Missioni Consolata - Giugno 2008

cura dei contadini che migravano nella foresta amazzonica in cerca di sopravvivenza. Il nuovo parroco arrivava nel picco- lo paese senza avere un piede a terra: per anni è vissuto in un bugigattolo in affitto e celebrato la messa nell’a- rena destinata alle lotte dei polli.Ma le sfide più grandi erano date dal cli- ma di conflitto causato dalla presen- za della guerriglia e dal boomdella coltivazione della coca. Fin dai primi mesi padre Giacinto ha dovuto difendere la gente di que- sto territorio durante il primo attacco armato da parte dell’esercito nazio- nale, che considerava gli abitanti di questo paese tutti guerriglieri. Il suo intervento presso il comandante riu- scì a far liberare molti contadini, in- carcerati per la semplice colpa di vi- vere in questo territorio. Immediatamente padre Franzoi si preoccupò di liberare i suoi parroc- chiani da un’altra schiavitù: quella della coltivazione della coca e conse- guente narcotraffico. E lanciò la fa- mosa campagna «No alla coca, sì al cacao»,partendo da Milano, al tempo del cardinal Martini, e estendendola con notevole successo in tutta l’Italia. Con gli aiuti raccolti padre Giacinto poté attuare una serie di proposte al- ternative: coltivazioni di cacao e caucciù, allevamento del bestiame, piantagioni di frutta amazzonica, cooperative di vario genere, fabbrica di cioccolato Chocaguan e altri deri- vati dalla trasformazione del cacao... COLOMBIA M i trovavo nell’ufficio parroc- chiale, situato a ridosso della chiesa, quando sentii dei bambini gridare;mi diressi verso la chiesa per vedere che cosa stesse succedendo e mi trovai di fronte tre fratellini: un bambino di 5 anni e due bambine di 7 e 9 anni. Stavano facen- do un gioco che piace a tutti i bambi- ni: gridare per sentire l’eco della voce riflessa dalle pareti della chiesa. Mi avvicinai e, prendendo per ma- no il più piccino, li invitai a entrare in chiesa, li accompagnai vicino all’alta- re, di fronte al tabernacolo, alla pre- senza di Gesù nell’eucaristia. «Dove ci troviamo?» domandai lo- ro. «Nella chiesa» risposero in coro. «E chi c’è qui in chiesa?» continuai. «C’è Gesù!» esclamarono insieme. «E dov’è Gesù?» insistetti. «Lì» risposero senza esitazione, indicando il crocifis- so appeso al centro del presbiterio. Non volli «rovinare» la loro rispo- sta, che mi parve la più naturale, per una popolazione che soffre oppres- sioni e ingiustizie. Li invitai a pregare insieme a me. Fecero il segno della croce conmolta devozione e tutti in- sieme recitammo il Padre nostro. L’emozione è forte e, grazie a que- sti bambini,mi rendo conto come questo popolo ha dentro di sé sete di Dio e di spiritualità, anche se molte volte si lascia trasportare da una reli- giosità popolare ricca di superstizio- ne che lo rende cieco. 20 ANNI DI SFIDE L’episodio che ho voluto ricordare fa parte del programma pastorale del nostro vicariato di SanVicente per il 2008: celebriamo infatti l’«anno dell’eucaristia», ispirandoci al testo dei discepoli di Emmaus: «E lo rico- nosciamo allo spezzare del pane». Per celebrare tale evento con iniziati- ve concrete, ci siamo trovati con un gruppo di persone, che non oso chia- mare «consiglio parrocchiale»: la no- stra comunità non è ancora una par- rocchia ben definita, anche se ha compiuto 20 anni di vita. Giuridicamente, infatti, l’istituzione della parrocchia di Remolino e la no- mina del primo parroco portano le date rispettivamente dell’1e 2 gen- naio del 1988.Alla fine dello stesso anno padre Giacinto Franzoi si stabili- va definitivamente come fondatore e parroco della parrocchia di Sant’Isi- doro Lavoratore in Remolino del Ca- guán. Già da una decina di anni, salvo un breve periodo trascorso in I- talia impegnato nell’anima- zione missionaria, padre Giacinto si recava perio- dicamente in questa re- mota zona, che appar- teneva alla parrocchia di Cartagena del Chairá, per prendersi Padre Giacinto Franzoi, fondatore della parrocchia di Remolino (foto in alto).

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