Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

MONOGRAFIA / Diritti & rovesci del cittadino come nella coscienza del credente, in quanto demolisce il pilastro fondante del diritto civile, secondo il quale i diritti fondamen- tali «ineriscono la persona», e rinne- ga, appunto, il comandamento cate- gorico di quel Dio che ordina: «Non approfittare dello straniero e non opprimerlo,perché voi stessi siete stati stranieri in terra d’Egitto» (Eso- do 22,20). Individuo o persona? Legalità o legittimità? Quando si afferma che ci sono dei diritti che sono inerenti la persona, si riconosce che quei diritti affondano le loro radici sul fatto di esserci di una persona e non sui suoi aggettivi. Il diritto alla vita, e a tutto ciò che la rende praticamente possibile, come il cibo, l’istruzione, la salute ecc.,per esempio, è un diritto primo, a pre- scindere dal colore,dalla razza,dalla religione,dal censo e dal sesso e an- che dalla nazionalità. La portata di questo principio appare ancora più pregnante ed anche destabilizzante per le nostremiopie narcisiste quan- do si fa la necessaria distinzione tra «persona» e «individuo». L’individuo non è altro che una semplice astrazione, cioè la selezio- ne, a scopi pratici,di alcuni aspetti della persona. «La mia persona - scri- ve Raimon Panikkar - si trova anche nei“miei”genitori, nei“miei”figli, nei “miei”amici, nei“miei”nemici, nei “miei”antenati e nei“miei”discepoli. La mia persona si trova anche nelle “mie”idee, nei“miei”sentimenti e nei “miei”averi...Un individuo è un nodo isolato; una persona è tutto il tessuto che sta intorno a quel nodo, fram- mento del tessuto totale che costi- tuisce il reale. È innegabile che il tes- suto, senza i nodi, si disferebbe;ma i nodi, senza il tessuto, non esistereb- bero neppure.Una difesa troppo ac- canita dei miei diritti individuali, ad esempio,può comportare ripercus- sioni negative su altri e forse anche sume stesso» (1). Se poi a questa distinzione ag- giungiamo anche la distinzione tra legalità,quale corrispondenza alla legge, e legittimità,quale corrispon- denza al diritto, apparirà ancora più chiara l’illegittimità di certe leggi. «Il mondo del diritto è saturo di leggi - ebbe a denunciare ad alta vo- ce Gustavo Zagrabelsky, vicepresi- dente della Corte costituzionale in un discorso a Montecitorio il 25 giu- gno 2003 -. La silenziosa sacralità del diritto è stata soppiantata dalla ver- bosa esteriorità della legge». Contro quella che potremmo chiamare «giuridificazione» del mondo bisogna riconoscere che e- sistono zone dell’esistenza in cui la norma giuridica non deve entrare, o deve farlo con mitezza. L’uso autori- tario del diritto può essere rischio- so: trasformare l’uomo da soggetto libero e pensante a oggetto impac- chettato. MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 95 portandosi dietro furbizie e trasgres- sioni, pedagogia imparata per so- pravvivere in qualchemodo. L’invasione dei «criminali» e gli italiani «immacolati» Ecco l’allarme: invadono l’Italia. Nelle loro tribù vivono ladri, truffa- tori, ubriachi,qualche assassino.Ap- postati ai semafori infastidiscono le automobili delle nostre città dove non esistono ladri, imbroglioni, as- sassini, pedofili omariuoli. Italiani immacolati, loro criminali. L’attuale deriva nazionalista e xe- nofoba, alimentata ad arte anche dalle scelte governative (con la leg- ge Bossi-Fini per quanto riguarda gli immigrati e la più recente disposi- zione Maroni sulle impronte digitali da prendere ai bambini rom), ferisce a sangue l’anima di quanti, come me, nati nel primo dopoguerra, ricor- dano la grandemigrazione italiana verso il Sud America o il Canada o l’Australia per elemosinare pane e lavoro e dignità e futuro. L’Italia è stato il paese che ha «invaso» con più immigrati il resto del mondo, senza che i cittadini italiani abbiano ricevuto per questo un trattamento disumano e vessatorio della loro di- gnità umana, come succede alle per- sone che approdano sulle nostre spiagge in cerca di futuro. Ferisce questo «dagli all’untore» che si scatena ogni volta che c’è una rapina, un assassinio, un fatto di san- gue. Salvo poi scoprire che si tratta di italiani ( vedi Erba ),di concittadini ( vedi Chiavenna ) o addirittura di fa- miliari ( vedi Novi Ligure ) e non sem- pre di immigrati. Ferisce veder trattare gli immigrati comemanodopera «usa e getta»,di- sposti ad accettarli solo per i lavori che nessuno di noi è più disposto a svolgere e solo per il periodo stretta- mente necessario. La ferita diventa mortale se al ri- cordo del nostro recente passato ag- giungiamo la nostra vocazione di cristiani che ci qualifica come «stra- nieri e pellegrini», sic et simpliciter , in questomondo. Doppia,mortale ferita nel cuore Una scena quotidiana: l’arrivo di un barcone carico di immigrati. Pagina accanto: un campo nomadi e - in primo piano - la mano di un bimbo rom.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=