Missioni Consolata - Settembre 2009

DOSSIER 44 MC SETTEMBRE 2009 mondo due creature? Devi avere speranza. Dopo di ché ha chiuso la bocca perché non sapeva cosa ri- spondermi». Ma dove sta la speranza? «Quan- do ci sarà un cambio nel sistema di produzione, allora cambierà anche il modello sociale cambierà in me- glio. Questo significa che l’uomosi ammalerà meno». Gli chiediamo di esplicitare que- sta sua idea. «Viviamo in una so- cietà basata sul denaro. Alimenta- zione, salute, abitazione, educa- zione dovrebbero non essere commerciali, ma beni accessibili a tutti. Ci sarebbero meno malati, meno carcerati e molta più gente felice. Se l’uomo avesse queste 4 condizioni assicurate, tutto sareb- be migliore. Ognuno facendo qual- cosa, non vivendo da parassita, sia chiaro questo». La conversazione è interrotta dall’arrivo di Claudia Alejandra, una simpatica signora con i capel- li bianchi legati sulla nuca. Lei è stata internata al Mojano, il mani- comio femminile che confina con il Borda e del quale serba un pes- simo ricordo. Salutata Alejandra, Hugo riprende il filo del discorso. Lui è come un torrente in piena, ma benefico, rinfrescante. Intona una poesia e poi mi mette in mano un Cd musicale: «Canciones para la oreja izquierda», Canzoni per l’orecchio sinistro. È firmato dal «Frente de artistas del Borda», il Fronte degli artisti del Borda, un gruppo che organizza laboratori artistici con i pazienti dell’ospeda- le. «Sono 16 pezzi - racconta Hugo -. Io ho interpretato due brani: Pe- dacito de cielo e A mis amigos ». Considerando che il nostro mat- to ha già lavorato per uno spot pubblicitario e per Manu Chao, cer- tamente anche quest’altra perfor- mance artistica sarà all’altezza. «H asta que los muros cai- gan», fino a quando i muri cadranno. Muri fi- sici e muri psicologici ce ne sono molti e non soltanto tra sani e ma- lati, tra cosiddetti «normali» e co- siddetti «matti». L’incredibile espe- rienza di Radio La Colifata ha fatto breccia. Ha portato frutti. E semi- nato. Oggi, in giro per il mondo, ci sono molte esperienze che si ri- fanno alla radio nata nell’ospeda- le Borda di Buenos Aires. Una scommessa pazza. Una scommes- sa vinta. ■ Un prete italiano contro le prepotenze delle multinazionali nell’Amazzonia peruviana. A lla fine la storia è sempre la stessa: i deboli che deb- bono difendersi dalle prepotenze dei forti. Così a Barranquita, provincia di Lamas, dipartimento amazzonico di San Martin, le popolazioni contadine deb- bono difendere le loro terre dalle brame della società «Palmas de Espino», un’impresa che deforesta l’Amazzonia per produrre biocombustibile dall’olio di palma. L’impresa fa parte del «Grupo Romero», uno dei più grandi gruppi industriali del Perù, con interessi in svariati settori produttivi. Politici ed amministratori so- stengono le ragioni dell’azienda, giustificando la loro scelta con lo sviluppo economico che ne deriverebbe. A difesa dei diritti delle comunità contadine della Valle Rio de Caynarachi si è invece schierata una piccola, ma seguitissima radio che di nome fa «Voz de Caynarachi». Questa ha iniziato una battaglia per sostenere che le terre disputate appartengono legalmente alle popola- zioni che da sempre le abitano e lavorano. Fondatore e anima dell’emittente è PADRE M ARIO B ARTOLINI P ALOMBI , un prete passionista italiano di 70 anni, che da 30 opera nel paese andino. Già nel novembre del 2006, il prete italiano era stato dichiarato «persona no grata» dal sindaco di Barranquita, il quale aveva chiesto al vescovo di allontanare quel sacerdote troppo molesto. Allora mons. Astigarraga, vicario apostolico di Yurimaguas, aveva difeso padre Bartolini e le trasmissioni diffuse da «La Voz de Caynarachi». Di fronte agli attacchi di oggi, con un comunicato datato 20 giugno 2009, il prelato cat- tolico ribadisce il concetto: padre Bartolini obbedisce al- l’obbligo di «scegliere l’opzione per i poveri e i meno for- tunati, cercare la verità e la giustizia, difendere i beni della creazione». L a vicenda di Barranquita ricorda quella del confi- nante dipartimento di Amazonas, dove, lo scorso giugno, in località Bagua ci fu una cruenta battaglia tra le locali popolazioni awajun e le forze dell’ordine pe- ruviane. Gli indigeni erano insorti per difendere le pro- prie terre cedute dal governo del presidente Alan Garcia alle compagnie minerarie, infrangendo i principi stabiliti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei po- poli indigeni (settembre 2007) e nella Convenzione della Organizzazione internazionale del lavoro (Oit/Ilo) n. 169 del 1989. Alla fine, dopo decine, forse centinaia di morti, il governo e le compagnie minerarie hanno dovuto fare retromarcia, derogando ai decreti legislativi su cui fonda- vano la propria azione (decreti 1090 e 1064, conosciuti anche come «leyes de la selva»). A Barranquita e a Bagua, le prepotenze del potere poli- tico ed economico sono state (momentaneamente) fer- mate. Ma - questa è una certezza - la guerra per i diritti delle popolazioni indigene sarà ancora lunga. Paolo Moiola PERÚ / Radio «La Voz de Caynarachi» ClaudiaAlejandra, infermiera inpen- sione ed ex paziente, frequentaRadio La Colifata.

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