Missioni Consolata - Maggio 2008

ISLAM E POLITICA 46 MC MAGGIO 2008 nese per dargli i mezzi di esercitare il suo diritto all’auto determinazione e creare il suo stato sovrano». Nelle sue risoluzioni, il summit di Dakar ha chiesto ai membri dell’Oci di fornire «finanziamenti comple- mentari» per il Fondo di solidarietà i- slamico per lo sviluppo (Fisd), lancia- to nel maggio 2007. Il Fisd, che punta a un capitale di 10 miliardi di dollari, è concepito per promuovere la solidarietà all’interno della Ummah (comunità) islamica, nella quale coabitano i ricchi stati produttori di petrolio, come quelli del Golfo Persico, e paesi tra i più po- veri del mondo. Secondo il segretario generale, i contributi totalizzano attualmente 2,6 miliardi di dollari e non ci sono stati nuovi impegni in favore del fondo. L’attesa del gruppo africano rispetto al debito estero dei paesi membri non è stata soddisfatta du- rante l’incontro di Dakar. DIALOGO INTERRELIGIOSO? La questione dell’islamofobia è stata pure largamente discussa nel corso dei lavori. Ekmeleddin Ihsano- «L’ incontro di Dakar, deve essere visto come momento a par- tire dal quale l’Organizzazione della Conferenza islamica (Oci) ha deciso di investire seriamente in Africa» dichiara Cheikh Tidiane Gadio, ministro senegalese degli Affari esteri, al ter- mine dell’incontro con una trentina di suoi omologhi per produrre la revisione della Carta fondamentale dell’organismo. Incontro che si è svolto a Dakar l’11 marzo, preparatorio al vertice politico dei capi di stato. «Non possiamo fare unicamente l’elemosina ai paesi poveri, ma dobbiamo mettere in piedi un meccanismo che permetta una ri- partizione più equa della ricchezza tra i paesi musulmani». E la nuova Carta dovrebbe andare in questo senso, come sostiene il segretario generale dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu: «L’Oci non è più quello del 1972 e il suo campo di azione si è esteso. Il mondo in cui viviamo non è più bipolare come all’epoca della guerra fredda». Le modifiche della Carta saranno in profondità, assicura il ministro Gadio, orientate a ridurre le differenze tra paesi musulmani poveri e quelli ricchi. «Lo spettro di un mondo musulmano a due ve- locità, con una parte che va avanti e l’altra che ristagna o va indietro rende vulnerabile l’intera Ummah (comunità islamica, ndr )» così si era espresso il presidente della repubblica senegalese Abdoulaye Wade nel maggio 2007, al termine di una riunione dei governatori della Banca islamica di sviluppo. S empre a Dakar, prima del summit, si era tenuta una conferenza che ha visto la partecipazione di oltre 60 Ong islamiche che hanno anche incontrato i dirigenti dell’Oci. «Una nuova pagina è stata voltata nel settore della cooperazione tra operatori umanitari, governi e organizzazioni internazionali» ha dichiarato Atta Manane Bakhit, vice segretario generale dell’Oci. La dichiarazione che ha con- cluso i lavori chiede ai governi del mondo islamico di sostenere le ri- spettive Ong. Si impegnano, inoltre a creare un centro che analizzi i bisogni in termini umanitari degli stati membri. Si pensi ad esempio che circa il 60% dei rifugiati di tutto il mondo si trovano in paesi mu- sulmani (fonti Oci). Atta ha anche detto che occorre collaborare di più con tutte le Ong della comunità umanitaria mondiale. I l Senegal, che è l’unico paese dell’Africa sub sahariana che ha ospi- tato due volte il summit (il primo nel 1991) si prepara all’evento da quattro anni. In particolare dal punto di vista infrastrutture, con centinaia di cantieri stradali e sei hotel di alto livello. Un investimento di 152 milioni di euro per le strade e 365 milioni per gli hotel. Fondi in parte privati e in parte pubblici, ma quasi tutti provenienti dagli stati del Golfo Persico (tra i quali il Fondo saudita di sviluppo, il Fondo kuweitiano e la Banca islamica di sviluppo). Un’iniezione finanziaria che contribuirà, a medio termine, alla cre- scita economica del paese, che dovrebbe raggiungere, se- condo la Banca mon- diale il 5,7%, ri- spetto al 5,1% del 2007. Marco Bello SVILUPPO O INVESTIMENTI? Membri della Mezzaluna rossa irachena distribuiscono viveri agli sfollati nella provincia di Babil.

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