Missioni Consolata - Maggio 2008

MISSIONI CONSOLATA MC MAGGIO 2008 21 mani residenti all’estero, ha una conoscenza superfi- ciale dei problemi e la politica da lui adottata è, a dir poco, vergognosamente inutile. Come se non esistesse. Anche noi abbiamo la stessa impressione... Rimangono gli Stati Uniti, ma la loro ostilità verso i militari non permette di aprire un dialogo con loro... Esattamente! Questo è il punto! Premesso che la situazio- ne in Myanmar cambierà solo dopo la morte dei quattro lea- ders militari, il problema principale che riscontriamo è che la comunità internazionale, e gli Usa in modo particolare, conti- nuando a criticare la giunta, la spingono sempre più verso le braccia della Cina.Quindi ecco due chiavi che potrebbero u- tilizzare per riportare il paese al dialogo: per prima cosa l’Oc- cidente deve cercare di influenzare la Cina, affinché induca i militari ad accettare i cambiamenti; seconda cosa, gli Usa de- vono smetterla di criticare violentemente il Myanmar e im- porre l’embargo; dovrebbero, invece, cambiare atteggiamen- to ed essere più aperti con il Myanmar. La chiesa cattolica in Myanmar ufficialmente si è pronunciata contro l’embargo: come mai? Sì, ufficialmente abbiamo detto di essere contrari all’embar- go; non solo per il Myanmar, ma per tutti i paesi. È vero che il boicottaggio colpisce i militari,ma colpisce ancora di più i bir- mani. I militari riusciranno sempre ad aggirare l’embargo e fa- re soldi. Sono i semplici cittadini a non poterlo fare. Cosa fate allora in concreto per alleviare le soffe- renze dei birmani? Essendo pochi e con poca influenza all’interno della nazio- ne, non pretendiamo di cambiare il paese. Nel nostro picco- lo, però, cerchiamo di educare la società al fine di renderla pronta per la svolta democratica.Questo nostro lavoro a lun- go termine, è capito appieno dai militari: per questo ci è vie- tato organizzare servizi sociali su larga scala in Myanmar. Continuiamo a parlare di Usa: ufficialmenteWashing- toncriticaviolentemente lagiunta,maaYangonhaco- struito un’ambasciata immensa e ultramoderna a po- chi metri dalla casa di San Suu Kyi. A che gioco stanno giocando? È unmonito verso lagiuntaaffinchénonfaccia alcunmale aDaw?Unmodo di dire «attenzione, noi sia- mo qui che vegliamo e pro- teggiamoAungSanSuuKyi»? Non so quali siano le reali in- tenzioni degli Stati Uniti.Ufficial- mente la nuova ambasciata è sta- ta costruita in quel luogo, in quel modo, per ragioni di sicurezza. Non ho mai pensato che il fatto di averla costruita a fianco della casa di Aung San Suu Kyi potes- se essere un monito alla giunta, ma in effetti sarebbe una mossa molto efficace e psicologicamen- te astuta. Dagli Stati Uniti ai due gi- ganti che schiacciano il Myanmar: Cina e India. Che influenza hanno questi due paesi sulla giunta birmana? Si parla quasi sempre solo dellaCina, ma anche l’India fa la sua parte... Oggi la giunta è sotto l’om- brello di protezione cinese. Il problema è che la Cina è una nazione in cui il governo è pri- vo di una morale religiosa, quindi per raggiungere i suoi fini, cioè annettere il Myanmar come sua provincia per avere uno sbocco sull’Oceano Indiano, è pronta a fare qualsiasi cosa. E l’India? L’India non ha grandi interessi in Myanmar. È però vero che è il principale fornitore di armi ai militari. Non sono molto d’accordo con lei sul ruolo marginale dell’India, ma passiamo a questioni interne: recente- mente e in particolare dopo le manifestazioni di set- tembre e ottobre, in alcune zone del Myanmar sono scoppiate alcune bombe artigianali che hanno causato anchedelle vittime. Si ha ideadi chi avrebbepotutoes- serne l’ideatore e l’esecutore? L’opposizione interna a- vrebbe la possibilità di organizzare questi attentati? Come ha evidenziato lei, sono tutti ordigni artigianali, di scarsa potenza e che chiunque, con un po’ di esperienza, po- trebbe fabbricare in casa. Può essere che le bombe siano sta- te messe da movimenti etnici, i quali avrebbero la capacità di organizzare simili attentati. Escluderei siano opera dell’Lnd. Ma c’è chi sospetta gli stessi militari, per avere la giustificazio- ne di avviare nuove repressioni. Aung SanSuuKyi: cheopinioneha lagentedellaLady? È un’icona. È vero che non ha mai avuto esperienza di am- ministrazione del potere, ma la gente ha piena fiducia in lei. Tale fiduciapotrebbe essereun’armaadoppio taglio. Cosa accadrebbe se la Signora non si dimostrasse al- l’altezza delle aspettative e non riuscisse amantene- re le promesse fatte al suo popolo? Lei che l’ha in- contrata più volte, che opinione si è fatto? Mi ha sorpreso. Piacevolmente sorpreso. Ammiravo la sua minuta conoscenza della situazione politica e sociale del pae- se che non avrei mai creduto di incontrare in una donna che era stata per così lungo tempo agli arresti domiciliari. Inoltre, Aung San Suu Kyi è una persona molto religiosa e mi ha assi- curato che, nel caso andasse al potere, garantirebbe comple- ta libertà di fede. A differenza di lei,Than Shwe, quando parla di sviluppo, intende uno sviluppo militare. Non l’ho mai sentito parlare di sviluppo sociale, eco- nomico, educativo.Daw, invece, parla principalmente di questo. E mi fa ben sperare. Quale è la parola di cui i militari hanno più paura? Dialogo. Appena sentono ta- le parola si allarmano, in parti- colare questa giunta guidata da Than Shwe. Un dialogo però è in corso con Aung San Suu Kyi. A livelli molto bassi. Il milita- re incaricato a parlare conAung San Suu Kyi non ha alcuna in- fluenza sui vertici. Serve come specchietto delle allodole. Comunità cattolica nella chiesa di San Patrizio a Bhamo. Gruppo di giovani in una scuola cattolica di Bhamo.

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