per la natura sono la forza della nostra cosmovisione e della nostra autonomia. Nel film è questo che ten- tiamo di spiegare». Quali sono le «altre rivoluzioni», che de- vono affrontare gli «uomini di mais», i nahua, contadini del Morelos diretti discendenti di Emiliano Zapata e un altro eroe della rivoluzione del 1910, Ruben Jaramillo? «Una nuova rivoluzione in Messico è già iniziata. È necessario abbattere questo sistema oppres- sore, totalmente screditato che non ha l’appoggio della popola- zione ed è violento. La crisi del la- voro e la mancanza d’acqua stanno provocando uno stallo sociale a li- vello di tutto il paese. Il movimento conosciuto come il “Consiglio dei po- poli” è un esempio di organizzazione po- polare per far fronte alla catastrofe, anche ecologica, che le istituzioni, corrotte ed asservite al potere, stanno provocando. La lotta per la difesa del- l’ambiente è oggi la garanzia di sopravvivenza della no- stra società. E gli “uomini di mais” ce lo stanno ancora una volta insegnando». Francesca Caprini

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