Missioni Consolata - Luglio/Agosto 2009

DOSSIER 46 MC LUGLIO-AGOSTO 2009 liano nella Striscia di Gaza. Una guerra vera e propria, con- dotta senza tregua via cielo, mare e terra da Tsahal contro Hamas, il partito palestinese al potere nella Striscia, che ha però provocato al- meno 1.300 vittime fra i civili (30% bambini) e la distruzione di centi- naia di case ed edifici pubblici. U na guerra che, come in pas- sato, ha provocato però il netto rifiuto da parte di nuo- vi refusenik, una ventina in tutto, che si sono aggiunti ai circa 700 che, soprattutto dal 2000, con l’i- nizio della seconda intifada (la «ri- volta», guerra civile che nei primi anni del nuovo secolo ha causato almeno 5mila vittime palestinesi e mille israeliane), hanno rifiutato di servire il proprio paese se impie- gati nei Territori palestinesi. Facendo il passo del «rifiuto mo- tivato», questi ragazzi e ragazze sono diventati oggetto di furenti accuse, soprattutto da parte dei propri marescialli, che non hanno esitato a trascinarli davanti a una corte militare. Come è successo, più volte, a uno dei refusenik più famosi d’Israele, uno dei pochi che, oltre ad aver detto no ai pro- pri superiori, si è esposto anche al- l’opinione pubblica. Finendo più volte alla gogna. È questa la storia di Noam Livne, nato 34 anni fa in uno dei tanti kib- butz (una sorta di comunità di fa- miglie basata sulla vita agreste) d’Israele e residente tuttora a Tel Aviv, la città più «progressista» e tecnologicamente all’avanguardia dello stato ebraico. Negli ultimi anni Noam ha girato università e centri culturali del proprio paese e (forse in misura maggiore) all’e- stero, per far conoscere al mondo la realtà dei refusenik israeliani: «Una realtà fatta di coerenza, di lotta per affermare i propri ideali, per convincere altri giovani a “usci- ferisce alla cacciata degli abitanti palestinesi dalle terre dove aveva- no vissuto fino a quel momento. Il servizio militare obbligatorio in Israele occupa una parte consi- derevole della crescita di tutta la popolazione. Dai 18 anni in poi (è previsto il rinvio fino alla fine de- gli studi), i ragazzi lo devono com- piere per tre anni consecutivi, le ragazze due. È un periodo davve- ro lungo, che non ha eguali in nes- sun altro stato del mondo. Ma non è finita qui: dopo questi anni, si di- venta «riservisti», e lo si rimane fi- no a 40 anni d’età. Tutti gli anni, ogni cittadino israeliano riservista deve prestare almeno due settimane di esercita- zioni nell’esercito. Perché in caso di una guerra in cui non bastasse- ro le forze regolari, chiunque po- trebbe essere richiamato alle armi: è successo nell’estate 2006 nello scontro con il Libano, ma soprat- tutto è accaduto tra la fine del 2008 e l’inizio di quest’anno, nel- le tre settimane dell’operazione «Piombo fuso» dell’esercito israe- Il natale raffigurato nel murale di protesta, dipinto sul muro che separa Betlemme dal resto della Palestina.

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