Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2008

74 MC OTTOBRE-NOVEMBRE 2008 BOLIVIA N onc'èpaceper laBolivia,che,dopopiùdi 190colpi di stato dallasua indipendenza(1825),continuaadover fare i con- ti con la sua storia di dittaturemilitari ed economiche,ma an- che di speranzee lotte civili. Dopo la vittoria del sindacalista aymara (gli aymara sono la popolazione indigenadegli altipiani) EvoMoralesAymaalle presidenziali del 2005, le oligarchie latifondiste del paese hanno iniziato una riorganizzazione politica e poi anchemi- litare, per rovesciare il nuovo governo.Quell’indigeno - Mo- rales - cheprofessava « el cambio » attraversoun seppur timi- do socialismo, la nazionalizzazione delle risorse, la redistri- buzione delle terre,è unaminaccia ai privilegi delle famiglie bianche che, dai tempi della colonizzazione spagnola, si so- no impossessate delle ricchezze del paese - terra, gas, idro- carburi, legname - enehannoassoggettato lepopolazioni o- riginarie. Non solo. C’è il razzismo. La cosiddetta «Media Luna» boli- viana, le cinque regioni più ricche, situate nell’Oriente del paese, odiano gli «indios». Per loro sono sempre stati la for- za lavoro, la servitù in casa, i venditori del mercato,gli schia- vi dellepropriepiantagioni.Gli indios nonpossonoessereal potere. La guerra intestina fra governo cen- trale e prefetture ha creato una insta- bilità che rende ingestibile il paese e difficili le riforme strutturali di cui ab- bisogna: il 10 agosto viene chiamato dai partiti all’opposizioneunreferen- dumcosiddetto revocatorio,una con- sulta popolare che obbliga le istitu- zioni - dal presidente al vicepresiden- te, ad 8 prefetti delle 9 regioni - a rimettere ai voti il proprio mandato. EvoMoralesaccettadi sottoporsi al re- ferendum, spiazzando le destre: è si- curodi essere riconfermato.Leprefet- turedelle regioni secessioniste inizia- no una serie di proteste contro lo stessoreferendumda loroconvocato. È il caos. La campagna referendaria del presi- dente Morales si svolge fra scontri e manifestazioni. Pochi giorni prima delle votazioni Morales non può lasciare la se- dedel governodi LaPaz:ovunque lui decidadi andare,come per reazionechimicasi sviluppanoconflitti civili spessomor- tali. Il paese è paralizzato: i bloqueos - i blocchi stradali, tipi- ca forma di protesta di indigeni e contadini - bloccano ogni principale via di comunicazione. I maestri scolari e i contadi- ni, ma anche minatori, medici, docenti universitari, perfino gli operai, base elettorale del presidente sindacalista Mora- les: èun tutti contro tutti. Il referendumstapalesando ledue opposte concezioni di stato: quella plurinazionale e indige- nista del partito del Mas, il Movimento al socialismo al pote- re; quella federalista eneocolonialistadelledestre.E sotten- de la lotta feroce per la gestione delle ricchezze del paese (i- drocarburi e gas, in particolare). Il 10 agosto la vittoria del «primermandatario» (e del suo vi- ce, Alvaro Garcia Linera) è però schiacciante: il referendum revocatorio regala a Morales 10 punti di vantaggio rispetto alle presidenziali del 2005 (67, 5 % di «sì»). Ma disegna una situazione amacchiadi leopardo.Polarizzata.Sedaunapar- te il governo raggiunge picchi del 70%di consenso nelle re- gioni a lui amiche e nelle campagne, i prefetti delle quattro regioni agropecuarie (Beni, Pando, Santa Cruz e Tarija) in a- ria di secessione fanno il pieno di voti. E dichiarano con an- cora più violenza il proprio «orgoglio camba», ovvero la su- periorità della razza bianca rispetto a quella degli indigeni. La regione ago della bilancia, quella di Chuquisaca con Su- cre, decidedi affilliarsi allaMediaLuna.Il referendumchedo- vevaglorificare lapresidenzaMoralesdiventaunboomerang che cristallizza la frattura del Paese. Forte del voto, il presi- denteannunciadi volerprocedere immediatamentecon l’ap- provazione della contestata nuova Costituzione, che preve- deunostatoplurinazionalecompostodaunarcipelagodi 37 nazioni indigene. L'autonomia che invece esigono i prefetti di destra è ben diversa, e comprende soprattutto la devolu- zione del Idh - Impuesto directo a los hidrocarburos -, la tassa sugli idrocarburi che lo stato ha tolto alle prefetture per in- vertirlo in un fondo pensionistico per gli anziani. Dopounmomentodi stasi,il conflittosociales’infiammanuo- vamente. Riniziano scioperi ad ol- tranza. Viene annunciata la costitu- zionedi unsuppostoesercitoparalle- lo agli ordini dei prefetti «cambas»: è la « Union juvenil crucenista »,chepare essere istruita da paramilitari colom- biani. Scontri cittadini si susseguono per tutto agosto.Vengono prese e di- strutte le sedi delle istituzioni gover- nativenelle cittàdi SantaCruzediTa- rija. Nel Pando vengono bloccati gli aeroporti.Viene inviato l’esercito na- zionale,ma con l’ordinedi nonspara- re. Poi arriva l’11 settembre con il «masacredel Porvenir»:decinedi con- tadini vengonomassacrati,mentre si recanoaduna riunione,nella regione nordoccidentale del Pando. Il nuovo esercitoagli ordinidelleprefetturese- cessionisteèarmatofinoai denti,ten- de loro un’imboscata e li falcia a mitragliate. Si parla di 30 morti.Ma sono oltre 60 i dispersi, con donne e bambini.Una strage, insomma.Dietro la quale pare spuntare la partecipa- zione del latitante italianoMarcoMarino Diodato, neofasci- sta di origini abruzzesi,già noto in Bolivia,dove pare essersi legato al prefetto del Pando, Fernandez. Morales mantiene la calma, non reagisce con la forza, racco- glie l’appoggio incondizionato di tutti gli stati latinoameri- cani amici, primo fra tutti il Venezuela di Chávez, ma è co- strettoadespellere l’ambasciatorestatunitensePhilipGold- berg, giàambasciatore inKosovo(!),cheè il primosostenitore delle regioni secessioniste. I giorni successivi all’11 settem- bre i paesi della « Unione delle nazioni sudamericane » (Una- sur) si riuniscono inCile edesprimonounanimamente il loro appoggio al governo Morales. Uno schiaffo sonoro ed epo- cale alladiplomaziaUsa.Forsegli equilibri nel «cortile statu- nitense» stanno veramente cambiando. Francesca Caprini B OLIVIA , TRA « BALCANIZZAZIONE » E RESISTENZA Dalla elezione di Evo Morales, la Bolivia ha sperimentato una drammatica spaccatura interna, tra le regioni orientali, forti delle ricchezze del sottosuolo e dell’appoggio di qualche paese straniero, e il resto del paese. La divisione è stata evidenziata dal referendum del 10 agosto e dal massacro dell’11 settembre. I prefetti della Mezza Luna, gli Stati Uniti e Morales EvoMorales, presidente della Bolivia.

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